Domenico Cotugno: differenze tra le versioni

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====Sguardo generale====
Figlio di Michele e Chiara Assalemi si sa ben poco della sua infanzia: proveniva da una famiglia di modesti agricoltori di [[Ruvo di Puglia]], fu accudito da una sorella della madre e familiarizzò con un [[Ordine dei Frati Minori Cappuccini|cappuccino]], frate Paolo, che lo aiutò nei primi anni di formazione, soprattutto presso il [[Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi|Seminario vescovile]] di [[Molfetta]]. Una volta ritornato a casa, si dedicò, per lo più da autodidatta, alla [[matematica]] e alla [[filosofia]]. La preparazione che ricevette nella cittadina natale fu prettamente umanistica e limitata a poche conoscenze scientifiche, anche se nel frattempo crebbe in lui la passione per le [[scienze naturali]] e per la [[medicina]]: è noto che, non potendo effettuare osservazioni dirette sui [[cadaveri]], studiasse l'[[anatomia]] sugli animali che egli stesso sezionava<ref>A. Borrelli, ''Istituzioni scientifiche Medicina e società. Biografia di Domenico Cotugno'', [[Leo S. Olschki]], Firenze 2000, p. 13.</ref>.
All'età di 16 anni si trasferì a [[Napoli]], dove fu introdotto alla [[fisica]] e alla medicina, e da allora Cotugno non ritornò più nella cittadina pugliese. Nella città [[Campania|campana]] conobbe [[Antonio Genovesi]], il quale lodò il giovane per «la bella scoverta degli acquedotti dell'orecchio»<ref>''Ivi'', p. 18.</ref>. La stima era reciproca, in quanto Cotugno seguì la strada indicata dal filosofo di [[Castiglione del Genovesi|Castiglione]]: abbandonare le «sottigliezze» e la «ciarleria» per recuperare il valore pratico delle [[scienze]]<ref>''Ivi'', p. 16.</ref>. Dal [[1754]] divenne prima assistente poi medico dell'[[Complesso degli Incurabili|Ospedale degli Incurabili]], che fu la sua vera palestra di sperimentazione medico-scientifica, dove sostituì il titolare di [[chirurgia]], ammalato. Tale esperienza gli fornì l'occasione di sperimentare lo stretto legame tra anatomia e chirurgia.
 
Conseguita la [[laurea]] presso la [[Scuola medica salernitana]] nel [[1756]], incominciò ad impartire lezioni private di medicina, prima di tentare dei concorsi per l'insegnamento universitario, in particolare presso l'[[Università Federico II di Napoli|ateneo di Napoli]]. Qui, nel [[1758]], fu associato alla cattedra di notomia (anatomia descrittiva e patologica), della quale più tardi, appena trentenne, nel [[1766]], ottenne la titolarità. Ciò avvenne un anno dopo il suo viaggio, di circa tre mesi, per l'[[Italia]]. Del viaggio ha lasciato testimonianza nell'''Iter Italicum Patavinum'', che non è un insieme di considerazioni scientifiche ma un [[diario]] fatto di descrizioni [[paesaggio|paesaggistiche]] e vicende umane toccanti. Nell'opera non compaiono i motivi della sua peregrinazione, che però possono essere facilmente intuiti: il desiderio di conoscere nuove realtà geografiche e culturali, di lasciare la capitale dopo l'[[epidemia]] del [[1764]] a cui Cotugno aveva partecipato di persona e di incontrare gli [[scienziati]] che avevano discusso le sue teorie<ref>''Ivi'', p. 64.</ref>. A [[Roma]] visitò i principali [[monumenti]] con un accompagnatore, l'anatomista Natale Saliceti, dal quale volle sapere i particolari della vita di [[Giovanni Maria Lancisi]]. In effetti le caratteristiche delineate da Saliceti rappresentavano la figura ideale di [[medico]] professata da Cotugno: stare nelle grazie del [[Principe]], occuparsi di studi difficili, essere amato da tutti ma, al contempo, non amare nessuno.
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====L'attività scientifica====
[[File:Domenicocotugnomonumentoruvo.JPG|thumb|Monumento di Domenico Cotugno in piazza Cavallotti a Ruvo di Puglia]]
Domenico Cotugno fu protagonista di importanti scoperte neurologiche, grazie a un'intensa attività clinica e anatomica, e fin dall'inizio mostrò i suoi interessi per l'[[anatomia]] sottile, cioè la ricerca dei piccoli e nascosti meccanismi che compongono il nostro organismo<ref>''Ivi'', p.27.</ref>. In tutte le sue indagini egli seguì il metodo indicato nella sua prima opera: mostrare la natura delle cose così come gli era apparsa non una o due volte, ma centinaia di volte, nell'esame dei [[cadaveri]].
 
Nel ''De aquaeductibus auris humanae internae'' ([[1761]]) descrisse per primo il [[nervo naso-palatino]], gli [[acquedotti]] del [[vestibolo (anatomia)|vestibolo]] e della [[Coclea (anatomia)|chiocciola]] dell'[[orecchio interno]], dimostrando inoltre che il labirinto era pieno di liquido e privo di aria, come invece stabiliva una teoria secolare risalente ad [[Aristotele]]. Cotugno dimostrò che il suono si poteva propagare anche nei liquidi: nel vestibolo c'è un umore, il liquido endolabirintico. Ebbe il sostegno di varie personalità, tra cui il ricordato Giovan Battista Morgagni, ma incontrò numerose obiezioni, ''in primis'' quella dei membri dell'[[Accademia delle Scienze di Bologna]], i quali sostenevano che la [[linfa (zoologia)|linfa]] fosse un elemento patologico e che non si potesse provare che l'orecchio contenesse del liquido; anzi sembrava impossibile che potesse racchiudere l'elevata quantità di liquido indicata da Cotugno<ref>''Ivi'', p. 45.</ref>.
 
Nel ''De ischiade nervosa commentarius'' ([[1764]]) descrisse le cause e la sede della [[sciatica]], provocata da un'infiammazione del nervo sciatico per una sostanza acida proveniente dalla cavità cranica o spinale, e il liquido cefalorachidiano (detto anche, in suo onore, ''liquor Cotumnii''); riconobbe inoltre la presenza di [[albumina]] nelle urine dei nefritici e nella seconda parte dell'opera dedicò ampio spazio ai rimedi terapeutici, quali [[incisioni]] e [[salassi]]. Il libro venne pubblicato in ritardo a causa della [[febbre]] epidemica che colpì il Regno nel periodo estivo. Cotugno fece parte dei medici incaricati di fronteggiare l'[[epidemia]] e pose l'esigenza di differenziare le singole febbri con la necessità di usare cure specifiche.
La maggior parte di queste scoperte era stata compiuta prima che compisse 20 anni; ma il "De ischiade", non essendo in contrasto con i dettami dell'[[anatomia]] classica, non scatenò la bufera della prima opera.
 
Secondo [[Benedetto Croce]], Cotugno potrebbe essere stato il vero autore del celebre trattato ''Delle virtù e dei premi'' (il secondo del suo genere dopo ''Dei delitti e delle pene'' di [[Cesare Beccaria]]) che, uscito anonimo nel [[1766]], fu ristampato l'anno seguente, anche in [[lingua francese|francese]], recando come autore il giurista aquilano [[Giacinto Dragonetti]] e a questi sempre attribuito<ref>Cfr. [[Benedetto Croce|B. Croce]], ''Il libro "Delle virtù e dei premi" del Dragonetti'', in [[Benedetto Croce|Idem]], ''Nuove pagine sparse'', serie II, Ricciardi, Napoli 1948, pp. 235-237.</ref>.
 
Cotugno si interessò alla polemica sulla teoria di [[Albrecht von Haller]] sull'"irritabilità", proprietà specifica delle fibre muscolari, e sulla [[sensibilità]], proprietà specifica delle sole fibre nervose. Mentre entrambe si manifestano dopo uno [[stimolo]] solo la seconda provoca evidenti sofferenze. I contrasti sorsero nello stabilire le parti del corpo dotate dell'"irritabilità", individuate da Haller nel glutine delle fibre muscolari. Per gli halleriani mentre non si poteva conoscere la causa precisa di questo fenomeno, come avveniva per altri fenomeni fisici, la sua localizzazione era certa. Gli oppositori di questa teoria sostenevano che ciò fosse tutt'altro che scontato in quanto il glutine era presente in altre parti del corpo non dotate di "irritabilità"<ref>A. Borrelli, ''op. cit.'', p. 100.</ref>.
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==Pubblicazioni==
====In vita====
* ''De acquaeductibus auris humanae internae anatomica dissertatio'', ex typ. Simoniana, Neapoli 1761 (poi [[Vienna|Viennae]]e 1774, [[Bologna|Bononiae]] 1775 e ss.).
* ''De ischiade nervosa commentarius'', apud fratres Simonios, Neapoli 1764 (nuova ediz. [[Carpi]] 1768 e ss.).
* ''De sedibus variolarum syntagma'', apud fratres Simonios 1769 (poi Bononiae 1775 e ss.).
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====Lettere e documenti====
*P''er la storia dell'anatomia dell'orecchio. Lettere inedite di Domenico Cotugno e di Leopoldo Marcantonio Caldani'', a cura di G. Bilancioni, Stab. tip. Testa, [[Biella]] 1915.
*''Lettere del 1761 fra D. Cotugno e [[Giovanni Battista Morgagni|G.B. Morgagni]]'', a cura di L. Belloni, in «Physis», XII (1970), pp. 415-423&nbsp;415–423.
*''Domenico Cotugno: documenti d'archivio 1766-1833'', a cura di A. Borrelli, La città del sole, Napoli 1997.
 
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*A. Borrelli, ''Istituzioni scientifiche Medicina e società. Biografia di Domenico Cotugno (1736-1822)'', [[Leo S. Olschki]], Firenze 2000.
*[[Benedetto Croce|B. Croce]], ''Nuove pagine sparse'', serie II, Ricciardi, Napoli 1948.
*[http://books.google.it/books?id=9MoAAAAAYAAJ&pg=PA323&dq=Domenico+Cotugno&lr=#PPA323,M1 ''Domenico Cotugno (Necrologio)''], in «Atti del [[Reale Istituto d'Incoraggiamento di Napoli]]», t. V, Tip. Fernandes, Napoli 1834, pp. 323-333&nbsp;323–333.
*G. De Benedictis, ''Domenico Cotugno: un messaggio di oggi a duecentocinquanta anni dalla nascita'', Ariello, Napoli 1986.
*A. Iarrilli, ''Un medico nella Rivoluzione: Domenico Cotugno'', in A. Massafra (a cura di), ''Patrioti e insorgenti in provincia: il 1799 in Terra di Bari e Basilicata'', Bari 2002, pp. 193-210&nbsp;193–210.
*A.A. Scotti, [http://books.google.it/books?id=7RwPAQAAIAAJ&printsec=frontcover ''Elogio storico del cavalier D. Domenico Cotugno'', Stamperia Reale, Napoli 1823]
*B. Volpes [http://books.google.it/books?id=j0ADAAAAYAAJ&pg=PA212&dq=borgia&as_brr=1#PPA290, ''Cotugno (Domenico)''], in E. De Tipaldo (a cura di), ''Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII, e de' contemporanei'', vol. I, Alvisopoli, Venezia 1834, pp. 290-295&nbsp;290–295.
 
==Collegamenti esterni==