Pietro Fumel: differenze tra le versioni

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L'eco di questo bando arrivò anche a [[Londra]], dove il parlamentare lord [[Alexander Baillie-Cochrane]] affermò che «un proclama più infame non aveva mai disonorato i giorni peggiori del regno del terrore in Francia».<ref>Patrick Keyes O'Clery, ''The making of Italy'', Regan Paul, Trench, Trübner, 1892, p.301.</ref> Persino il suo più stretto collaboratore, l'ufficiale Auguste de Rivarol, rimase sconcertato dalle azioni di Fumel, tanto da annotare nelle sue memorie (''Nota storica sulla Calabria'') i suoi pensieri sulle atrocità volute dal colonnello. Il deputato [[Giuseppe Ricciardi (1808)|Giuseppe Ricciardi]] disse alla Camera il 18 aprile [[1863]]: «Questo colonnello Fumel si vanta d'aver fatto fucilare circa trecento briganti e non briganti».<ref>[[Giacomo Margotti]], ''[http://books.google.it/books?id=QGIvAAAAYAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false Memorie per la storia de' nostri tempi dal Congresso di Parigi nel 1856 ai primi giorni del 1863, Vol. 3]'', Stamperia dell'Unione tipografico-editrice, 1865, p.188.</ref> Anche [[Nino Bixio]], così come molti altri comandanti dell'esercito, presero le distanze dalle decisioni di Fumel.
 
Nonostante ciò, ricevette la cittadinanza onoraria da più cittadine calabresi:Cosenza, Bisignano, [[Roseto Capo Spulico]] e [[Amendolara]] nel 1862, [[San Marco Argentano]]<ref>{{cita web|url=http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/DEL8563.htm|titolo= Trascrizione integrale della cittadinanza onoraria di San Marco Argentano a Pietro Fumel}}</ref> l'anno successivo. Allontanato una prima volta dalla provincia di Cosenza per aver incriminato il barone Campagna di San Marco Argentano con l'accusa di favoreggiamento<ref>{{cita web|url=http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/cognomi_a_f/campagna.htm|titolo= La famiglia Campagna di San Marco Argentano}}</ref>, venne rimandato in Calabria nel 1866 come maggior generale ispettore con base a [[Rogliano (Italia)|Rogliano]]<ref>Cfr.Riccardo Giraldi, ''Il popolo cosentino e il suo territorio: da ieri a oggi'', Pellegrini Editore, 2003</ref>.
I metodi brutali del colonnello attirarono lo sdegno dell'opinione pubblica europea e, spinto principalmente dalle proteste del parlamento italiano e britannico, il governo decise di rimuoverlo dall'incarico.<ref>[[Francesco Mario Agnoli]], ''Dossier brigantaggio'', Controcorrente, 2003, p.91.</ref> Il re [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]], tuttavia, difese il suo operato e lo decorò con la [[medaglia d'argento al valor militare]]. Fumel soggiornò poi a [[Roma]] nella speranza di essere eletto [[senatore a vita]] dal sovrano sabaudo, tuttavia morì prima di poter sperare nel ricevere la nomina.