Kenelm Digby: differenze tra le versioni

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Appartenente alla piccola nobiltà dello Buckinghamshire era figlio di sir [[Everard Digby]] giustiziato nel 1606 per la sua partecipazione alla [[Congiura delle polveri]]. Allevato al cattolicesimo nel 1618 frequentò senza laurearsi l'università di Oxford dove ebbe come maestro il matematico, astronomo ed occultista Thomas Allen (1542–1632) che stimò tanto il giovane allievo da chiamarlo il Pico della Mirandola del suo tempo e che ne divenne amico lasciandogli in eredità alla sua morte la sua biblioteca <ref>Vittorio Gabrieli, ''Sir Kenelm Digby: un inglese italianato nell'età della controriforma'', Ed. di Storia e Letteratura, 1957 p.18</ref>
Tra il 1620 e il 1623 si recò in Europa e soggiornò in Italia dove frequentò la corte dei Medici e dove nel 1621 fu colpito dal vaiolo. <ref>V.Gabrieli, ''op.cit'', p.26 e sgg.</ref>
 
Nel 1623 Digby si recarecò a Madrid dove seppe guadagnarsi il favore del principe di Galles, il futuro Carlo I d'Inghilterra che si trovava colà per negoziare le sue nozze con l'infanta. Tornato in Inghilterra nell'ottobre dello stesso anno fu insignito del titolo di baronetto da Giacomo I per ricompensarlo del suo servizio al figlio.
 
Verso il 1625 sposò con un matrimonio tenuto segreto per qualche anno Venetia Stanley da tempo amata, una figura resa ancora più enigmatica e dai contorni confusi che egli idealizzandola ne fece nelle sue memorie. <ref>«I trascorsi giovanili della Stanley comunque che sir Kenelm cavallerescamente giustifica e condona sia nelle Memorie che nelle nuove lettere, sembra fossero pienamente riscattati dalle virtù coniugali di Lady Digby» (In V.Gabrieli, ''op,cit.'', p.103</ref>
 
Nel 1628 Gigby offrì il suo servizio come corsaro gentiluomo all'Inghilterra in guerra con la Spagna e la Francia. Con una flottiglia composta dall'Eagle e da George and Elisabeth Digby perlustrò il Mediterraneo rimanendo poi alla fonda ad Algeri per un'epidemia che aveva colpito il suo equipaggio. Intanto «la voce della mia presenza negli Stretti si sparse per tutti quei mari e io persi la migliore stagione» non potendo più contare sulla sorpresa.<ref>V. gabrieli, ''op.cit.'', p.46</ref>