Ethica: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
Sistemazioni minori, sostituisco un'immagine e amplio le didascalie di altre due |
||
Riga 17:
Organizzata secondo un [[Metodo deduttivo|metodo assiomatico-deduttivo]] volto a garantire la certezza dei risultati (benché a prezzo di una lettura particolarmente ostica) essa si articola in cinque parti:
*nella prima, su [[Dio]], l'autore dimostra che esiste un'unica [[Sostanza (filosofia)|sostanza]] [[Infinito (filosofia)|infinita]] che che si manifesta in infiniti [[
*nella seconda, sulla [[mente]], descrive il parallelismo tra il [[Corpo (filosofia)|corpo]] e la mente dell'[[uomo]] che dà luogo alle nostre [[Conoscenza|conoscenze]] [[Sensibilità (filosofia)|sensibili]] e mostra come, oltre a queste, è possibile accedere anche a conoscenze adeguate, cioè chiare e distinte e certamente [[Verità|vere]];
*nella terza parte, sugli [[Emotività|affetti]], si mostra come l'intera gamma delle emozioni dell'uomo dipende da un fondamentale impulso all'autoconservazione, all'istinto vitale dal quale, in corrispondenza di un aumento della propria forza, deriva la gioia e in corrispondenza di una sua diminuzione la tristezza;
Riga 32:
Spinoza tornò a lavorare sull<nowiki>'</nowiki>''Etica'' nel 1670, rielaborando considerevolmente il testo che cinque anni prima aveva giudicato praticamente definitivo,<ref name=nadler_250>{{cita|Nadler|p. 250.}}</ref> e la completò nel [[1675]]. L'obiettivo dell'opera restava lo stesso dei suoi testi precedenti, cioè quello di fornire una dottrina [[metafisica]], [[Gnoseologia|gnoseologica]], [[Psicologia|psicologica]], [[etica]] e [[Teologia|teologica]] capace di mettere l'uomo in condizione di attingere al vero bene. Tuttavia, temendo reazioni simili a quelle che aveva già scatenato, in precedenza, la divulgazione di alcune sue idee,<ref>{{cita|Nadler|pp. 296-298.}}</ref> e in particolare tenendo conto delle numerose condanne di cui era stato fatto oggetto il ''Trattato teologico-politico'',<ref>{{cita|Nadler|pp. 324 e segg.}}</ref> egli non volle darla alle stampe. Fu solo dopo la sua morte, avvenuta nel [[1677]], che il testo venne pubblicato in due edizioni a cura della sua cerchia di amici (Jan Rieuwertsz, Jarig Jellesz, [[Lodewijk Meyer]], Johannes Bouwmeester, Georg Hermann Schuller, Pieter Van Gent e Jan Hendrik Glazemaker):<ref>{{cita|Nadler|p. 385n.}}</ref> in latino nella raccolta intitolata ''Opera posthuma'', in una traduzione olandese di Glazemaker<ref>{{cita|Gentile, Durante, Radetti|p. XXV.}}</ref> nei ''Nagelate Schriften''. Entrambe le edizioni uscirono nello stesso 1677.<ref name=scribano_5/>
Nonostante l<nowiki>'</nowiki>''Etica'' di Spinoza sia un'opera estremamente originale e radicale, il suo autore risentiva dell'influenza di diversi pensatori e la sua approfondita conoscenza delle problematiche filosofiche e dei modi in cui erano state affrontate nel passato, anche recente, emerge dai contenuti dell<nowiki>'</nowiki>''Etica'' stessa. Vale la pena di citare tra i punti di riferimento di Spinoza [[Filosofia antica|filosofi antichi]] come [[Platone]], [[Aristotele]] e gli [[Stoicismo|stoici]], [[Filosofia ebraica|pensatori ebraici]] del [[Medioevo]] come [[Mosè Maimonide]], filosofi della scena europea del [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo]] come [[Francesco Bacone]], [[Thomas Hobbes]] e soprattutto [[Cartesio]].<ref>{{cita|Nadler|p. 251.}}</ref> Alla riflessione di quest'ultimo, in particolare, Spinoza è per certi versi assai vicino, anche se per molti altri aspetti decisamente rilevanti egli se ne distacca nettamente, criticando anzi spesso Cartesio in modo più o meno diretto.<ref name=scribano_143>{{cita|Scribano|p. 143.}}</ref>
== Il metodo geometrico ==
{{Citazione|L'assiduo manoscritto / aspetta, già pregno d'infinito. / Qualcuno costruisce Dio nella penombra. / Un uomo genera Dio. È un ebreo / di tristi occhi e di pelle olivastra / [...]. Il mago insiste e foggia / Dio con geometria raffinata; / dalla sua debolezza, dal suo nulla, / seguita a modellare Dio con la parola.|da ''Baruch Spinoza'', di [[Jorge Luis Borges]]<ref>Citato in Filippo Mignini, ''Un «segno di contraddizione»'', in {{cita libro|autore=Baruch Spinoza
L'opera è fortemente sistematica; essa si propone di trattare tutti i campi di indagine della filosofia scandendoli in cinque parti (su Dio, la mente, le passioni, la schiavitù dell'uomo nei loro confronti e la possibilità della sua liberazione da esse) corrispondenti a un percorso che, partendo dalle questioni più fondamentali della metafisica, conduce fino all'etica con il preciso obiettivo di formulare una teoria della beatitudine umana.<ref>{{cita|Scribano|pp. 7-8.}}</ref>
Riga 46:
La prima parte dell<nowiki>'</nowiki>''Etica'' di Spinoza è dedicata a definire la sostanza e Dio e a dedurre, a partire da tali definizioni,
{{q|[...] la natura di Dio e le sue proprietà, e cioè che esiste necessariamente; che è unico; che è ed agisce per la sola necessità della sua natura; che è causa libera di tutte le cose e in qual modo; che tutte le cose sono in Dio e dipendono da lui in modo tale che senza di lui non possono né essere, né essere concepite; e, infine, che tutte le cose sono state predeterminate da Dio non secondo la libertà della sua volontà, ossia per suo assoluto beneplacito, ma secondo la sua assoluta natura ossia infinita potenza. (E I, appendice)<ref name=giancotti>{{cita
=== Definizioni e assiomi: la sostanza, Dio, gli attributi ===
Riga 59:
=== ''Deus sive Natura'' e il determinismo ===
[[File:Frans_Hals_-_Portret_van_René_Descartes.jpg|thumb|upright|Cartesio (qui ritratto nel 1649) fu il pensatore da cui Spinoza fu influenzato in modo più diretto.<ref name=scribano_143/>]]
Il fatto che Dio sia infinito e che sia l'unica sostanza esistente implica che nulla esiste al di fuori di Dio: «tutto ciò che è, è in Dio e niente può essere né essere concepito senza Dio» (E I, p15)<ref name=giancotti/> e «le cose particolari non sono altro che affezioni degli attributi di Dio, ossia modi con i quali gli attributi di Dio si esprimono in un modo certo e determinato» (E I, p25c).<ref name=giancotti/> Dio viene così identificato con la stessa natura, secondo il famoso motto ''[[Deus sive Natura]]'' (estrapolato da E IV, p4d):<ref>{{cita|Scribano|p. 27.}}</ref> egli «è causa [[Immanenza|immanente]], e non [[Trascendente|transitiva]], di tutte le cose» (E I, p18).<ref name=giancotti/> Da un lato, Spinoza afferma che, benché l'essenza di Dio sia espressa da infiniti attributi, l'intelletto umano riesce a cogliere solo i due che già [[Cartesio]] aveva riconosciuto come gli unici di cui noi esseri umani partecipiamo, cioè pensiero ed estensione; i quali sono concepiti indipendentemente l'uno dall'altro ma, al contrario di quanto avveniva in Cartesio, non corrispondono a due distinte sostanze, essendo di fatto due diversi punti di vista sotto cui viene colta la stessa sostanza: il che è comprovato dall'unità dell'ordine causale che si esprime nell'estensione (cioè nei corpi) e nel pensiero (cioè nelle idee).<ref>{{cita|Scribano|pp. 20-26.}}</ref> Dall'altro lato, l'autore assume una posizione radicalmente estranea alla tradizione filosofica giudaico-cristiana da cui prende le mosse, cioè sostiene che a Dio compete quella estensione che già da [[Aristotele]] era stata considerata inscindibile dalla corporeità; aggiungendo, contro le obiezioni di chi sosteneva l'incompatibilità dell'infinità di Dio con una sua presunta estensione – incompatibilità che sarebbe dovuta alla divisibilità dell'estensione e all'indivisibilità dell'infinito – che non l'estensione in quanto attributo, e cioè in quanto infinita, è divisibile, ma i corpi singoli, che non sono che le modificazioni finite dell'estensione.<ref>{{cita|Scribano|pp. 27-31.}}</ref>
Riga 91:
=== La finitezza dell'uomo e il parallelismo di mente e corpo ===
[[File:Leibniz Hannover.jpg|thumb|upright|Gottfried Wilhelm von Leibniz entrò in contatto diretto con Spinoza e intrattenne con lui un fecondo rapporto epistolare, grazie al quale i due discussero argomenti scientifici e filosofici.<ref>{{cita|Nadler|pp. 172, 329.}}</ref>]]
«Dico che appartiene all'essenza di ciascuna cosa [...] ciò senza cui la cosa e, viceversa, ciò che senza la cosa non può né essere, né essere concepito» (E II, d2).<ref name=giancotti/> Con questa definizione, Spinoza vuole ribadire la distanza tra le cose finite e Dio, escludendo che qualcuno possa pensare che, poiché tutte le cose singole (non potendo essere concepite per sé) devono essere concepite per mezzo di Dio, Dio debba far parte dell'essenza delle cose singole. Affinché qualcosa faccia parte dell'essenza di qualcosa d'altro, infatti, bisogna che il rapporto di dipendenza sia bidirezionale: ma poiché Dio può essere ed essere concepito anche senza le cose finite, non è contenuto nella loro essenza.<ref name=scribano_50-51>{{cita|Scribano|pp. 50-51.}}</ref> Tanto le cose dipendono da Dio, quanto Dio dipende solo da se stesso. Sia Dio che le cose singole sono necessari, ma la necessità attiva ed eterna della sostanza assolutamente infinita (la cui essenza implica l'esistenza) non deve essere confusa con quella passiva e diveniente degli enti finiti (le cui essenze non implicano l'esistenza).<ref name=scribano_50-51/> Detto ciò, l'uomo è una cosa singola, un ente finito, e come tale la sua essenza non implica l'esistenza (E II, a1).
Riga 220:
== Fortuna dell'opera ==
[[File:Spinoza's seal "Caute".svg|thumb|upright|Il sigillo personale che Spinoza apponeva in calce alle sue lettere, con il motto ''Caute'' («cautamente», «con prudenza» in latino).]]
Spinoza aveva cominciato a essere considerato come un pensatore [[Eterodossia|eterodosso]], o addirittura eversivo, già dall'epoca della pubblicazione del ''Trattato teologico-politico'', se non prima.<ref name=scribano_5/> Le prime reazioni suscitate dall<nowiki>'</nowiki>''Etica'' negli anni immediatamente successivi alla sua pubblicazione non invertirono la tendenza: esse anzi andavano perlopiù nella direzione di accusare Spinoza di essere un [[ateo]]. Soprattutto il contenuto della prima parte, con la negazione di alcune proprietà fondamentali del Dio delle concezioni tradizionali (come la provvidenza, la bontà, la libertà della volontà), era alla base di queste accuse. Addirittura, l'importanza dell'influenza di [[Cartesio]] su Spinoza e la ripresa da parte di [[Nicolas Malebranche|Malebranche]] di alcune categorie spinoziane fecero sì che questi due filosofi, insieme ad altri, fossero associati a Spinoza stesso nell'accusa di ateismo. [[Gottfried Wilhelm von Leibniz|Leibniz]] studiò approfonditamente Spinoza, dal quale tentò di distaccarsi pur adottando alcuni punti di vista simili ai suoi, per esempio a proposito del determinismo.<ref>{{cita|Scribano|p. 164-166.}}</ref>
Riga 239:
Tra l'Ottocento e il Novecento, anche per via della riedizione delle opere di Spinoza (e addirittura della riscoperta di una di esse, il ''Breve trattato'', nel [[1851]]), si ebbe una proliferazione degli studi spinoziani in generale e sull<nowiki>'</nowiki>''Etica'' in particolare.<ref>{{cita|Ravera|pp. 205-210.}}</ref> Rilevante, nel XX secolo, fu l'influenza della filosofia di Spinoza su [[Giovanni Gentile]], che curò un'importante edizione italiana dell<nowiki>'</nowiki>''Etica'' pubblicata nel [[1915]],<ref>{{cita libro|autore=Gabriele Turi |titolo=Giovanni Gentile: una biografia |editore=Giunti |città=Firenze |anno=1995 |pagina=137 |isbn=88-09-20755-6 |url=http://books.google.it/books?id=KaHCNhRhCuAC&dq=gentile+spinoza&hl=it&source=gbs_navlinks_s |accesso=31 ottobre 2013}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Alessandro Savorelli |capitolo=Gentile e la storia della filosofia moderna |titolo=Giovanni Gentile: la filosofia italiana tra idealismo e anti-idealismo |altri=a cura di Piero Di Giovanni |editore=FrancoAngeli |città=Milano |anno=2003 |pagina=42 |isbn=88-464-5101-5 |url=http://books.google.it/books?id=FsLJdBSWc8cC&dq=gentile+spinoza&hl=it&source=gbs_navlinks_s |accesso=31 ottobre 2013}}</ref> e su [[Piero Martinetti]], che ebbe Spinoza tra i punti di riferimento che lo portarono a sviluppare il suo «spiritualismo metafisico di stampo razionalistico».<ref>{{cita libro|autore=[[Giovanni Fornero]], Salvatore Tassinari |titolo=Le filosofie del Novecento |editore=Bruno Mondadori |città= |anno=2002 |pagine=245-246 |isbn= |url=http://books.google.it/books?id=ZbkwVoMhNQoC&dq=spinoza+martinetti&hl=it&source=gbs_navlinks_s |accesso=31 ottobre 2013}}</ref> Degno di nota è il commento con cui [[Giorgio Colli]] introdusse l'edizione italiana del [[1959]]:
{{Citazione|L<nowiki>'</nowiki>''Etica'' richiede lettori non pigri, discretamente dotati e soprattutto che abbiano molto tempo a loro disposizione. Se le si concede tutto questo, in cambio offre molto di più di quello che ci si può ragionevolmente attendere da un libro: svela l'enigma di questa nostra vita, e indica la via della felicità, due doni che nessuno può disprezzare.<ref>Giorgio Colli, ''Presentazione'', in {{cita libro|autore=Baruch Spinoza
== Note ==
|