Wasif al-Turki: differenze tra le versioni
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Fu grazie al suo intervento che la dignità califfale non fu offerta al figlio di al-Wāthiq, Muḥammad, ma al fratello ventiseienne del defunto, Jaʿfar, il suo ''[[laqab]]'' sarà quello di [[al-Mutawakkil (Abbaside)|al-Mutawakkil]] ʿalā Allāh (''il Confidente in Dio'').<ref>Lo Jacono, 2003, p. 220.</ref>
L'errore del nuovo califfo (assai meno remissivo di quanto i suoi "grandi elettori" non avessero inizialmente sperato) fu quello di provare ad eliminarli tutti, per recuperare quella libertà di movimento politico che gli era di fatto fortemente preclusa, chiosata dalla volontà di abbandonare Sāmarrāʾ in favore della nuova residenza di al-Jaʿfariyya (una trentina di chilometri più a nord della capitale abbaside) che lo allontanasse anche fisicamente dai pervasivi Turchi. Dopo aver fatto giustiziare con i più diversi pretesti sia Ibn al-Zayyāt sia Ītākh al-Ṭabbākh,<ref>Ossia "Il cuoco": mestiere
Un complotto fu portato perciò a termine da Bughā il Giovane e Waṣīf, concluso dall'assassinio di al-Mutawakkil e di al-Fatḥ ibn Khāqān (che cercò inutilmente di fare da scudo col suo corpo al Califfo). La successione fu garantita a [[al-Muntasir|al-Muntaṣir]] e lo stesso Waṣīf concesse immediatamente la sua ''[[bay'a|bayʿa]]'' al primogenito di al-Mutawakkil, che era stato certamente parte attiva della congiura, nel timore che il padre alterasse l'ordine della successione in favore del fratello di al-Muntaṣir, [[al-Mu'tazz|al-Muʿtazz]].
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*[[Claudio Lo Jacono]], ''Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo)''. I. ''Il Vicino oriente'', Torino, Einaudi, 2003.
[[Categoria:Militari|abbasidi]]▼
[[Categoria:Generali abbasidi]]
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