Alfa Romeo Alfasud: differenze tra le versioni

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==La storia==
Verso la fine degli [[anni 1960|anni sessanta]], l'allora Presidente dell'Alfa Romeo, [[Giuseppe Luraghi]], richiama al {{chiarire|Portello}} un importante tecnico perso qualche anno prima ([[Rudolf Hruschka]], e la sua squadra di 18 ingegneri della Simca-Chrysler) per affrontare una nuova sfida su un nuovo mercato: la [[trazione anteriore]] su una 2 volumi. {{cn|Sfida accantonata qualche anno prima a causa delle pressioni fatte dalla famiglia Agnelli a qualche politico accondiscendente, che bloccò all'interno dell'IRI chi appoggiava Luraghi, Busso e Satta Puliga negli studi relativi ad una trazione anteriore di piccole dimensioni (vedi la Tipo 103).}}
 
La vettura assunse anche un ruolo sociale. Lo [[Stato]] Italianoitaliano, proprietario della Casa del Biscione, decise di creare, per favorire l'occupazione delle regioni del [[Sud Italia]], un nuovo [[Stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano d'Arco|stabilimento a Pomigliano d'Arco]], in [[provincia di Napoli]], per assemblare il nuovo modello.
 
Nel [[1967]] iniziò, contemporaneamente, la progettazione dello stabilimento e del nuovo modello, entrambe sotto la responsabilità tecnica dall'ingegnere [[Rudolf Hruska]], uno dei più importanti tecnici della scena internazionale, già "braccio destro" di [[Ferdinand Porsche]] e consulente [[Fiat]], [[Simca]], [[Cisitalia]] e [[Abarth]]. La sagomatura della carrozzeria, invece, venne congiuntamente affidata alla neonata SIRP - poi [[Italdesign]] - di [[Giorgetto Giugiaro]] e ad Aldo Mantovani.
 
La gestione dell'operazione, capitanata da Hruschka, fu resa completamente autonoma attraverso la creazione, il 17 gennaio del 1968, dell' Industria Napoletana Costruzione Autoveicoli Alfa Romeo (INCA) - [[Alfasud S.p.A.]] (con sede a Pomigliano d'Arco) che operava, nel completamento dello stabilimento e nella progettazione del nuovo modello, in maniera formalmente indipendente dalla cosiddetta "Alfanord" di [[Arese]].
 
L'''Alfasud'' venne presentata in anteprima nel [[1971]] al [[salone dell'automobile di Torino]], le prime consegne iniziarono a giugno dell'anno successivo. Si trattava di una [[berlina]] a due volumi con coda [[fastback]] e quattro porte (la versione cinque porte con il portellone posteriore arrivò solo nel [[1982]]), caratterizzata da soluzioni meccaniche "evolute": [[trazione anteriore]], [[Motore boxer Alfa Romeo|motore 4 cilindri boxer]], [[freno a disco|freni a disco]] su tutte le ruote (quelli anteriori erano in inboard per ridurre le masse non sospese), retrotreno a ponte rigido con [[Ponte De Dion|parallelogramma di Watt]] e avantreno [[MacPherson (meccanica)|MacPherson]] modificato dai tecnici Alfa Romeo per rendere l'insieme più compatto e favorire la bassa altezza del cofano.
 
Discreto per l'epoca il [[Coefficiente di resistenza aerodinamica|Cx]] di 0,40, ma non eccezionale se paragonato allo 0,30 della concorrente [[Citroen GS]] del [[1970]] o allo 0,34 della [[Alfa Romeo Giulia|Giulia]] del [[1962]].