AVIA FL.3: differenze tra le versioni
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Utilizzato anche come [[aereo da collegamento]] da alcune [[aeronautica militare|forze aeree]] dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]] durante la [[seconda guerra mondiale]] venne realizzato in una piccola serie a causa dello scoppio della guerra e nuovamente prodotto alla fine del conflitto dalla Lombardi come '''Lombardi FL.3'''.
== Storia del progetto ==
La concezione dell'L.3 è direttamente conducibile al desiderio di [[Italo Balbo]], allora ministro dell'aviazione, di promuovere la cultura aeronautica di massa con conseguente sviluppo dell'aeronautica da turismo. In quest'ottica fa emanare nel gennaio [[1928]] un concorso ministeriale per la realizzazione di un velivolo leggero da utilizzarsi nei ruoli di [[aereo da turismo]], [[aereo da collegamento|da collegamento]] ed [[aereo da addestramento|addestratore basico]] per le scuole di volo civili, gli aeroclub e la [[Reale Unione Nazionale Aeronautica|Reale Unione Nazionale Aeronautica (RUNA)]], e della Regia. Al bando di concorso parteciparono la quasi totalità delle aziende di produzione aeronautica del territorio nazionale, tra cui l'Anonima Vercellese Industria Aeronautica (AVIA) con il suo FL.3 pur risultando nettamente in ritardo rispetto ad altri progetti. Alla fine furono addirittura dieci i progetti che vennero ritenuti all'altezza dei requisiti richiesti; oltre l'FL.3, il vincitore [[Fiat-Ansaldo A.S.1]], il [[Breda Ba.15]], il [[CAB C.4]], il [[CANT 26]], il [[Caproni Ca.100]], l' [[IMAM Ro.5]], il [[Macchi M.70]], il [[Magni Vittoria]] ed il [[Piaggio P.9]].
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Il [[prototipo]] venne portato in volo per la prima volta nel [[1937]] equipaggiato con un motore [[Walter Persy]] smontato dal [[Cecoslovacchia|cecoslovacco]] [[Zlin Z-XII]] di proprietà dello stesso Lombardi.
La [[Regia Aeronautica]] acquistò circa 250 esemplari destinati inizialmente alle proprie scuole di volo ma impiegandolo in realtà in un numero limitato in attività minori e lasciandone rimessati un gran numero.<ref name="GAVS"/>
Dopo l'[[armistizio di Cassibile]] il comando della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]] requisì 145 esemplari destinandoli in [[Austria]], a [[Vienna]], ed alle loro scuole di pilotaggio con ottimi risultati.<ref name="GAVS"/>
Unica modifica apportata (peraltro eseguita su tutti i modelli di velivoli italiani catturati) fu l'inversione del comando dell'acceleratore: per dare massima potenza la leva va spinta in avanti contrariamente all'uso italiano (e francese) dove per accelerare si tirava indietro la leva. Nel dopoguerra anche l'Italia si è adeguata a questo standard internazionale.
Dopo la caduta del [[Regno di Jugoslavia]], il nuovo [[stato fantoccio]] voluto dall'[[Germania nazista|alleato tedesco]] chiamato [[Stato Indipendente di Croazia]] ordinò 20 esemplari per dotare le scuole di volo della propria forza aerea, la [[Zrakoplovstvo Nezavisne Države Hrvatske|Zrakoplovstvo NDH]]. Con la caduta del governo alla fine del [[seconda guerra mondiale|conflitto]] gli esemplari rimanenti vennero utilizzati nell'aviazione civile.
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== Bibliografia ==
*{{
*{{cita libro|cognome=Brotzu|nome=Emilio|coautori=Gherardo Cosolo (a cura di)|anno=1977|mese=settembre|titolo=Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale Vol.11, Scuola-Collegamento Vol.2|editore=Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri|città=Roma|id=|pagine=pp. 5-18}}
▲*{{en}} ''The Illustrated Encyclopedia of Aircraft (Part Work 1982-1985)'', 1985, Orbis Publishing, Pag. 2380.
== Collegamenti esterni ==
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