Enrico II di Guisa: differenze tra le versioni
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Cospirò contro il [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|cardinale Richelieu]] con [[Luigi di Borbone-Soissons|Luigi di Borbone, conte di Soissons]] e combatté a fianco di quest'ultimo la [[battaglia della Marfée]] (6 luglio [[1641]], nei pressi di [[Sedan]]), nella quale Luigi di Borbone-Soissons fu ferito a morte. Per la sua condotta fu condannato a morte ed ebbe i suoi beni confiscati, riuscì a sfuggire alla pena scampando nelle [[Fiandre]]. Perdonato dal re, tornò in [[Francia]] nel [[1643]] e recuperò il ducato di Guisa, mentre la madre riceveva quello di Joinville.
Rinnovando le pretese della sua famiglia sul [[Regno di Napoli]], partecipò alla rivolta di [[Masaniello]] nel [[1647]], e governò per sei mesi la cosiddetta ''[[Repubblica Napoletana (1647)|Reale Repubblica di Napoli]]'' sotto
Già all'inizio del suo governo, [[Gennaro Annese]] gli delegò soltanto il comando militare, con i medesimi poteri con cui "il Serenissimo [[Principe d'Orange]] difende la Repubblica e Stati populari d'Olanda"<ref>Le leggi, Conti, cit. p.114</ref>. Questa formula limitava al massimo l'azione del Guisa che peraltro, nel giuramento di fedeltà alla repubblica - prestato solennemente nel [[Cattedrale di Napoli|Duomo di napoli]] alla presenza del [[Ascanio Filomarino|cardinale Ascanio Filomarino]] (17 novembre [[1647]]) - s'era obbligato ad abbandonare la carica "sempre che riceverà ordini da detta Serenissima Repubblica"<ref>Le leggi, Conti</ref>. Già pochi giorni dopo l'insediamento, [[Antonio Basso]] gli aveva dovuto ricordare, presumibilmente con toni non del tutto amichevoli, che il suo compito era quello di fondare la repubblica e creare il senato, e null'altro.
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