Lua (divinità): differenze tra le versioni

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L'appellativo ''Lua Saturni''<ref>Attestato in [[Aulo Gellio]], [http://www.thelatinlibrary.com/gellius/gellius13.shtml XIII, 23, 2] e [[Varrone]], ''De lingua Latina'', VIII, 36.</ref> la denota come [[consorte]] del dio [[Saturno (divinità)|Saturno]]<ref>Questo rapporto è certamente molto antico, ma, nel momento in cui Saturno fu assimilato al greco [[Cronos]], nel ruolo di consorte Lua fu sostituita da [[Opi (divinità)|Opi]]. Si confronti G. Dumézil, ''op. cit.'', pp. 101 et 107.</ref>.
 
''Lua'' è chiamata ''Mater'' nei due passaggi di Tito Livio che la citano<ref name="Livio 8"/>{{la}}[http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.45.shtml#33 Tito<ref name="Livio 45, 33, 2]<"/ref>, cosa che implica una relazione di fiducia nella dea.
 
== Descrizione ==
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Si conosce un solo rituale legato alla dea, grazie ai due passaggi di Tito Livio.
In entrambi i casi, si tratta della consacrazione alla dea delle armi dei nemici vinti.
La prima volta, il console [[Gaio Plauzio Venoce Ipseo|Gaio Plauzio]] dichiarò che dedicava alla ''Lua Mater'' le armi abbandonate dagli ''[[Antium|Antiates]]''<ref name="Livio 8">Tito Livio, ''Ab Urbe condita libri'', VIII, 1, 6.</ref>. La seconda volta, dopo la vittoria di [[Lucio Emilio Paolo Macedonico|Paolo Emilio]] sul [[Regno di Macedonia|re di Macedonia]] [[Perseo di Macedonia|Perseo]] nella [[battaglia di Pidna]] (168 a.C.), le armi delle truppe macedoni furono accatastate in un grande mucchio e il generale romano le bruciò dopo aver invocato, tra gli altri dei, la ''Lua Mater''<ref name="Livio 45">Tito Livio, ''Ab Urbe condita libri'', XLV, 33, 2.</ref>.
 
Non vi sono tracce di eventuali santuari dedicati a ''Lua'', nè si conoscono festività del calendario a lei dedicate.