Gustav Weil: differenze tra le versioni

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Di cultura [[Ebraismo|ebraica]], Weil era destinato al [[rabbino|rabbinato]], e studiò quindi [[Lingua ebraica|ebraico]], oltre al [[Lingua tedesca|tedesco]] e al [[Lingua francese|francese]]. Ricevette anche un'istruzione in [[Lingua latina|latino]] da un ministro di culto della sua stessa città. All'età di 12 anni si recò a [[Metz]], dove suo nonno era [[Rabbino]], per studiare il [[Talmud]]. Nei confronti di quest'ultimo studio espresse tuttavia assai poco interesse, tanto che abbandonò il suo intento originale di entrare nella carriera [[Teologia|di Teologia]].
 
Nel 1828 entrò invece nell'[[Università di Heidelberg]], dedicandosi allo studio della [[filologia]] e della [[storia]]; allo stesso tempo studiò [[Lingua araba|arabo]] sotto la guida di [[Friedrich Wilhelm Carl Umbreit]]. Sebbene fosse senza mezzi economici, nondimeno andò a studiare sotto la guida di [[Antoine-Isaac Silvestre de Sacy]] a [[Parigi]] nel 1830, seguendo poi la spedizione militare [[Francia|francese]] ad [[Algeri]], in veste di corrispondente da quella città [[Maghreb|maghrebina]] per l'[[Amburgo|amburghese]] "''[[Allgemeine Zeitung (Germania)|Allgemeine Zeitung]]''". Lasciò questo incarico nel gennaio del 1831 per dirigersi al [[Il Cairo|Cairo]], dove fu nominato insegnante di francese presso la Scuola Medica Egiziana di Abū Zabel. Sfruttò quest'occasione per studiare arabo coi filologi Muhammad Ayyad al-Tantawi e Aḥmad al-Tunsi. In questa città studiò anche [[Lingua persiana|neo-persiano]] e [[Lingua turca|turco]] (il cosiddetto "tripode islamico") e, salvo per una breve parentesi che lo portò in visita in [[Europa]], egli rimase in [[Egitto]] fino al marzo del 1835.
 
Weil tornò nel [[Europa|vecchio Continente]] passando per [[Costantinopoli]], in cui rimase per qualche tempo, seguendo corsi di lingua turca. In Germania chiese l'autorizzazione a tenere corsi in veste di [[libero docente]] ( ''Privatdozent'' ) nell'Università di Heidelberg, ottenendola però con grande difficoltà. Weil aveva infatti attaccato [[Joseph von Hammer-Purgstall]] per la sua traduzione del lavoro di [[Zamakhshari]] intitolato "''Collane d'oro''" ([[Stoccarda]], 1836), e la Facoltà di [[Heidelberg]], non essendo in grado di giudicare in materia, esitò a nominarlo a causa della grande reputazione di cui godeva Hammer-Purgstall. La raccomandazione di De Sacy gli aprì infine la via all'autorizzazione, che tuttavia rimase non sfruttata. Weil si guadagnò infatti la vita come aiuto-bibliotecario e fu nominato Bibliotecario nel 1838: posizione che mantenne fino al 1861, anno in cui divenne professore.
 
==Lavori accademici==
A Stuttgart Weil pubblicò nel 1837 "''Die Poetische Literatur der Araber''", e più tardi una traduzione delle ''"[[Le mille e una notte|Mille e una notte]]"'', la prima traduzione completa in tedesco del capolavoro favolistico [[arabi|arabo]]-[[islam]]ico (4 voll., 1837–41; 2ª ed. 1866; 4ª ed. 1871-72), che fu tuttavia abbreviata nel corso dell'''iter'' di pubblicazione. L'intento di Weil era quello di fornire una versione filologicamente esatta, ma l'editore di Stoccarda autorizzò [[August Lewald]] a operare cambiamenti e amputazioni in vari passaggi di non trascurabile importanza, rendendola così più fruibile dal grande pubblico, in buona parte tutt'altro che in grado di apprezzare a dovere le sue complessità stilistiche e contenutistiche. <br/>
Tale aberrante intervento, per nulla rispettoso dell'opera,causò a Weil non poca frustrazione.
 
Il secondo grande lavoro di Weil fu "''Mohammed, der Prophet''" (Stuttgart, 1843), sulla vita di [[Maometto]], per la compilazione del quale egli ebbe il grande merito di essere stato il primo ad attingere direttamente alle fonti più antiche presenti in Europa. Non era tuttavia nella sua indole, tuttavia, tentare di ricostruire il quadro [[psicologia|psicologico]] del [[Maometto|Profeta]] (cosa invece fatta più tardi da [[Aloys Sprenger]] e [[William Muir|Muir]]). [[Washington Irving]], nella sua "''Life of Mohammed''" usò il lavoro di Weil come fonte d'informazione e riconobbe correttamente questo suo debito contratto con lo studioso tedesco.
 
Mentre proseguiva i suoi studi e le sue ricerche, Weil pubblicò la sua "''Historisch-Kritische Einleitung in den [[Koran]]''" ([[Bielefeld]] e [[Leipsic|Lipsia]], 1844 e 1878), come supplemento alla traduzione del [[Corano]] curata da Ullman, e la traduzione della più antica fonte originale della biografia di Maometto, "''Leben Mohammed's nach Muhammed ibn Isḥaḳ, Bearbeitet von Abd el-Malik ibn Hischâm''" (Stuttgart, 2 voll., 1864). Tre ulteriori saggi devono essere ricordati: uno sulla pretesa [[epilessia]] di Maometto su cui ha a lungo discettato l'[[Orientalismo|orientalistica]] più [[Antislamismo|anti-islamica]] (su ''Journal Asiatique'', luglio 1842); il secondo, intitolato "''Supposed Lie of Mohammed''" (ibidem, maggio 1849); e l'ultimo sulla questione del preteso analfabetismo di Maometto (su: "''Proceedings of the Congress of Orientalists at Florence''", i. 357). A essi devono essere aggiunte le "''Biblische Legenden der Mohammedaner''" ([[Frankfort]], 1845), in cui Weil prova l'influenza delle leggende rabbiniche sulla religione dell'[[Islam]].
 
Il più completo lavoro di Weil fu forse rappresentato dalla "''Geschichte der Chalifen''" (5 voll., Heidelberg e Stuttgart, 1846–51), che è virtualmente un'elaborazione dei lavori originali degli storici [[musulmani]], che egli aveva in gran parte studiato sui [[manoscritti]] originali. In tale Storia egli si occupò anche dei [[califfati]] di [[al-Andalus]] e di quello [[Fatimidi|fatimide]] (correttamente definibile "Imamato"). A esso seguì la "''Geschichte der Islamischen Völker von Mohammed bis zur Zeit des Sultans Selim''" (Stuttgart, 1866), un'introduzione alla storia [[medioevo|cosiddetta medievale]]<ref>Le categorie occidentali sulla periodizzazione storica male si possono applicare alla diversa realtà [[islam]]ica.</ref> dell'Oriente musulmano.