Gutta cavat lapidem: differenze tra le versioni

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La sentenza era un proverbio diffuso e citato da autori di età classica, è documentato infatti in poesia da [[Tito Lucrezio Caro|Lucrezio]] (''[[De rerum natura]]'', I 314 e IV 1281), da [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] (''Epistulae ex Ponto'', IV, 10 e ''Ars amandi'' I, 476) e [[Albio Tibullo]] (''Elegiae'' I, 4, 18).
 
{{quoteCitazione|La goccia scava la pietra, l’anello si consuma con l’uso|[[Ovidio]], Epistulae ex Ponto, libro IV, 10, 5.|Gutta cavat lapidem, consumitur anulus usu|lingua=la}}
 
In tutti questi autori esso, essendo un perfetto ''[[hemiepes]]'', si presta sia come primo emistichio di [[esametro]] che come membro di [[pentametro]] [[dattilo (metrica)|dattilico]].
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La si ritrova citata e ulteriormente glossata nella commedia ''[[Candelaio|Il candelaio]]'' di [[Giordano Bruno]], nella scena sesta dell'atto terzo:
 
{{QuoteCitazione|La goccia scava la pietra, non due volte, ma cadendo continuamente,<br />Così l'uomo diventa saggio leggendo non due volte, ma spesso|Giordano Bruno
|''Gutta cavat lapidem, non bis sed saepe cadendo,''<br />''Sic homo fit sapiens bis non, sed saepe legendo''
|lingua=la