Duilio Mengozzi: differenze tra le versioni

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In ambito culturale fu inoltre attivamente impegnato per lo sviluppo degli studi sul pittore [[Raffaellino del Colle]], collaborando alle celebrazioni per il quinto centenario della nascita nel 1986 e pubblicando una monografia nel 1998.
 
Insignito del titolo di monsignore, morì a Sansepolcro il 17 marzo 2005. Il corpo è stato tumulato nel cimitero del Trebbio dove, il 6 novembre 2005, è stato inaugurato un busto in bronzo, finanziato con una sottoscrizione popolare, alla memoria di questo «indimenticabile protagonista della storia civile e religiosa della città».<ref>"Sansepolcro, ricordo di don Duilio Mengozzi", su ''[http://archivio.arezzonotizie.it/index.php?option=com_content&task=view&id=33238&Itemid=2 ArezzoSansepolcro, ricordo Notiziedi don Duilio Mengozzi]'', delArezzoNotizie'', 17 marzo 2006.</ref>. La ricca biblioteca personale di monsignor Mengozzi è stata donata alla Biblioteca Vescovile di Sansepolcro e messa a disposizione degli studiosi.
 
==Nel periodo della Resistenza==
Durante il periodo della [[Resistenza italiana|Resistenza]] svolse una notevole attività a favore degli sfollati, rimanendo, assieme al vescovo Pompeo Ghezzi, vicino alla popolazione sia nelle drammatiche ore seguite all'8 settembre 1943 sia in quelle dell'estate 1944 quando il territorio di Sansepolcro si trovò sul fronte bellico e, in piena crisi istituzionale, i due sacerdoti s'impegnarono nell'organizzazione di servizi d'assistenza essenziali per i civili.<ref>Mirco Giubilei, "''Una memoria completa e condivisa sulla Resistenza"'', su ''Il difensore civico'', n. 16, del 29 aprile 2006, p. 5.</ref>. Don Mengozzi ospitò nella canonica del Trebbio alcuni ebrei ricercati a motivo delle leggi razziali e si adoperò per assistere malati e feriti nell'[[ospedale di Sansepolcro]] (di cui era cappellano e dove venivano nascosti soldati inglesi, prigionieri slavi ed ebrei in fuga, tra cui anche il filologo [[Attilio Momigliano]] e sua moglie<ref>[[Franco Polcri]], "Poesia e guerra: ricordo di Attilio Momigliano a Sansepolcro nel 1944", in ''Pagine altotiberine'', 4, 1998, pp. 113-118. Lo stesso Momigliano, poi nascosto nella canonica di don Mengozzi per raggiungere le linee inglesi (Luigi Andreini di Arezzo, "Schindler cattolici", lettera pubblicata su ''[[Avvenire]]'' del 19 febbraio 1998, p. 26), descriverà quei sei mesi da finto ammalato di tifo nella premessa al suo commento alla ''Gerusalemme liberata'' del [[Torquato Tasso|Tasso]] (La Nuova Italia, 1946), quasi per collegare idealmente Sansepolcro con il Santo Sepolcro.</ref>) e per la tumulazione delle salme. Fu assessore all'igiene nella giunta municipale nominata alla partenza degli inglesi dalla città. Nel 1992 ha scritto il volume ''Dalla prima all'ultima guerra mondiale, 1918-1945'', dedicato al sorgere delle dittature in Italia, Germania e URSS e al secondo conflitto mondiale, con un riferimento specifico alla situazione di Sansepolcro nel 1944. Così, nel settimanale regionale ''Toscana oggi'' del 26 gennaio 2007, venne ricordato uno dei vari episodi che videro don Mengozzi impegnato a favore degi ebrei perseguitati:
 
{{Quote|Alvaro Lucernesi era uno studente diciassettenne che viveva con la famiglia nella casa assegnata al padre Pietro, responsabile tecnico di una distilleria a quel tempo posta di fronte al collegio «Regina Elena». La distilleria si chiamava Uva (Utilizzazione Vinacce Alcoliche). Proprietà della famiglia Marzani di [[Arezzo]], nel 1939 la ditta fu ceduta agli [[Stock (azienda)|Stock]] di Trieste, imprenditori ebrei già famosi per la loro produzione di [[brandy]]. Durante la guerra, perciò, gli Stock approfittarono anche della loro filiale di Sansepolcro per nascondervi i propri congiunti. È in questo modo che in casa Lucernesi arriva la famiglia di Emma Stock. Tuttavia la signora, già settantacinquenne, viene sistemata presso la parrocchia del Trebbio in casa di don Duilio Mengozzi e spacciata per sua madre (don Duilio aveva perso la mamma all’età di due anni). Si tratta di una donna con un discreto spessore culturale, che conosce alcune lingue e, soprattutto, è in grado di capire il tedesco. I militari che hanno insediato al Trebbio il proprio comando non se ne avvedono, neanche quando reca una bottiglia di vino ad un soldato ubriaco venuto a cercarlo in canonica.<ref>{{Cita news|autore = Andrea Bertocci|url = http://www.toscanaoggi.it/notizia_3.php?IDNotizia=7702&IDCategoria=187|titolo = I sacerdoti "eroi" che misero in salvo gli ebrei|pubblicazione = Toscana Oggi|giorno = 26|mese = 1|anno = 2007|accesso = 4 settembre 2010}}</ref>}}.
 
==Onorificenze==
A motivo delle benemerenze acquisite in ambito pastorale e scolastico e dell'impegno profuso per difendere i perseguitati per motivi politici o razziali nel 1944, monsignor Mengozzi fu insignito dell'onorificenza di [[Cappellano di Sua Santità]] il 20 ottobre del 1995 da parte di papa [[Giovanni Paolo II]].<ref>''[[Acta Apostolicae Sedis]]'', 88 (2 gennaio 1996), p. 367. Consultabile negli [http://www.vatican.va/archive/aas/documents/AAS%2088%20%5B1996%5D%20-%20ocr.pdf Atti ufficiali della Santa Sede].</ref>.
 
==Scritti==