Arbogaste: differenze tra le versioni

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Nel 388, però, mentre era impegnato nella campagna finale contro [[Magno Massimo]] (usurpatore e uccisore di Graziano), Teodosio incaricò Arbogaste di occuparsi dell'esercito di [[Flavio Vittore]], figlio e co-imperatore di Massimo, che il generale sconfisse e uccise. Dopo la vittoria su Massimo, Teodosio rimase a Milano, e mise Valentiniano a capo delle province galliche; Arbogaste, che evidentemente godeva della fiducia di Teodosio, fu scelto quale tutore dell'imperatore.
 
I rapporti tra Valentiniano e il suo generale erano molto tesi; oltre a consolidare il proprio potere militare con una vittoriosa campagna contro i [[Franchi]], Arbogaste iniziò a mettere uomini a lui fedeli nei posti chiave dell'amministrazione imperiale, tanto che Valentiniano, privo di potere effettivo e costretto a restare nella capitale, [[Vienne (Francia)|Vienne]], era a tutti gli effetti un prigioniero.
 
Il contrasto si esacerbò dopo il 391, quando Teodosio tornò a Costantinopoli restituendo il controllo della parte occidentale a Valentiniano, il quale però non poté lasciare Vienne. D'altro canto, sorsero anche conflittualità religiose: Valentiniano, sotto l'influenza di [[Ambrogio da Milano]], si avvicinava sempre più a posizioni ortodosse; Arbogaste, al contrario, era il punto di riferimento del «partito» pagano a corte. Quando, ad esempio, alcuni inviati del [[Senato romano]] giunsero a Vienne per chiedere la restaurazione dell'[[Altare della Vittoria]] nella [[Curia Iulia|Curia]], rimozione voluta da Graziano in segno anti-pagano, Valentiniano II ignorò il parere di Arbogaste e su consiglio di Ambrogio rifiutò la concessione.