Domenico di Sora: differenze tra le versioni

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Fu affidato sin da fanciullo ai monaci benedettini di San Silvestro Curasero<ref>Il Monastero di San Silvestro Curasero era un cenobio benedettino situato presso le mura dell'antica [[Foligno]], oggi distrutto (Jacobilli, ''Vita di San Domenico da Foligno'', Foligno 1645, p. 57-58).</ref>, dove seguì regolarmente gli studi di retorica, musica ed aritmetica, entro i dettami della [[Regola di San Benedetto]]. Quando giunse a maturità, inizia il suo percorso spirituale in [[Sabina]], dove l'abate Donnoso<ref>Donnoso o, altrove, Dionisio, probabilmente per deformazione del primo nome.</ref> stava realizzando un monastero dedicato alla Madre di Dio<ref>«''Sanctae Dei Genitricis Virginis dedicato''», cioè: dedicato alla Santa Vergine Madre di Dio. Alberico 15-16</ref>, nel luogo dove un tempo esisteva un simulacro del dio [[Amon|Ammone]], perciò chiamato dopo l'evangelizzazione dei pagani ''Petra Demone''<ref>''ibidem''. Oggi ''Santa Maria in Pietra Demone'', un borgo fortificato nel comune di [[Scandriglia]], di cui oggi restano solo i ruderi.</ref>, e là per la prima volta sperimentò l'isolamento di un romitorio. Nel 974 prese i voti e diventa effettivamente [[Ordine di San Benedetto|monaco benedettino]] ed infine sacerdote, quando probabilmente viene inviato in Campania, a [[Montecassino]], da Donnoso, nel monastero che rinasceva sotto la gestione di [[Aligerno (abate)|Aligerno]]<ref>Taglienti A., ''Il monastero di Trisulti e il Castello di Collepardo'', pp. 20-21. Il primo a pensare che Domenico abbia trascorso parte della sua vita a [[Montecassino]] è [[Luigi Tosti]] (Tosti L., ''Vita di S. Domenico Abate dell'ordine di S. Benedetto'', Napoli 1856), seguito quindi anche dal Taglienti. Nelle agiografie storiche però non c'è traccia di questo soggiorno cassinate.</ref>, o più probabilmente matura la vocazione all'ascesi degli eremi nella sola [[Sabina]]<ref>Alberico, ''op. cit.'', 19-31.</ref>.
 
===Predicazione ede attività monastica===
[[File:Affresco eremo di San Domenico.jpg|300px|thumb|Affresco dell'[[eremo di San Domenico]] a [[Villalago]]]]
[[Luigi Tosti]] e con lui Atanasio Taglienti, nelle loro ricostruzioni della vita di Domenico, ipotizzano che il santo coltivò a Montecassino quegli studi che la regola benedettina prescriveva per la formazione spirituale dei monaci, fra cui, oltre ad un più profondo incontro con i classici, gli esercizi della solitudine e la predicazione volgare.<ref>Taglienti A., ''ibidem''.</ref> La sua attività monastica riscosse così subito fama presso le popolazioni e il clero cittadino, e quindi al soggiorno cassinate sarebbe seguito, per volontà stessa del monaco, un lungo periodo di ritiro ai confini del [[Abbazia di Farfa|territorio farfense]], là dove aveva trascorso il suo noviziato, attirando anche questa volta l'interesse del popolo, dei contadini, dei pastori e dei singori locali<ref>Taglienti A., ''op. cit.'', pp. 23-25.</ref>. Di nuovo a ''Petra Demone'', ebbe l'autorizzazione da [[papa Giovanni XV]] per costruire il suo primo monastero, con l'appoggio del feudatario Uberto<ref>Uberto fu [[marchese]], «''Hubertus marchio''», in Alberico, ''op. cit.'', 24.</ref>, che amministrava il latifondo dei [[Crescenzi]] in [[Sabina]], allora in lotta contro i monaci di Farfa<ref>Taglienti A., ''ibidem.'' Il Taglienti sembra indivinduare in Petra Demone la località della prima fondazione cenobitica di Domenico, confondendo il luogo di culto pagano con un non meglio identificato santuario benedettino dedicato a «Sant'Ammone» dimenticando completamente l'agiografia di [[Alberico di Montecassino|Alberico]], che invece riconosce nello stesso luogo semplicemente un romitorio del monastero di Donnoso, il primo ritiro del santo fulginate. Alberico poi ambienta nella sola Sabina la formazione spirituale di Domenico, concretizzatasi nella fondazione di [[Abbazia di San Salvatore minore|San Salvatore]], presso [[Scandriglia]]. Cfr. Alberico, ''op. cit.'', 23-31</ref>. In un'epoca in cui le attività monastiche erano fortemente influenzate dalle numerose ricostruzioni rurali, l'opera di Domenico fu sostenuta dal potere laico che beneficiava della produzione economica dei nuovi cenobi per sostenere l'insediamento di nuova popolazione nelle valli appenniniche e il cosiddetto «[[incastellamento]]»<ref>Immonen Teemu, ''Il culto di San Domenico di Sora nel Secolo XI'', atti del convegno...</ref>. Il monastero fu dedicato a [[Abbazia di San Salvatore minore|San Salvatore]], oggi conosciuto come ''San Salvatore minore'', e ne fu abate fino alla nomina del suo successore, un tale Costanzo.