Veritatis splendor: differenze tra le versioni

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===Risposta al relativismo morale===
La ''Veritatis Splendor'' inizia affermando che ci sono ancora verità assolute accessibili ad ogni persona. Contraria alla [[filosofia]] del [[relativismo]] morale, l'enciclica afferma che la legge morale è universale, per tutte le persone delle differenti culture, essendo radicata nella stessa condizione umana. Giovanni Paolo II insegna che, indipendentemente da come e quanto una persona sia separata da Dio,
{{quoteCitazione|nella profondità del suo cuore permane sempre la nostalgia della verità assoluta e la sete di giungere alla pienezza della sua conoscenza.|VS 1}}
Continua scrivendo che
{{quoteCitazione|la risposta alle domande fondamentali è possibile solo grazie allo splendore della verità che rifulge nell'intimo dello spirito umano.|VS 2}}
 
===Autorità della Chiesa cattolica nell'insegnamento morale===
Il Papa insegna che
{{quoteCitazione|solo Dio può rispondere alla domanda sul bene, perché Egli è il Bene. Interrogarsi sul bene, in effetti, significa rivolgersi in ultima analisi verso Dio, pienezza della bontà.|VS 9}}
Contro la convinzione che l'insegnamento ecclesiale abbia un ruolo principalmente esortativo, Giovanni Paolo II riafferma la dottrina tradizionale, secondo cui il magistero della Chiesa cattolica ha l'autorità di esprimere pronunciamenti definitivi sulla questioni morali. Ancora, il Papa insegna che la Chiesa è un particolare aiuto dato da [[Gesù|Cristo]] per aiutare a trovare risposta alla domanda di ognuno su cosa è giusto e cosa è sbagliato.
 
===Libertà umana e legge divina===
L'enciclica afferma che non c'è un reale conflitto tra la libertà umana e la legge di Dio. Il vero fine della libertà umana è crescere da persone mature per diventare così come ognuno è stato creato da Dio. Inoltre la legge divina di Dio che disciplina il comportamento umano
{{quoteCitazione|non attenua né tanto meno elimina la libertà dell'uomo, al contrario la garantisce e la promuove.|VS 35}}
 
Secondo il Papa, oggi
{{quoteCitazione|il senso più acuto della dignità della persona umana e della sua unicità, come anche del rispetto dovuto al cammino della coscienza, costituisce certamente un'acquisizione positiva della cultura moderna.|VS 31}}
Comunque, egli avverte, la libertà umana pur essendo buona in sé stessa non è un assoluto. La mera decisione per sé stessi di ciò che uno possa fare non è assolutamente un vero sostituto per determinare se qualcosa sia di fatto buono o cattivo. Dato che è Dio il vero autore del bene, è di importanza critica, prima di fare una propria scelta in modo assoluto, il conoscere come la legge divina, espressa dal magistero autorevole della Chiesa, consideri una certa questione.
 
===Legge naturale===
Il Papa accoglie e sostiene il ruolo della ragione umana per scoprire ad applicare la legge naturale (cioè quegli aspetti della legge morale che possono essere conosciuti senza la [[rivelazione]] divina). Ciononostante, afferma l'enciclica, essendo Dio il vero autore della legge morale, la [[ragione]] umana non può prendere il posto di quegli elementi della legge morale che sono di origine divina:
{{quoteCitazione|la giusta autonomia della ragione pratica significa che l'uomo possiede in sé stesso la propria legge, ricevuta dal Creatore. Tuttavia, l'autonomia della ragione non può significare la creazione, da parte della stessa ragione, dei valori e delle norme morali... una tale pretesa autonomia contraddirebbe l'insegnamento della Chiesa sulla verità dell'uomo. Sarebbe la morte della vera libertà.|VS 40}}
In particolare, Giovanni Paolo II nega quelle idee di moralità che trattano il corpo umano come un "dato bruto" (VS 48), separando l'uomo e l'uso che egli fa del proprio corpo dal suo più profondo significato, derivante dall'interezza della persona umana.
 
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Giovanni Paolo II si oppone fermamente a questa visione, affermando che essa è contraria alla [[Bibbia|Sacra Scrittura]] così come al tradizionale insegnamento cattolico relativo al [[peccato]] e alla salvezza. Egli si oppone anche per motivi filosofici, scrivendo:
{{quoteCitazione|Separare l'opzione fondamentale dai comportamenti concreti significa contraddire l'integrità sostanziale o l'unità personale dell'agente morale nel suo corpo e nella sua anima|VS 67}}
 
Il pontefice dà risalto al fatto che la visione dell'opzione fondamentale insidia la tradizionale comprensione cattolica riguardo al peccato mortale, al peccato veniale, la loro distinzione e i loro effetti:
{{quoteCitazione|Si ha, infatti, peccato mortale anche quando l'uomo, sapendo e volendo, per qualsiasi ragione sceglie qualcosa di gravemente disordinato. In effetti, in una tale scelta è già contenuto un disprezzo del precetto divino, un rifiuto dell'amore di Dio verso l'umanità e tutta la creazione: l'uomo allontana sé stesso da Dio e perde la carità. L'orientamento fondamentale, quindi, può essere radicalmente modificato da atti particolari|VS 70, che cita [[Reconciliatio et paenitentia]] 17}}
 
===Gli atti intrinsecamente cattivi===