Muhammad Zaydan: differenze tra le versioni
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== Coinvolgimento con il terrorismo ==
Fin dalla sua fondazione nel 1977 il FLP di Abū ʿAbbās fece parte dell'OLP e ricevette supporto sia da quest'ultimo sia dal movimento al-[[Fath]] di Arafat.
Per via del suo sostegno ai negoziati, negli [[anni 1990|anni novanta]] le autorità israeliane consentirono ad Abū ʿAbbās libertà di movimento nella [[Striscia di Gaza]], sebbene fosse da esse ricercato con l'accusa di aver organizzato attacchi [[terrorismo|terroristici]] contro civili tra gli [[anni 1970|anni settanta]] e gli [[anni 1990|novanta]]. Durante uno di tali attacchi, occorso il 22 aprile [[1979]] a [[Nahariya]] ([[Israele]]), rimasero uccisi quattro cittadini israeliani e due dei quattro componenti del commando palestinese.
==Il dirottamento dell'Achille Lauro==
{{vedi anche|Crisi di Sigonella}}
==La crisi USA-Italia==
Subito dopo la liberazione dell'Achille Lauro, i quattro dirottatori, accompagnati da Abū ʿAbbās, presero posto a bordo di un aereo civile egiziano dell'[[Egypt Air]] che avrebbe dovuto condurli al sicuro in Tunisia.
Mentre gli schieramenti concentrici di militari restavano reciprocamente sotto la minaccia delle altrui armi, nel cuore della notte si susseguirono messaggi frenetici tra le cancellerie di [[Roma]] e [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]], fino a quando, durante uno scambio telefonico, il [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] italiano [[Bettino Craxi]] impose al [[Presidente degli Stati Uniti]] [[Ronald Reagan]] il proprio punto di vista, spiegando che gli autori di un reato commesso su una nave italiana non potevano soltanto "transitare" sul territorio italiano per essere condotti altrove. La base di Sigonella era territorio italiano, per cui i cinque passeggeri dell'aereo egiziano sarebbero stati presi in carico dalle autorità italiane e giudicati in Italia. Dopo tale contatto la Delta Force abbandonò Sigonella e Abū ʿAbbās ed i quattro militanti del FLP furono presi in consegna dai militari italiani.
Se gli Stati Uniti ritenevano Abū ʿAbbās capo ed organizzatore degli esecutori materiali del sequestro dell'Achille Lauro e dell'omicidio del loro cittadino, il governo italiano lo riteneva invece un mediatore efficace (ruolo svolto dalla torre di controllo di Porto Said), tanto più che egli deteneva un passaporto diplomatico [[Tunisia|tunisino]]. Tale differenza di posizioni venne alla luce quando, fatto decollare nuovamente l'aereo egiziano per Roma, i quattro dirottatori furono presi in custodia all'arrivo dalla [[polizia italiana]], mentre Abū ʿAbbās - dopo ore concitate in cui la sua locazione fisica fu occultata tanto a possibili colpi di mano da parte di agenti segreti stranieri, quanto alla [[magistratura italiana]] inquirente - il 12 ottobre 1985 il leader del FLP fu imbarcato su un volo di linea [[Jugoslavia|jugoslavo]] che lo portò libero fuori dal territorio italiano.
A tali eventi fece seguito una ripresa delle polemiche politiche e diplomatiche legate al caso (anche con ricadute sulla maggioranza di governo italiana, per la posizione assunta dal ministro [[Giovanni ==Rifugiato in Iraq==
Anche la [[Libia]] fornì supporto e basi sicure al gruppo di Abū ʿAbbās fin verso la fine del [[1990]] quando, su richiesta dell'[[Egitto]] che aveva scoperto un piano del FLP per compiere attentati sul suo territorio, il governo di [[Tripoli]] ne decretò l'espulsione. Abū ʿAbbās si rifugiò quindi in [[Iraq]] dove [[Saddam Hussein]], che sosteneva finanziariamente il FLP, ne evitò l'estradizione verso l'[[Italia]] e verso gli Stati Uniti, che lo ricercavano per terrorismo, pirateria ed omicidio.
Nel [[1996]] Abū ʿAbbās pronunciò pubbliche scuse per l'atto di terrorismo contro l'Achille Lauro e si augurò la ripresa di negoziati per la pace tra [[palestina|Palestinesi]] ed [[israele|Israeliani]]; le sue scuse, tuttavia, vennero fermamente respinte dal governo degli Stati Uniti e dalla famiglia Klinghoffer, che lo invitarono ancora una volta a presentarsi al cospetto della [[giustizia]].▼
▲Nel [[1996]] Abū ʿAbbās pronunciò pubbliche scuse per l'atto di terrorismo contro l'Achille Lauro e si augurò la ripresa di negoziati per la pace tra [[palestina|Palestinesi]] ed [[israele|Israeliani]]; le sue scuse, tuttavia, vennero fermamente respinte dal governo degli Stati Uniti e dalla famiglia Klinghoffer, che lo invitarono ancora una volta a presentarsi al cospetto della [[giustizia]]. Abū ʿAbbās rimase al sicuro in [[Iraq]] alla guida del FLP sino a quando Saddam Hussein fu deposto dalle forze di coalizione nel 2003.
==La cattura e la morte==▼
Il 15 aprile [[2003]] Abū ʿAbbās fu catturato dalle forze statunitensi in Iraq, mentre tentava di riparare da [[Baghdad]] a [[Damasco]]. L'Italia di conseguenza ne richiese l'[[estradizione]]. [[Il Pentagono]] riportò però la notizia che Abū ʿAbbās era morto sotto custodia statunitense, per cause naturali, l'8 marzo 2004. Il FLP intervenne accusando gli Stati Uniti di aver assassinato il suo leader. Le autorità USA respinsero l'accusa ed acconsentirono alla restituzione della salma ai palestinesi affinché fosse sepolto a [[Ramallah]].▼
▲==La cattura e la morte==
▲Il 15 aprile [[2003]] Abū ʿAbbās fu catturato dalle forze statunitensi in Iraq, mentre tentava di riparare da [[Baghdad]] a [[Damasco]]. L'Italia di conseguenza ne richiese l'[[estradizione]]. [[Il Pentagono]] riportò però la notizia che Abū ʿAbbās era morto sotto custodia statunitense, per cause naturali, l'8 marzo 2004. Il FLP intervenne accusando gli Stati Uniti di aver assassinato il suo leader. Le autorità USA respinsero l'accusa ed acconsentirono alla restituzione della salma ai palestinesi affinché fosse sepolto a [[Ramallah]]. La sepoltura fu però vietata dalle autorità israeliane, e Abū ʿAbbās fu tumulato nel [[cimitero dei Martiri]] a [[Damasco]].
{{Conflitto israelo-palestinese}}
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