Cesare Magati: differenze tra le versioni
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Sebbene l'esperienza ospedialiera sia stata importante per l'evoluzione del pensiero di Magati, essa non fu la sola ad influire sulle sue concezioni. Nonostante egli riveli espressamente nelle sue opere di rifarsi principalmente ad alcuni chirurghi pratici romani<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 16</ref>, comunque è difficile credere che non si sia basato su alcun fondamento teorico. I principali medici e studiosi ai quali le sue opere si rifanno sono: [[Girolamo Fracastoro]], [[Ambroise Parè]] e [[Paracelso]].
Fracastoro riteneva che l'aria (composta, secondo lui, da ''atometti'' piccolissimi e quasi invisibili) fosse nociva per la cura delle ferite nei malati (difatti, secondo lo studioso, la diffusione negli ospedali dell'[[antrace]] era da riferirsi proprio a questo)<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 17</ref>. La concezione che l'aria fosse non un alleato (idea diffusa a quel tempo tra i maggiori medici e chirurghi) ma un potente ostacolo alla guarigione delle ferite venne presa in toto da Magati a sostegno del suo metodo. Infatti, nel capitolo 53 del secondo libro del ''De medicatione vulnerum'', Magati dice:
{{quote|[...] l'aria s'attacca con le sue puntine acide e nitrose sulla superficie esterna dell'osso stesso, che sotto l'azione di queste particelle dell'aria si altera e diventa cariato.<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 18</ref>.
(Cesare Magati)}}
Tuttavia Fracastoro non dà precise disposizioni riguardo la cura delle ferite: per esempio a volte ammette che è conveniente estrarre dal corpo eventuali corpi estranei, altre volte ritiene che è meglio lasciare che la natura faccia il suo corso. Demanda dunque al chirurgo operante il giudizio sul da farsi, e non scrive nessun trattato specialistico sulla materia, a differenza di Magati.
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