Francesco Colzi: differenze tra le versioni

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===Una tragica fatalità===
Dopo intensi e numerosi anni dedicati all’approfondimento delle tecniche chirurgiche e alla pratica di “innumerevoli” interventi (si parla di settemila interventi totali e addirittura di giornate lavorative in cui egli riusciva a compiere tra quindici e venti trattamenti chirurgici), nel 1903, a soli 48 anni, una tragica conseguenza di una battuta di caccia a cui lui stesso stava partecipando in prima persona, lo portò a ferirsi gravemente con il suo fucile all’ascella sinistra.<ref>Tonelli, "I Protagonisti dellaDella chirurgiaChirurgia fiorentinaFiorentina", op.cit., p. 131.</ref>
Grazie alla sua grande capacità intuitiva, sviluppata con anni di esperienza medica e chirurgica, capì subito che la soluzione migliore per evitare la proliferazione dell'infezione sarebbe stata l'amputazione totale dell'arto colpito.<ref>Tonelli, "I Protagonisti dellaDella chirurgiaChirurgia fiorentinaFiorentina", op.cit, p. 131.</ref> Tuttavia la sua richiesta non venne accolta. Accorse da [[Padova]] infatti il professor [[Edoardo Bassini]], convinto di poter salvare l’arto fermando la [[sepsi]]. Ciò non avvenne e Francesco Colzi morì a seguito di una gravissima infezione tetanica, confortato dall’enorme affetto dei suoi allievi.<ref>Tonelli, "I Protagonisti dellaDella chirurgiaChirurgia fiorentinaFiorentina", op.cit., p. 131.</ref>
 
===La riconoscenza dopo la morte===