Boulé dei Quattrocento: differenze tra le versioni

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{{NN|antica Grecia|Settembre 2013}}
La '''Boulé dei Quattrocento''' fu l'organismo che governò [[antica Atene|Atene]] dopo il colpo di stato [[oligarchia|oligarchico]] del [[411 a.C.]]; a distanza di quattro mesi dal loro insediamento, dopo aver tentato di consegnare la città agli [[Sparta]]ni, i Quattrocento furono abbattuti da [[Teramene]], che instaurò l'[[Assemblea dei Cinquemila]].
 
==L'antefattoAntefatti==
{{vedi anche|Alcibiade|Teramene|Spedizione ateniese in Sicilia}}
Una delle cause scatenanti del colpo di stato che portò all'instaurazione della Boulé dei Quattrocento fu il tentativo di reazione oligarchica alla rivoluzione democratica che c'era stata a Samo nell'estate del [[412 a.C.]]). Gli oligarchi avevano infatti fatto assassinare il loro avversario [[Iperbolo]] ma i nuovi strateghi che erano stati eletti quell'anno, [[Trasibulo]] e [[Trasillo]], appoggiati dagli equipaggi della flotta di stanza nell'isola, quasi tutti appartenenti alla fazione democratica, avevano immediatamente soffocato la reazione degli oligarchi, che quindi, quidati da [[Antifonte di Ramnunte|Antifonte]], [[Frinico (oligarca)|Frinico]] e [[Pisandro di Atene|Pisandro]], iniziarono ad organizzarsi per un piano più strutturato per impadronirsi del potere sia in città che nell'isola.<ref name=M435>{{cita|Musti|pag. 435}}.</ref>
Nel [[411 a.C.|411]], dopo la disastrosa [[spedizione ateniese in Sicilia]], un ristretto gruppo di tendenze oligarchiche, guidato da [[Antifonte di Ramnunte|Antifonte]] e comprendente, tra gli altri, [[Teramene]], [[Frinico (oligarca)|Frinico]] e [[Pisandro di Atene|Pisandro]], decide di sfruttare la crisi di Atene mettendo in atto un piano volto ad abbattere le strutture [[democrazia|democratiche]] dello stato ateniese, instaurando un'oligarchia.
 
Inoltre, in seguito alla disastrosa [[spedizione ateniese in Sicilia]], nella quale la gran parte della flotta e dell'esercito ateniesi erano stati annientati, si erano aperte le condizioni per incolpare la fazione democratica degli insuccessi militari e per favorire quindi un colpo di stato oligarchico.<ref name=M435/>
L'inizio si colloca lontano da Atene, nell'isola di [[Samo (isola)|Samo]] da cui muove Pisandro che, con un gruppo di congiurati, inizia a spargere il terrore per l'[[Mar Egeo|Egeo]]: arrivati a [[Taso]], ne abbattono il regime democratico e lo stesso fanno in tutte le città che toccano, applicando rigidamente la strategia dell'eliminazione fisica dell'avversario. Giunti ad Atene, persistono nella stessa tecnica fatta di violenza, sangue e terrore: uccidono il demagogo [[Androcle]], sia per eliminare un avversario pericoloso, sia per invogliare [[Alcibiade]], che di Androcle era nemico, a schierarsi dalla loro parte; controllano inoltre con le minacce i lavori dell'assemblea generale, sopprimendo i cittadini che si schierano contro di loro; anche se nessuno di essi riveste alcuna magistratura, riescono a dirigere la politica cittadina, perché nelle riunioni nessun discorso viene pronunciato se non sia stato rivisto da loro.<ref>Tucidide, ''Guerra del Peloponneso'', VIII, 65.</ref><ref>Aristotele, ''Costituzione degli Ateniesi'', 29-31.</ref>
 
Infine Alcibiade, che si trovava in esilio presso il [[satrapo]] [[impero achemenide|achemenide]] [[Tissaferne]] per le accuse che gli erano state mosse per lo [[scandalo delle erme]],<ref>{{cita|Kagan|pag. 273}}.</ref> tramava per tornare ad Atene e, secondo il racconto di Tucidide,<ref>{{Cita|Tucidide|VIII, 47-48|Tucidide, Guerra del Peloponneso|harv=s}}.</ref> convinse alcuni [[trierarchia|triearchi]] della flotta ateniese di stanza a [[Samo (isola)|Samo]] ed alcuni politici, tra i quali lo stesso Pisandro e [[Teramene]], a convincere l'assemblea dei cittadini a rinunciare al governo democratico, con la promessa che sarebbe riuscito persuadere Tissaferne a garantirgli l'appoggio nella [[guerra del Peloponneso|guerra]] contro [[Sparta]] se Atene avesse rinunciato al regime democratico.
 
Nonostante Alcibiade non fosse riuscito a convincere il satrapo a garantirgli il suo appoggio, Pisandro e i suoi compagni, tra i quali Teramene,<ref name=Tucidide8-68>{{Cita|Tucidide|VIII, 68|Tucidide, Guerra del Peloponneso|harv=s}}.</ref> si recarono a Samo,<ref>{{Cita|Tucidide|VIII, 56|Tucidide, Guerra del Peloponneso|harv=s}}.</ref> dove si assicurarono l'appoggio della flotta e favorirono la formazione di un governo oligarchico sull'isola.<ref>{{Cita|Tucidide|VIII, 63|Tucidide, Guerra del Peloponneso|harv=s}}.</ref>
 
==La trasformazione istituzionale==
Mentre Pisandro metteva in atto il piano oligarchico a Samo, ad Atene i suoi compagni presero il potere attraverso l'intimidazione e la forza, uccidendo chi si opponeva al colpo di Stato<ref>{{Cita|Tucidide|VIII, 65-66|Tucidide, Guerra del Peloponneso|harv=s}}.</ref> e preparando il ritorno degli altri oligarchi.<ref name=Tucidide8-68/> che, una volta giunti ad Atene annunciarono una serie di misure, tra le quali la formale abolizione della democrazia e la sua sostituzione da parte di una "Boulé" composta da quattrocento ateniesi scelti da una lista più ampia di cinquemila cittadini<ref>{{Cita|Tucidide|VIII, 67|Tucidide, Guerra del Peloponneso|harv=s}}.</ref> e la promulgazione di una nuova costituzione di stampo oligarchico che avrebbe soppiantato le leggi in vigore.<ref>{{Cita|Tucidide|VIII, 69-70|Tucidide, Guerra del Peloponneso|harv=s}}.</ref><ref>{{cita|Aristotele|29-31|Aristotele, Costituzione degli Ateniesi|harv=s}}.</ref>
 
In un clima di cupo terrore, nessun ateniese osa ribellarsi, perché ognuno teme che il proprio vicino di assemblea sia un congiurato e il colpo di stato procede articolandosi nelle seguenti fasi:
#L'assemblea generale, così controllata, decide la nomina di venti probuli con poteri straordinari, in aggiunta ai dieci già in carica: il decreto di Pitodoro che allarga la magistratura straordinaria conferisce ai probuli il diritto di riformare la legislazione; con un emendamento al decreto, Clitofonte invita i probuli a considerare, nella revisione costituzionale, le leggi di [[Clistene]], che vengono sentite come poco democratiche e vicine a quelle di [[Solone]].
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==Note==
<{{references/>}}
 
==Bibliografia==
;Fonti primarie
* {{cita libro|autore=[[Tucidide]], ''|titolo=[[Guerra del Peloponneso (Tucidide)|Guerra del Peloponneso]]'', libro VIII}}
* {{cita libro|autore=[[Aristotele]], ''|titolo=[[Costituzione degli Ateniesi]]''}}
 
;Fonti secondarie
* {{cita libro|nome=Domenico|cognome=Musti|wkautore=Domenico Musti|titolo=Storia greca|editore=Laterza|anno=2008|id=ISBN 978-88-420-7514-1|pagine=435-438|cid=Musti}}
*{{cita libro|nome=Marta|cognome=Sordi|wkautore=Marta Sordi|titolo=Scritti di storia greca|editore=Vita e pensiero|anno=2002|pagine=404-406|id=ISBN 88-343-0386-X|cid=Sordi}}
*{{Cita libro|cognome=Kagan|nome=Donald|titolo=The Peloponnesian War|anno=2003|editore=Penguin Books|cid=Kagan|isbn=0-670-03211-5|lingua=inglese}}
*{{cita libro|nome=Luciano|cognome=Canfora|wkautore=Luciano Canfora|titolo=Il mondo di Atene|editore=Laterza|anno=2013|id=ISBN 978-88-581-0708-9|cid=Canfora}}
*{{cita libro|nome=Luciano|cognome=Canfora|wkautore=Luciano Canfora|titolo=La guerra civile ateniese|editore=Rizzoli|anno=2013|id=|cid=Canfora 2}}