InIn una indagine sulla professione medica del suo tempo, egli suddivise i medici in [[Galeno|galenisti]], "Chemiatri" e [[Paracelso|paracelsiani]]. Il secondo gruppo lo suddivise in conservatori ma interessati alla chimica come sorgente di nuovi farmaci: fra questi incluse [[Philip Ulstadius]] come figura rappresentativa che si rifaceva ad [[Avicenna]]. Gli altri, [[ermetismo (filosofia)|ermetici]], oppositori dei paracelsiani ma cattivi chimici.<ref>Allen G. Debus, ''The Chemical Philosophy'' (1977), pp. 170–1.</ref>
Nel ''The Rosicrucian Enlightenment'' [[Frances Yates]] scrisse:
<blockquote>AndreasAndreas Libavius fu uno di quei ''chimici'' che venne influenzato dai nuovi insegnamenti di [[Paracelso]], nel senso che accettava l'uso dei nuovi rimedi chimici in medicina propugnato da Paracelso, pur nel rispetto della tradizione [[Aristotele|aristotelica]] e [[Galeno|galeniana]] e rigettando il misticismo di Paracelso. Aristotele e Galen appaiono sul frontespizio dell'opera più rappresentativa di Libavius, ''Alchymia'', pubbblicata a Francoforte sul Meno nel 1596. Libavius criticò i [[Rosa Croce|rosacrociani]] ''Fama'' e ''Confessio'' in diverse delle sue opere. Basandosi sui testi dei due manifesti, Libavius sollevò serie obbiezioni su di esse dal punto di vista scientifico, politico e religioso. Libavius fu fortemente contrario alle teorie di armonia macro-microcosmica, a ''Magia e Cabala'', [[Hermes Trismegistus]] (dei cui scritti fece molte citazioni), [[Agrippa von Nettesheim|Agrippa]] e [[Trithemius]] — in breve fu contro la tradizione rinscimentale.</blockquote>
[[File:ALCHEMIA. ANDREAE LIBAVII.gif|thumb|Frontespizio di Alchemia]]