Paul Vidal de la Blache: differenze tra le versioni

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Nel [[1872]] presentò alla [[Sorbona]] una tesi di storia antica, in seguito pubblicata con il titolo ''Erode Attico. Studio critico sulla sua vita''. L'opera preludeva a un riorientamento del suo percorso di studi verso una disciplina ancora secondaria in Francia: la geografia che ebbe sotto il suo magistero un considerevole sviluppo.
 
Dopo la disfatta nella [[guerra franco-prussiana|guerra contro la Prussia]], iniziò in Francia un movimento per sviluppare questa disciplina nelle università francesi e nel sistema scolastico. La geografia che stava muovendo con Vidal in Francia i primi passi come scienza trovava come suoi modelli i geografi tedeschi Alexander von Humboldt, Ritter, Ratzel, Von Richthofen, storici (Michelet, Longnon) e geologi (Elie de Beaumont, Dufrenoy, Albert de Lapparent) per costruire una disciplina che dimostrasse il rapporto tra gli uomini e il loro ambiente. <ref>[http://www.larousse.fr/encyclopedie/personnage/Vidal_de_La_Blache/148818 In ''Enciclopedia Larousse'' alla voce "Paul Vidal de La Blache"]</ref>
 
Luogo simbolico della rinascita culturale nazionale fu l'università di [[Nancy]] - nata dallo spostamento delle facoltà universitarie di Strasburgo, ormai annessa al Reich - che accolse con favore come insegnante il giovane ricercatore Vidal che ne diviene professore nel [[1875]] dopo aver separato l'insegnamento della geografia da quello tradizionale con la storia.
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==Pensiero==
Per comprendere il pensiero di Vidal occorre rifarsi alla sua opposizione al [[positivismo]] di [[Comte]] e ai principi geografici sostenuti da [[Friedrich Ratzel]], in un primo tempo preso a modello dai geografi francesi. <ref>Claude Raffestin, ''Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio'', Alinea Editrice, 2005 p.122</ref> Per la scuola francese di Vidal le scienze della natura vanno distinte da quelle umane che si riferiscono all'ambito della libertà dell'uomo ma nella geografia bisogna considerare non solo lo spazio ma anche la dimensione del tempo inteso come un valore culturale.
 
Vidal quindi, dopo essersi accostato alla geografia intesa secondo il [[determinismo]] di scuola tedesca, formula un pensiero innovativo, che sarà successivamente denominato [[possibilismo geografico]] <ref>Espressione usata per la prima volta da [[Lucien Febvre]] ([http://www.sapere.it/enciclopedia/possibilismo.html In ''Sapere.it''])</ref>, secondo il quale l'uomo non è rigidamente vincolato dall'ambiente fisico, ma egli stesso è a sua volta un fattore geografico in grado di modellare e modificare il territorio.
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Il pensiero di Vidal risente del contesto storico della società francese alla fine del [[secolo XIX]]: la Francia ha perso la guerra con la Prussia che ha annesso i territori dell'Alsazia e della Lorena, vitali per lo sviluppo industriale. Non a caso proprio in questo periodo si creano cattedre e istituti universitari di geografia allo scopo di proporre una geografia, opposta a quella tedesca, che criticasse l'[[imperialismo]] tedesco e che allo stesso tempo difendesse gli interessi territoriali francesi e giustificasse la sua aspirazione espansionistica.
 
Per questo Vidal avanza una scienza geografica che sia adeguata agli interessi della borghesia francese al potere nella Terza repubblica. Così mentre Ratzel sostiene la potenza e l'autoritarismo statale e lo legittima, Vidal propugna idee più liberali e, segnalando la necessità della «neutralità del discorso scientifico», critica l'idea di Ratzel dello "[[spazio vitale]]" però alla stesso tempo fonda in Francia il settore specialistico della geografia coloniale <ref>Rachele Borghi, ''Geografia, postcolonialismo e costruzione delle identità'', ed. Unicopli, 2008 p.45</ref> supporto teorico del colonialismo francese.<ref>Cfr. John O'Loughlin, ''Dizionario di geopolitica'', Asterios Editore, 2000 </ref>
 
==Opere in lingua francese==
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== Bibliografia ==
*Jean-Louis Tissier, ''Vidal de La Blache (Paul) '', in Jacques Julliard, Michel Winock, ''Dictionnaire des intellectuels français'', Paris, Seuil, 1996, pp. 1156-1158&nbsp;1156–1158.
*Vincent Berdoulay, ''La formation de l'école française de géographie (1870-1914)'', Paris, CTHS, 1981.
*Vincent Berdoulay, Jacques Lévy, Olivier Soubeyran, ''Vidal de La Blache, Paul'', in Jacques Lévy, Michel Lussault , ''Dictionnaire de la géographie et de l'espace des sociétés, '' Paris, Belin, 2003, pp. 981-987&nbsp;981–987.
 
== Altri progetti ==