Heidegger e il nazionalsocialismo: differenze tra le versioni

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Altri ancora, come [[Jürgen Habermas]], hanno preso una posizione per certi versi neutrale e maggiormente filosofica;<ref name="habermas">[[Jürgen Habermas]], ''Der Philosophische Diskurs der Moderne. Zwölf Vorlesungen'', Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1985. Tr. it.: ''Il discorso filosofico della modernità. Dodici lezioni'', Roma-Bari, Editori Laterza, 2ª ed. 2003, p. 159. ISBN 88-420-5239-6; ISBN 978-88-420-5239-5.</ref> Si è anche rilevato che nei riferimenti di Heidegger alla sua situazione storica, che a suo dire vedeva l'[[Europa]] stretta «nella grande tenaglia tra [[Urss|Russia]] e [[Usa|America]]», fra il totalitarismo [[sovietico]] da un lato e il regime [[monopolio|monopolista]] dall'altro, ma accomunati entrambi dal fatto di esprimere «lo stesso triste correre della tecnica scatenata», egli avrebbe espresso l'esigenza insopprimibile di una svolta radicale delle condizioni e delle situazioni storico-linguistiche in cui l'essere umano si trova "gettato" suo malgrado.<ref>Heidegger, ''Einführung in die Metaphysik'', Niemeyer, Tübingen 1953; trad. di G. Masi, in ''Introduzione alla metafisica'', Milano, Mursia, 1968, pag. 48.</ref> Secondo [[Derrida]] il cosiddetto «silenzio di Heidegger sul nazismo» sarebbe scaturito invece dalla consapevolezza, da parte del filosofo, della propria inadeguatezza nel misurarsi criticamente con lo spirito di questa ideologia.<ref>Cfr. Derrida, ''Il silenzio di Heidegger'', in ''Risposta a colloquio con Martin Heidegger'', ''op. cit.'', pag. 183.</ref> Recentemente, l'intervista di Heidegger allo ''Spiegel'' è stata analizzata dal punto di vista filosofico e psicoanalitico, sulla base dei principi della decostruzione: in particolare, l'intervista è caratterizzata da una serie di lapsus che tradirebbero la "cattiva coscienza" del filosofo di fronte alla "questione ebraica".<ref>F. Dal Bo, ''La lingua malata. Linguaggio e violenza nella filosofia contemporanea'', Bologna, Clueb, 2008. ISBN 978-88-491-2841-3</ref>
 
Un incontro avvenuto nel luglio del [[1967]] tra Heidegger e il poeta ebraico [[Paul Celan]] metterebbe invece in luce, secondo una più recente interpretazione proposta dallo studioso Cesare Catà, come da un lato l'adesione di Heidegger al regime nazionalsocialista fosse connotata da forti contrasti ideologici con esponenti ufficiali della cultura hitleriana, e ad esempio assai distante da ogni accento [[antisemitismo|antisemita]]; quegli stessi esponenti d'altronde, come [[Ernst Krieck]] o [[Alfred Baeumler]], accusarono il filosofo di non esprimere alcuno dei fondamenti della visione nazionalsocialista. D'altro canto, secondo la medesima interpretazione il pensiero heideggeriano troverebbe diversi parallelismi con gli aspetti meno politici e più [[esoterismo|esoterici]] del nazionalsocialismo, di cui erano espressione personaggi marginali del regime, quali [[Richard Walter Darré]], [[Karl Haushofer]] e [[Otto Rahn]].<ref>Cfr. Cesare Catà, ''La passeggiata impossibile. Martin Heidegger e Paul Celan tra il niente e la poesia'', prefazione di Diego Poli, Roma, Aracne editrice, 2012.</ref>
 
Per avere in ogni caso un'idea precisa della ricezione sulla stampa italiana dell'intera vicenda, si consiglia di consultare i documenti pubblicati on line al seguente link: http://www.eudia.org/libro-bianco