Bolivia: differenze tra le versioni
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Anche in questo caso si tratta di un fenomeno recente che ha avuto forte crescita prima negli anni '70 e quindi, in forma decisiva, dagli anni ‘80 del secolo scorso, con l'espansione costante della coltivazione della soia, espansione appoggiata anche da un grosso programma della [[Banca Mondiale]].
Le coltivazioni di [[soia]], ed in periodi successivi, anche di [[Sorghum vulgare|sorgo]], [[Helianthus annuus|girasole]] e [[sesamo]], hanno portato alla rapida distruzione delle foreste all'est e al nord della città di Santa Cruz de la Sierra. Negli ultimi anni anche l'incremento delle coltivazioni di [[
Le attività agroindustriali, pur teoricamente vigilate e normate dalle leggi nazionali, sono in realtà esenti da controllo, sia nel processo di rimossione degli ambienti naturali, come nell’occupazione dei territori dei popoli originari, nell’uso di pesticidi (glifosato) e di semi di provenienza [[transgenica]]. Data l’importanza che ha gradualmente acquisito nell’esportazioni boliviane, il settore agroindustriale viene considerato quasi intoccabile ed esente dall’applicazioni delle normative nazionali. Nonostante questo, le attività agroindustriali - controllate non solo da grandi gruppi locali ma che hanno gradualmente inglobato anche settori di ex coloni di origine andina, imprese brasiliane ed emigranti di origine russa e il gruppo dei [[mennoniti]] - contrariamente da quanto propagandato, generano scarsi benefici al paese, con pochi e pracari posti di lavoro, vaste aree sottoposte ad [[erosione]] e un possibile [[cambio climatico]] locale con un futuro forte impatto negativo. Inoltre, approfittando degli accordi doganali di cui gode, Bolivia importa soia (transgenica) anche dal Brasile e Paraguay per reesportarla a paesi terzi.
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