Castrato (musica): differenze tra le versioni
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Il duca di [[Ferrara]] [[Alfonso II d'Este]] fu uno dei primi estimatori entusiasti di questi cantanti. [[Heinrich Schütz]], [[maestro di cappella]] di corte a [[Monaco di Baviera|Monaco]] nel [[1574]], {{citazione necessaria|disponeva di castrati nel coro}}. Nel [[1589]], con la [[bolla pontificia|bolla]] ''Cum pro nostri temporali munere'', [[papa Sisto V]] riorganizzò il coro di S. Pietro allo scopo di ammettere castrati nelle sue fila, e nel [[1599]] Pietro Paolo Folignato e [[Girolamo Rosini]] vennero ammessi nel [[Cappella Musicale Pontificia Sistina|Collegio dei Cantori Pontifici]], la [[cappella]] privata del papa; sembra tuttavia che uno dei primi cantori evirati ammessi nel coro pontificio fosse lo spagnolo [[Francisco Soto de Langa]] nel [[1562]].<br />
[[Pietro Della Valle]] elogiava i castrati, già numerosi nella prima metà del Seicento:
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L'impiego dei cantori evirati fu per molto tempo preferito a quello delle voci puerili, il cui utilizzo era limitato necessariamente a pochi anni.<br />
Una situazione particolare era quella delle chiese, dove le donne non erano ammesse nelle cantorie; il cantore infatti officiava la liturgia e come tale doveva essere esclusivamente di sesso maschile (e nei secoli passati, anche castrato). Nella Chiesa Cattolica solo i preti, uomini, dicono messa; questa norma fu chiaramente ribadita anche nel famoso ''motu proprio'' di Pio X, ''Tra le sollecitudini'', del 1903, in particolare al §13 [http://www.vatican.va/holy_father/pius_x/motu_proprio/documents/hf_p-x_motu-proprio_19031122_sollecitudini_it.html].
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