Monteforte d'Alpone: differenze tra le versioni
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== Persone legate a Monteforte d'Alpone==
• Giuseppe Zannoni (Verona, 13 gen. 1849 - Monteforte d'Alpone [VR], 28 mag. 1903), pittore. Diplomatosi all'Accademia di pittura e scultura 'G.B. Cignaroli' di Verona, dove fu allievo di Stefano Bersani prima e di Alfredo Savini poi, si trasferì a Milano dove seguì i corsi di pittura tenuti da Giuseppe Bertini a Brera. Nella città lombarda visse per molti anni; tornava spesso, però, nella città d'origine. Esordì con la pittura allora di moda, che faceva rivivere, con qualche estro e rivisitazione moderni, i fatti storici antichi, le celebri guerre con piacevoli sfondi di paesaggi e presenze d'animali. Poi, negli anni '80, si volse ad altro tipo di pittura, quella di genere, con predilezione per l'ambiente rustico, in cui si seppe immergere con sincero trasporto, cogliendone i sensi riposti, e sempre con un culto puntuale della buona tecnica e della correttezza pittorica. Espose in numerose importanti mostre nazionali; ad una rassegna collettiva a Brera (1880) ottenne contrastanti riconoscimenti critici. L'anno successivo partecipò alla Esposizione della Società belle arti di Verona, al palazzo della Gran Guardia, con opere dipinte in maniera "referenziale", intrise di verismo romantico, che denotano un impegno documentario, attenendosi con fedeltà ai soggetti dipinti con colori assolutamente mimetici. Figurò poi alle triennali di Milano del 1888 e del 1897 e a una mostra veneziana. Dopo l'esordio con la pittura d'ispirazione storica, si dedicò a temi di genere e di paesaggio. Virtuoso affreschista, coltivò anche l'arte sacra. A Verona lavorò nella cappella Cartolari della Cattedrale, a San Fermo Minore (Filippini) e a San Tommaso Cantuariense, alle Stimmate e a San Tomio; affrescò anche la cu¬pola e i pennacchi della cappella di San Giuseppe, in San Nicolò, le grandi nicchie della parrocchiale di San Michele Extra e le lunette del santuario della Madonna della Corona. Fuori Verona dipinse la cupola della chiesa milanese di Santa Maria alla Porta e la chiesa di Lover nell'Anaunia trentina. Ovunque si apprezzarono particolarmente le eleganti decorazioni, di ottima fattura. Gli fu fatale la commissione nell'abside di Monteforte d'Alpone, perché il crollo dell'impalcatura lo travolse assieme al nipote Marcello Rancani: avevano appena finito, il 10 maggio, come li testimonia una lapide, una convincente e raffinata decorazione a motivi floreali, a San Valentino di Pernigo (Badia Calavena), ispirata a quelle di Sant'Anastasia, a Verona.
• Silvio Venturi (Monteforte d'Alpone [VR], 28 giu. 1851 - Resina [NA], 18 dic. 1900), medico e politico. Conseguì la laurea in medicina presso l'Università di Padova nel 1875 e, ottenuta la libera docenza in clinica psichiatrica, intraprese la carriera ospedaliera. Dopo aver diretto per un breve periodo il manicomio interprovinciale di Nocera (SA), fu chiamato alla direzione del manicomio provinciale di Girifalco (CZ), dove rimase fino alla morte. Presentò la sua candidatura alle elezioni per la ventesima (1897) e ventunesima (1900) legislatura nel collegio di Cologna Veneta (VR) e in entrambe fu eletto al primo scrutinio. Di idee liberal-radicali, sedette sui banchi della sinistra. Come psichiatra appartenne alla scuola lombrosiana e si segnalò per aver trasformato il manicomio di Girifalco in un ospizio accogliente e igienico, sperimentando il recupero dei malati mediante l'aiuto morale e l'attività lavorativa. Nel 1889 la Società medico-psicologica di Parigi lo elesse a "membro associato straniero". La sua produzione scientifica annovera molte pubblicazioni, fra cui Le pazzie transitorie (1888), Le degenerazioni psico-sessuali nella vita degli individui e nella storia delle società (1892) e Le mostruosità dello spirito (1899).
• Vittorio Preto (Monteforte d'Alpone [VR], N set. 1861 - Verona, 30 lug. 1928), avvocato. Assessore nelle giunte comunali veronesi Renzi-Tessari e Guglielmi, fece parte del Consiglio comunale della sua città anche al tempo delle Amministrazioni Guglielmi. Ricoprì diverse altre cariche pubbliche, fra le quali quelle di membro della Giunta provinciale amministrativa e della Commissione provinciale beneficenza. Vicepresidente della Commissione d'appello delle Imposte dirette di Verona, ivi presiedette la Società Letteraria (1912-15) e fece da proboviro nella Banca mutua popolare. Fu fatto socio dell'Accademia di agricoltura scienze e lettere di Verona (1914) e gli fu conferita la commenda. Sepolto a Monteforte d'Alpone (VR).
• Alessandro Zenatello (Monteforte d'Alpone [VR], 7 dic. 1891 - Soave [VR], 27 gen. 1977), pittore. Allievo tra il 1906 e il 1904 dell'Accademia di pittura e scultura 'G.B.Cignaroli', ottenne ogni anno il premio di primo e secondo gra- do. Nel 1924 si trasferì dal paese natale al vicino Caldiero (VR), piccolo cen- tro nel territorio ad est di Verona, dove risiedette per gran parte della vita. So¬lo nel 1955 si spostò con la famiglia a Verona, scegliendo, però, la zona periferica per mantenere il suo vitale legame con l'ambiente rurale. Nonostante il folgorante esordio, che gli diede fama nazionale, esponendo nel 1912 alla Biennale di Venezia, preferì condurre una vita appartata nella sua terra natale. Le sue opere furono, comunque, richieste ed esposte in rassegne nazionali ed internazionali. Presente nel 1914 alla mostra di Brera a Milano, nel 1918 all'Esposizione delle Tre Venezie e al Circolo degli artisti di Torino, partecipò nel 1921 all'Esposizione nazionale d'arte "Al Chiaro di Luna" alla Certosa di Pavia, con artisti che si contrapponevano esplicitamente al futurismo e agli avanguardismi italiani e stranieri. Lo sviluppo armonioso del senso dell'arte gli valse l'esposizione di ben dieci opere alla mostra Viennese d'arte italiana promossa nel 1922 dall'Associazione artistica Viennese, e la partecipazione ad un'innumerevole serie di manifesta- zioni a Venezia, Bologna, Roma, Napoli, Torino, Milano, Monaco, Reggio Emi¬lia, sino alla 54a Mostra d'arte tenuta a Verona al palazzo della Gran Guardia nel 1976. Due anni dopo, nella stessa città veneta gli venne dedicata una mo- stra commemorativa alla Galleria d'arte moderna di palazzo Forti a Verona; una retrospettiva, poi, fu allestita nel 1979 presso il chiostro del convento di San Marco a Firenze. L'artista si cimentò anche nella pittura murale decorando varie chiese e alcu- ne dimore private, tra cui palazzo Stefani ora Bellin a Noventa Vicentina (1936) e villa Tessari a Monteforte d'Alpone (1946). In questo tipo di attività, pur adeguandosi alle esigenze della committenza, seppe trovare una propria cifra personale, contrassegnata dalla vivacità dei contrasti cromatici ed espressa, soprattutto nei soggetti sacri, da figure ispirate alla tradizione pittorica rinascimentale ma risolte con espressioni schiettamente popolari. Dopo le prime incerte realizzazioni nelle parrocchiali di Fumane (1924) e Bolca (1926), le sue opere assunsero una sempre più originale configurazione. Già nella parrocchiale di Alonte nel vicentino (1935) e in quella del cit. Caldiero (1936), sino alle opere realizzate negli anni Sessanta, i paesaggi raffigurati sullo sfondo delle scene sacre sono trasposizioni in scala maggiore delle sue composizioni da cavalletto. Nelle rappresentazioni entrano in scena gli animali da cortile e i profili familiari dei colli veronesi. L'avvenimento religioso assume così un aspetto di quotidiana serenità, trasfigurata però dal sentimento e dall'emozione. Suoi numerosi disegni, bozzetti e quadri sono conservati in casa Zenatello, a Verona.
• Luigi Rebesani, pseud. Vampa (Monteforte d'Alpone [VR], 14 apr. 1899-Melk [Austria], 21 mar. 1945), partigiano. Combattente nella prima guerra mondiale, capitano del 6° Reggimento Alpini, dopo l'8 settembre 1943 col nome di combattimento di "Vampa" partecipò alla lotta di Liberazione nella Val di Chiampo (VI), sul Monte Baldo e nella Val Lagarina (TN). Fu catturato il 9 ottobre 1944 e per due mesi venne tenuto in carcere e sottoposto a tortura. Alla metà di dicembre fu trasportato a Bolzano e di qui internato prima nel campo di eliminazione di Mauthausen (Austria) e poi in quello di Melk (Austria), ove terminò la sua vita illuminata da una scontrosa modestia e da una grande generosità.
• Pietro CALOI (Monteforte d'Alpone [VR], 22 feb. 1907 - Roma, 13 feb. 1978), geofisico, sismologo. Studiò al Liceo scientifico 'A.Messedaglia' di Verona e si laureò in matematica all'Università di Padova (1929). Perfezionatosi in astronomia grazie a una borsa di studio, intraprese la carriera scientifica presso l'Istituto di geofisica di Trieste, ove rimase sino al 1937, anno del suo trasferimento al romano Istituto nazionale di geofisica che lo ebbe proprio collaboratore e capo sino al collocamento a riposo (1972). Due anni prima del trasferimento aveva conseguito la libera docenza in sismologia presso l'Università capitolina e nel '41 ottenne uno dei premi dell'Accademia d'ltalia per la fisica, che contribuì assai ad aprirgli, qualche anno più tardi, le porte dell'Ac¬cademia nazionale dei Lincei (1952). Nel '56 questa gli conferì il Premio Feltrinelli per la geodesia e la geofisica. Segretario del Comitato nazionale per la geodesia, la geofisica e la meteorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (1938-45) e segretario della Società sismologica italiana, fu membro di varie importanti commissioni o comitati, quali la Commissione per lo studio del fenomeno di sprofondamento del del¬ta padano (1956-64) e la Commissione geodetica della Repubblica italiana (dal 1957). Dal '53 al '59 si interessò anche della diga del Vajont e della tragedia derivatane. Fece parte di parecchie istituzioni scientifiche nazionali ed estere; fra le seconde l'Unione geofisica americana, che lo ebbe suo primo membro italiano. Lavorò principalmente nei settori della geofisica generale, della sismologia, dell'idrodinamica marina e lacustre, della geodinamica e della sismologia applicata alle grandi opere (dighe, bacini artificiali, ponti). Le sue esequie si tennero a Bassano del Grappa (VI).
• Marcello Piccoli (Brognoligo di Monteforte d'Alpone [VR], 6 ott. 1912 - Postojalyi [Russia], 19 gen. 1943), militare, medaglia d'oro. Fabbro di professione, combatté sul fronte francese nel 1940, poi su quello greco-albanese nel 1941-42, meritando la croce al valor militare. Diventato sergente maggiore in servizio permanente effettivo e dopo essersi sposato, partì per il fronte russo nell'estate del 1942. Nell'offensiva invernale dell'armata russa dell'inverno del 1943 cadde eroicamente tra le balche della pianura del Don, dopo avere guidato il plotone di fucilieri a lui affidato. La motivazione del conferimento della medaglia d'oro mette in risalto le sue doti impavide e di incitamento per i propri soldati.
• Luciano Dal Cero, "Paolo" (Monteforte d'Alpone [VR], 7 gen. 1915 - Maso di Gambellara [VI], 29 apr. 1945), eroe della Resistenza, medaglia d'oro. Ardente patriota, spirito profondamente religioso, conseguì la maturità scientifica nel 1938 e si iscrisse alla facoltà di scienze politiche presso l'Università di Padova, dedicandosi contemporaneamente alla produzione di film scientifici per ragazzi.Nel settembre 1943 abbandonò il Vaticano dove s'era rifugiato e tornò a Vero¬na. Qui fu tra i primi artefici del movimento partigiano. Catturato il 25 novembre con la sorella Lisetta, subì atroci torture e venne condannato dal Tribunale speciale fascista a un anno di carcere. Fuggito, fu ripreso e rinchiuso "Agli Scalzi"; rimesso in libertà per un'amnistia nel settembre 1944, raggiunse nuovamente i monti, dove tra l'autunno 1944 e l'inizio 1945 costituì la brigata partigiana del popolo 'Luciano Manara', raccogliendovi i partigiani dispersi dopo lo scioglimento della 'Pasubio'. In breve fu a capo di ben 600 uomini, che guidò con energia e con i quali compì azioni di combattimento, sabotaggio e cattura antitedeschi e antifascisti. Sua zona d'operazione fu tutta l'area collinare sopra la Strada Statale 11 nel tratto tra Caldiero e San Bonifacio; in particolare difese la valle dell'Alpone da un nucleo corazzato tedesco, annientò i residui nu¬clei fascisti di Monteforte e soccorse la brigata 'Adige' contro una colonna tedesca che stava giungendo da Montecchia di Crosara. Nelle giornate dell'insurrezione finale alla testa dei suoi uomini incalzò da vicino le truppe tedesche in ritirata, ma il 29 aprile in località Maso di Gambellara, dopo aver ingaggia- to battaglia con un gruppo di tedeschi, fu gravemente ferito e successivamente finito da fuoco amico. Dopo la sua morte il comando della brigata fu assunto dalla sorella Lisetta, pure partigiana. Nel 1952 il verdetto del processo contro il partigiano che gli sparò il colpo fatale stabilì che s'era trattato di evento involontario. A lui il 12 giugno 1947 il Rettore dell'Università di Padova conferì la laurea in scienze politiche "honoris causa" alia memoria; per gli straordinari meriti resistenziali, nel 1951 gli fu conferita la medaglia d'oro alla memoria. Verona gli dedicò una via e San Bonifacio il locale Istituto statale di istruzione secondaria superiore. Un suo ritratto bronzeo, opera di Egisto Zago, si conserva nel cimitero di Roncà (VR).
• Moreno ZOPPI (Monteforte d'Alpone [VR], 21 ott. 1918 - Verona, 25 nov. 1994), pittore. Completati gli studi primari e secondari e diplomatosi all'Acca- demia di pittura e scultura 'G.B.Cignaroli' di Verona (1938), partecipò a numerosissime rassegne in Italia e all'estero, iniziando dalla Mostra Triveneta d'Arte di Venezia (1943). Partecipò, fra l'altro, alla settima Quadriennale nazionale d'arte di Roma, alla Biennale nazionale d'arte di Milano e alla Kubst Leverein Malkasten di Düsseldorf. Fra i riconoscimenti ricevuti sono il Premio del Ministero della pubblica istruzione di Roma e il Premio Acquisto Mostra nazionale Premio Marzotto Roma Valdagno. Lavorò costantemente e isolatamente nel corso di tutta la sua vita, non trascurando però voci innovative. Pittore tonale di grande delicatezza, intenso e segreto, si raccordò alla grande pittura veneta inserendo una forte attrazione per il senso della natura, concepita come luogo di serenità e di armonia. Amò in particolare alcuni temi: vasi di fiori e frutta appoggiati con estrema levità sulla tovaglia (altrettanto leggera come se fatta di una stoffa intessuta di luce), paesaggi delicatissimi appena accennati e come evocati dal ricordo di una sensazione, figure umane che appaiono come per rivelazione epifania, soffuse da una luce tenera e pacificata. La sintesi, raggiunta attraverso rari tocchi di pennello e con colori appena velati concertano una perfetta sintesi fra l'oggetto ritratto e la sua anima sepolta dal¬le forme del concreto. Il disegno sottostante è quasi immaginato. Nella sua pittura è il colore stesso che si fa disegno e forza cromatica. Il tutto è percorso da una gioia sorgiva, non ingenua ma capace di sondare la radice di quella energia che fa crescere il filo d'erba e l'impulso vitale di ogni essere umano. Lungi dall'essere un artista di provincia, nonostante la vita appartata e dedicata unicamente alla sua attività, egli seppe continuamente affinare la sua sensibilità e la sua tecnica attraverso minimi particolari, rivelatori però di una evoluzione sempre più raffinata e aggiornata. Emerge in ogni opera un senso di una musicalità che si allinea al bisogno di armonia sempre ricercato. Fu forte, in lui, l'inclinazione sentimentale che, lungi dall'essere stucchevole sentimentalismo, seppe creare la poesia delle piccole cose. Un suo ritratto bronzeo, opera del veronese Nereo Costantini (1957), si conserva in una collezione privata.
• Bruno Anzolin (Monteforte d'Alpone 1921 - Monteforte d'Alpone, 2007). Direttore didattico, saggista e scrittore.
È nato ed è vissuto a Monteforte d'Alpone. Compì i suoi primi studi nel Seminario Vescovile di Verona, si diplomò maestro elementare e poi si laureò in Lettere all'Università di Padova. Fu partecipe della Resistenza in alta Val d'Alpone e Lessinia orientale, nei comuni di Vestenanova, Selva di Progno, Badia Calavena e Crespadoro. Iniziò a insegnare nelle scuole elementari del comune di Vestenanova, Vestenavecchia e Montecchia di Crosara. Dal 1962 fu direttore nella Direzio¬ne Didattica di Cologna Veneta, dal 1964 in quella di Monteforte d'Alpone, dal 1976 in una nuova Direzione Didattica a S. Bonifacio. Preparò agli esami o ai concorsi numerosissimi studenti, colleghi, amici e tutti ne ricordano la chiarezza, la semplicità e la rara capacità di rendere com¬prensibili i concetti più complessi. Per incarico del Provveditorato agli Studi tenne lezioni didattiche ai docenti o diresse corsi di aggiornamento, sempre con il suo stile diretto ed efficace. Ha pubblicato testi scolastici e saggi di varia umanità. A un suo lavoro storico-narrativo, “Monteforte, il tempo dei ciottoli”, nel 1993 è stato assegnato il premio spe¬ciale "Comunità di Villafranca Padovana". Tra i saggi si ricordano: "Il paese" (1964), "Uomini, fatti e paesi" (1966), “Monteforte. Il tempo dei ciottoli" (1992), “Vino e Poesia”(1994), "Poeti dialettali montefortiani"(1996), "Campane e campagna nelle lirica pascoliana” (2004), “Nell'autunno che declina" (2004), "Socrate in montagna"(2007).
• Roberto Pace (Monteforte d'Alpone, 1935), entomologo.
Ha iniziato lo studio della biodiversità dei Coleotteri Stafilinidi nel Museo Civico di Storia Naturale di Verona sotto la guida del professor Sandro Ruffo direttore del suddetto Museo e accademico dei Lincei e del dr. Giuseppe Osella conservatore per la sezione di zoologia. All'inizio ha concentrato il suo interesse alla ricerca e allo studio della sottofamiglia Leptotyphlinae, in seguito alla sottofamiglia Aleocharinae degli Stafilinidi. Ha finora (Ottobre 2013) pubblicato 347 lavori scientifici sulle sottofamiglie Leptotyphlinae, Aleocharinae e Pselaphinae, con descrizione e illustrazione di 5828 nuove specie, 381 nuovi generi e tre nuove tribù, a cui ha dato un nome. I risultati dei suoi studi sono pubblicati sugli Atti o Memorie dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti di Venezia, dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, nei Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia Serba di Scienze e Arti di Belgrado, in Tropical Zoology del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nei Bollettini o Riviste dell’Università “La Sapienza” di Roma, della Società Veneziana di Scienze Naturali di Venezia, dei Musei di Storia Naturale di Verona, Milano, Genova, Trento, Torino, Tolosa, Lisbona, Ginevra, Parigi, Bruxelles, Vienna, Berlino (Eberswalde), Erfurt, Francoforte sul Meno, Praga, Budapest, Bucarest, Linz, Innsbruck, Victoria (Australia). Ha pubblicato anche tre volumi sugli Stafilinidi: “Leptotyphlinae” (1996), che fa parte della collana “Fauna d'Italia” (Calderini editore, Bologna), “Monografia del genere Leptusa” (1997), nelle Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona e “Aleocharinae” del Madagascar (1999), volume che fa parte della collana “Faune de Madagascar” edita dal Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi. È noto mondialmente, tra gli entomologi, come scopritore nel 1973 (sui Monti Lepini, a sud di Roma) e descrittore nel 1976 di Crowsoniella relicta, appartenente a genere e specie nuovi per la scienza, “fossile vivente” appartenente alla nuova famiglia Crowsoniellidae. La straordinarietà di questa scoperta è stata oggetto anche di un articolo divulgativo pubblicato sul volume 263 del 30 Settembre 1976, pagina 375 di “Nature”, rivista inglese su cui scrivono i premi Nobel. Anche il quotidiano “La Stampa” ha informato i lettori su questa eccezionale scoperta nel numero 245 del 10 Novembre 1982. Grazie ai suoi importanti contributi alla conoscenza di numerose specie di Coleotteri sconosciuti e inediti, è stato nominato, nel 1989, socio corrispondente dell'Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona nella classe Scienze Matematiche e Naturali. Nel settimanale veronese “Verona Fedele” del 6 Settembre 2009, pagina 20, è stata pubblicata una lunga intervista sulla sua attività scientifica. Nel territorio del Comune di Monteforte d’Alpone ha anche scoperto, descritto e dato il nome a una nuova specie e a una nuova sottospecie di Coleotteri endemici, fossili viventi con valenza ecologica molto ristretta, localizzati nel suolo profondo di antichi boschi relitti di Monteforte e dintorni. Ha dedicato questi due nuovi Coleotteri al suo paese natale e di residenza e ai suoi abitanti con il nome derivato da Monteforte d’Alpone: Anommatus monsfortensis raccolto per la prima volta sul Monte Riondo e Allotyphlus pacei monsfortensis scoperto nell’antico bosco delle Volpare presso la località La Colombara, vissuto, generazione dopo generazione, nelle profondità del suolo boschivo per millenni fino ai nostri giorni (non vola, è cieco e deambula raramente), perciò meritevole di protezione mediante la salvaguardia dell’antico bosco relitto che lo ha conservato per millenni. Nella rivista veronese “La Lessinia-Ieri Oggi Domani” ha pubblicato e ha in corso di pubblicazione articoli divulgativi, con foto a colori, sugli Insetti rinvenibili a Monteforte d’Alpone e nella valle d’Alpone.
*[[Giuseppe Pellegrini]] (Monteforte d'Alpone, 1953), vescovo cattolico.
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