Enrico II di Guisa: differenze tra le versioni

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{{quote|Il duca di Guisa ha lasciato la sposa in Francia, la moglie in Fiandra, la puttana in Roma e lascerà la pelle in Napoli|[[Vox populi]] napoletana<ref>[[Aurelio Musi]], ''La rivolta di Masaniello dinella Aurelioscena Musipolitica barocca'', [[Guida Editori]], 2002 (p. 200)</ref>}}
{{Guisa}}
[[File:Van Dyck de Guise.jpg|thumb|left|Enrico II di Lorena, [[duca di Guisa]], di [[Antoon Van Dyck]] (1634).]]
{{Bio
|Titolo =
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|Nazionalità = francese
|Categorie = no
|FineIncipit = , secondo figlio di [[Carlo I di Guisa|Carlo I, duca di Guisa]] e di [[Enrichetta Caterina di Joyeuse]], fu [[arcivescovo di Reims]] dal [[1629]] al [[1640]], poi duca[[Duca di Guisa]] dal [[1640]] al [[1664]], principe di Joinville dal [[1640]] al [[1641]] e conte d'Eu dal [[1640]] al [[1657]]
}}
 
== Biografia ==
Destinato alla carriera ecclesiastica, divenne [[Arcidiocesi di Reims|arcivescovo di Reims]] all'età di 15 anni, ma la morte, nello spazio di un anno, del padre e del fratello maggiore nell'intervallo di un anno, lo costrinsero a chiedere (ede ottenere) la dispensa dai voti per poter diventare duca di Guisa.
 
Sposò in prime nozze nelNel [[1639]] sposò in prime nozze la cugina [[Anna Maria di Gonzaga-Nevers|Anna Maria Gonzaga]] ([[1616]] – [[1684]]), figlia di [[Carlo I di Gonzaga-Nevers]]. Il matrimonio fu annullato nel [[1641]] e nel medesimo anno Enrico sposò Onorina di Grimberghe († [[1679]]) dalla quale si separò due anni dopo. NessunDai figliodue nacquematrimoni dainon duenacque matrimoninessun figlio.
 
Cospirò contro il [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|cardinale Richelieu]] con [[Luigi di Borbone-Soissons|Luigi di Borbone, conte di Soissons]] e combatté a fianco di quest'ultimo la [[battaglia della Marfée]] (6 luglio [[1641]], nei pressi di [[Sedan]])<ref>Nella, nella battagliaquale Luigi di Borbone-Soissons fu ferito a morte</ref>,. perPer la qualsua cosacondotta fu condannato a morte eed ebbe i suoi beni confiscati, ma lui riuscì a fuggiresfuggire alla pena scampando nelle [[Fiandre]]. Perdonato dal re, tornò in [[Francia]] nel [[1643]] e recuperò il ducato di Guisa, mentre la madre riceveva quello di Joinville.
 
Rinnovando le pretese della sua famiglia sul [[Regno di Napoli]], partecipò alla rivolta di [[Masaniello]] nel [[1647]], e governò per sei mesi la cosiddetta ''[[Repubblica Napoletana (1647)|Reale Repubblica di Napoli]]'' sotto [[protettorato francese, ma il mancato appoggio da parte del [[cardinale Mazarino]] nonché i suoi strafalcioni diplomatici gli impedirono di mantenere il regno.
 
Già all'inizio del suo governo, [[Gennaro Annese]] gli delegò soltanto il comando militare, con i medesimi poteri con cui "il Serenissimo [[Principe d'Orange]] difende la Repubblica e Stati populari d'Olanda"<ref>Le leggi, Conti, cit. p.114</ref>. Questa formula limitava al massimo l'azione del Guisa che peraltro, nel giuramento di fedeltà alla repubblica - prestato solennemente nel [[Cattedrale di Napoli|Duomo di napoli]] alla presenza del [[Ascanio Filomarino|cardinale Ascanio Filomarino]] (17 novembre [[1647]]) - s'era obbligato ad abbandonare la carica "sempre che riceverà ordini da detta Serenissima Repubblica"<ref>Le leggi, Conti</ref>. Già pochi giorni dopo l'insediamento, [[Antonio Basso]] gli aveva dovuto ricordare, presumibilmente con toni non del tutto amichevoli, che il suo compito era quello di fondare la repubblica e creare il senato, e null'altro.
 
Questa prospettiva era inaccettabile per il francese che per sopravvivere politicamente doveva saldare le aspettative del popolo con quelle dei nobili. Un mese dopo il giuramento, il Duca di Guisa fece un altro errore che lo allontanò dai repubblicani e dai popolari: si proclamò Duce della Serenissima Real Repubblica. Lo scontro finale giunse quando il Guisa tentò di esautorare la Consulta, ossia il "covo" del pensiero repubblicano, mettendogli contro i capitani delle Ottine, che diceva di considerare "senatori appresso al duca"<ref>Racconto diVerde, cit., ff. 263 r.v</ref>.
 
Tra i repubblicani più intransigenti c'era [[Antonio Basso]], che nel corso di un'accesa riunione nel [[Chiesa di San Severo al Pendino|convento domenicano di San Severo]] affrontò il Guisa accusandolo di tirannide e ingiungendogli di avviare le procedure per l'erezione del senato. Il duca gli replicò sostenendo che la cosa era intempestiva mancandosenza l'autorizzazione del [[Papa]] e l'intervento della nobiltà. Era inoltre da stabilirsi il numero dei senatori, quanti di loro dovessero rappresentare la capitale e quanti le province.
 
Erano problemi che richiedevano l'ausilio di un'apposita assemblea costituente, ma erano anche uno stratagemma del Guisa per temporeggiare ulteriormente. [[Antonio Basso]] ripiegò allora sulla creazione di un senato provvisorio da eleggersi nell'ambito della Consulta che, a suo dire, rappresentava già il "corpo del Senato"<ref>così il Guisa nelle Memorie, I, cit. pp 424-38</ref>. Nel frattempo però i capitani delle Ottine potevano fungere da vice senatori.
 
L'esplodere della rivolta in tutto il viceregno, e l'irruzione delle truppe spagnole attraverso il varco della "Porta dell'Oglio" il 5 aprile [[1648]] segnarono la fine delle velleità dei Francesi su Napoli. Il Guisa fuggì per i [[Camaldoli]]. poi a [[Marano di Napoli|Marano]], attraversò [[Aversa]] per [[Santa Maria Capua Vetere|Santa Maria di Capua]], ma il capitano [[Luigi Poderico]], saputo della fuga, lo insegui e lo fece prigioniero nei pressi di {{chiarire|Morrone|dov'è}} mentre voleva raggiungere lo [[Stato della Chiesa]],. nonNon fu neanche disarmato e con tutti i riguardi portato a [[Capua]] e poi a [[Gaeta]].<ref>''Diario di Francesco Capecelatro'', Vol III 1854 pag. 39 a 41</ref> Ben provvisto di cuochi e di servitori, era alloggiato in "tre stanze grandi, in una delle quali assai capace si spassava al giuoco della Racchetta"<ref>in ASV Napoli, vol. 43 ff 195 rv 20 giugno 1648</ref>.
 
Dopo qualche tempo fu trasferito in Spagna, dove rimase detenuto dal [[1648]] al [[1652]]. Una volta liberato tentò una seconda campagna per la riconquista di [[Napoli]], ma subì uno scacco anche a causa dell'intervento di una flotta inglese al comando dell'ammiraglio [[Robert Blake]]. Si installò definitivamente a Parigi come [[Gran Ciambellano]] di [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]] e vi finì i suoi giorni.
 
== Curiosità ==
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|Due Sicilie|storia}}
 
[[Categoria:Duchi di Guisa]]