Cimarroni: differenze tra le versioni
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Oggi, l'espressione [[lingua inglese|anglofona]] '''''Maroon''''' viene usata soprattutto per indicare le comunità e le etnie che discendono dai primi cimarroni. Comunità del genere si trovano in [[Nordamerica|Nord]], [[Centroamerica|Centro]], e [[Sudamerica]], dal bacino del [[Rio delle Amazzoni]] alla [[Carolina del Nord]]. In [[Guyana]] e [[Suriname]] (dove i maroon sono anche noti "Djukas" o "negri dei boschi"), grandi comunità maroon vivono ancora nelle foreste o si sono spostate verso le città, mantenendo comunque in qualche misura la loro identità culturale. La più grande comunità ''maroon'' del Nordamerica è quella dei [[Seminole Neri]] in [[Florida]], nata dall'alleanza dei cimarroni con la tribù dei [[Seminole]].
== Etimologia ==
Nella variante [[Hispanidad#L'hispanidad nel mondo#America|americana]] della [[lingua spagnola]] il vocabolo ''cimarrón'' indica genericamente qualsiasi animale importato dai colonizzatori nelle Americhe/[[Antille]] si sia dato alla macchia (''cimarra'' significa appunto "[[boscaglia]]"): [[canis lupus familiaris|cani]] (tale è il caso del [[cimarrón uruguayo]], cane rinselvatichitosi in [[Uruguay]]), [[bos taurus|buoi]]<ref>Butel, Paul (1983), ''I pirati dei Caraibi : le favolose gesta della filibusta nei mari dell'America Centrale'', Milano, Mondadori, pp. 89-99 : Il fenomeno dei [[bos taurus|buoi]] rinselvatichitisi, a [[Santo Domingo]] come nel resto delle [[Antille]], fu fondamentale per l'originarsi dei [[bucanieri]]. "Gli stranieri che visitarono le Antille all'inizio del secolo XVII, furono colpiti dal numero straordinario di mandrie erranti nelle savane dell'isola [Santo Domingo]" (''Cit.'', p. 90). </ref>, [[Equus caballus|cavalli]]<ref>La fuga di [[Equus caballus|cavalli]], nella [[Nuova Spagna]] ([[Messico]]), fu alla base del successivo sviluppo della razza [[mustang]].</ref>, ecc.<br />
Il termine passò poi ([[1540]]) ad indicare anche la "carne umana" di proprietà dei ''conquistadores'' fuggita nell'entroterra per riscattare la propria libertà. Il vocabolo ''cimarrónes'' veniva spesso abbreviato in ''marrónes'', da cui ''maroon'' in [[lingua inglese]].
Il vocabolo "cimarroni", adattato direttamente dall'originale spagnolo, appare nella [[lingua italiana]] sin dal [[XVII secolo]] per tramite delle relazioni dei missionari cattolici nelle Americhe<ref>A titolo di esempio: Garzia, Francesco (1686), ''Istoria della conuersione alla nostra santa fede dell'Isole Mariane, dette de' Ladroni nella Vita, Predicatione, e morte gloriosa per Christo del venerabile Padre Diego Lvigi di Sanvitores...'', Napoli, per Camillo Cavallo e Michele Luigi Mutij, pp. 123-133.</ref>. D'uso ancora abbastanza comune nel XIX secolo<ref>AAVV (1853), ''Storia naturale illustrata del regno animale, tratta dalle opere dei più distinti e moderni naturalisti italiani e stranieri'', v. I, Venezia, Antonelli, p. 129.</ref>, è oggi considerato vocabolo raro ma non antico<ref>Marri, Fabio (1997), ''La lingua del «Cristianesimo felice»'', in Harro Stammerjohann,Hans-Ingo Radatz [a cura di] (1997), ''Italiano: lingua di cultura europea : atti del simposio internazionale in memoria di Gianfranco Folena'', Tubinga, Naar, p. 177.</ref>.
== Storia ==
[[File:Cimarrón.JPG|thumb|right|Cimarrone in fuga - disegno del [[XVIII secolo]].]]
La colonizzazione spagnola delle Americhe utilizzò fin dal principio manodopera schiavile. Non si trattava però delle masse di uomini e donne cui si ricorse nella seconda metà del XVII secolo nelle grandi piantagioni di [[canna da zucchero]]. Per parte loro, fin da subito, gli schiavi africani hanno cercato di sfuggire al loro destino, non tanto con la rivolta quanto con la fuga e la conseguente pratica del [[banditismo]]<ref>Butel (1983), p. 276 : "Nei caraibi, isole come la Giamaica e San Domingo hanno visto il banditismo assumere dimensioni enormi sin dalla fine del secolo XVII".</ref>, organizzandosi in comunità clandestine.
I ''cimarrónes'' assursero a fenomeno sociale nelle colonie intorno al [[1540]], quando il vocabolo assunse il suo significato. Un ventennio dopo, le comunità di schiavi fuggiaschi dovevano essere ormai divenute un problema, quanto meno a [[Cuba]], se gli spagnoli iniziarono a selezionarvi una [[razze canine|razza canina]] ''[[ad hoc]]'' con il compito di stanare i cimarroni: il [[dogo cubano]].<br /> L'effettiva pericolosità dei ''marrónes'' nella gestione delle Antille divenne evidente nel [[1571]] quando, durante la sua celebre spedizione contro [[Nombre de Dios]], il [[corsaro]] [[Francis Drake]] venne appunto supportato dagli schiavi africani fuggiaschi, decisi a vendicarsi degli odiati padroni spagnoli, durante l'attraversamento delle foreste antillesi<ref>Butel (1983), pp. .</ref>.
Il numero di cimarroni s'intensificò intorno alla metà del Seicento per due motivi:<br />
# il
# tra il [[1650]] ed il [[1660]], il crollo del prezzo degli schiavi africani al banco della [[Barbada]] favorì il definitivo passaggio delle piantagioni antillesi dal salariato allo schiavismo<ref>Butel (1983), pp. 252-259.</ref>.
Nel rapido volgere di un decennio, il numero di schiavi africani nelle Antille crebbe vertiginosamente con conseguente aumento delle fughe.<br />
In '''[[Messico]]''', le regioni montagnose di [[Veracruz (stato)|Veracruz]] iniziarono a riempirsi di cimarroni. <br />
In '''[[Brasile]]''' s'intensificò il fenomeno dei ''[[quilombo]]s'', comunità di schiavi fuggiaschi rifugiatisi nella foresta pluviale, in particolare negli attuali stati dell'[[Amazonas (Brasile)|Amazonas]], [[Bahia (stato)|Bahia]], [[Goiás]], [[Mato Grosso]], [[Minas Gerais]], [[Pará]], [[Rio de Janeiro]] e [[São Paulo]]. Il più famoso, il '''''[[Quilombo di Palmares]]''''', divenne un vero e proprio stato, occupante una vasta area nella zona nordorientale del Brasile, tra gli odierni stati dell'[[Alagoas]] e [[Pernambuco]], arrivando a contare 30.000 abitanti. Era un regno retto da un [[sovrano]] di nome ''[[Zumbi]]'' che resistette per quasi un secolo come nazione indipendente, per essere poi cancellato da un esercito europeo alleato composto di [[portoghesi]], [[olandesi]], [[inglesi]] e altri.<br />
In '''[[Giamaica]]''', i cimarroni si unirono agli ''indios'' [[arawak]] e [[miskito]], combattendo poi contro la schiavitù e per l'indipendenza dell'isola dalla Gran Bretagna. L'unico eroe nazionale giamaicano donna, [[Granny Nanny]], era il ''leader'' dei cimarroni giamaicani nel [[XVIII secolo]], ed ebbe un ruolo fondamentale nella [[Prima guerra dei cimarroni]] nel [[1731]].<br />
Anche nel sud della '''[[Florida]]''' i cimarroni si unirono agli ''indios'' locali, i [[Seminole]], dando origine ai [[Seminole Neri]] (ing. ''Black Seminole'') ma si trattò di un insediamento "programmato". Gli spagnoli incoraggiarono l'insediamento degli africani fuggiaschi nelle paludi affinché affiancassero/soppiantassero l'elemento ''indios'' onde porre un freno all'espansione verso sud degli [[Stati Uniti d'America]]. Sin dal [[1689]], gli schiavi africani erano fuggiti dal [[South Carolina]] in Florida in cerca di libertà. Gli spagnoli li rilocalizzarono nelle loro terre dando così origine all'etnia [[Gullah]]<ref>Opala, J.A. ''Black Seminoles - Gullahs Who Escaped From Slavery. The Gullah: Rice, Slavery, and the Sierra Leone-American Connection'', Gilder Lehrman Center Website (Yale University) [http://www.yale.edu/glc/gullah/07.htm ]</ref>. Nel [[1693]], [[Carlo II di Spagna]] garantì ai cimarroni la libertà in cambio di un servizio di milizia in supporto ai coloni spagnoli di [[St. Augustine (Florida)]]<ref>Landers, Jane (1999), ''Black Society in Spanish Florida'', Urbana, University of Illinois Press, p. 25.</ref>. Nel [[1738]], quei medesimi cimarroni ottennero la libertà di costituire una propria comunità a Gracia Real de Santa Teresa de Mosé, la prima libera comunità di [[afro-americani]] sul territorio degli attuali USA.
== Cultura ==
Molti degli schiavi che fuggivano erano appena giunti dall'Africa, conseguentemente, le comunità che da essi discendono hanno conservato molti tratti culturali del paese d'origine dei loro fondatori: l'uso di [[erbe medicinali]], pratiche [[magia|magiche]] e [[religione|religiose]], giochi (per esempio [[mancala]], vedi l'[[Adji-boto]]) e la stessa [[lingue africane|lingua]]. Spesso, soprattutto nella zona dei [[Caraibi]], gli schiavi si univano alle comunità tribali locali [[amerindi
La nascita di comunità cimarrone è spesso coincisa con la nascita di nuove lingue. In particolare, molti cimarroni parlano [[lingua creola|lingue creole]] derivate da lingue europee e africane. Esempio importante in questo senso è il [[lingua saramaccana|saramaccano]], parlato dai [[Saramaccani]] del [[Suriname]].
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
=== Fonti ===
* Garzia, Francesco (1686), ''Istoria della conuersione alla nostra santa fede dell'Isole Mariane, dette de' Ladroni nella Vita, Predicatione, e morte gloriosa per Christo del venerabile Padre Diego Lvigi di Sanvitores...'', Napoli, per Camillo Cavallo e Michele Luigi Mutij [http://books.google.it/books?id=BJxRheNYz7YC&pg=PA122&dq=cimarroni&hl=it&sa=X&ei=iQ7AUpztCdCDyAPO_oGwCg&ved=0CEoQ6AEwAQ#v=onepage&q=cimarroni&f=false].
=== Studi ===
* Butel, Paul (1983), ''I pirati dei Caraibi : le favolose gesta della filibusta nei mari dell'America Centrale'', Milano, Mondadori.
* Campbell, Mavis Christine (1988), ''The Maroons of Jamaica, 1655–1796 : a history of resistance, collaboration & betrayal'', Granby, Bergin & Garvey, ISBN 0-89789-148-1.
* Dallas, R.C. (1803), ''The History of the Maroons, from Their Origin to the Establishment of Their Chief Tribe at Sierra Leone'', Londra, Longman.
* Honychurch, Lennox (1995), ''The Dominica Story'', Londra, Macmillan, ISBN 0-333-62776-8.
* Learning, Hugo Prosper (1995), ''Hidden Americans : Maroons of Virginia'', New York, Carolinas Garland Publishing, ISBN 0-8153-1543-0.
* Price, Richard [a cura di] (1973), ''Maroon Societies : rebel slave communities in the Americas'', Garden City (NY), Anchor Books, ISBN 0-385-06508-6.
* Sergey Slepchenko (2009), ''Nations of Latin America'', Phoenix, Rostov-on-Don, ISBN 92-86-36414-2.
* Thompson, Alvin O. (2006), ''Flight to Freedom : African runaways and maroons'', Kingston, Americas University of West Indies Press, ISBN 976-640-180-2.
== Altri progetti ==
{{Commons category|Maroon culture in Suriname}}
{{Portale|Conquista spagnola delle Americhe}}
== Collegamenti esterni ==
* {{en}}[http://www.folklife.si.edu/resources/maroon/presentation.htm La cultura maroon nelle Americhe]
[[Categoria:Antropologia sociale]]
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