Senatore Cappelli: differenze tra le versioni
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Il frumento Cappelli, nonostante fosse alto (circa 150-160 cm), tardivo e suscettibile alle ruggini ed all'[[allettamento]], ebbe grande successo grazie alla sua larga adattabilità, alla sua rusticità ed alla eccellente qualità della sua semola. L'introduzione di questa ''cultivar'' determinò l'aumento delle rese medie da 0,9 t/ha del 1920, ottenute con le vecchie varietà locali, ossia ecotipi caratterizzati da elevata taglia<ref>Raffaele Ciferri e Mario Bonvicini, in ''Revisione delle vecchie razze italiane in rapporto ai frumenti mediterranei'' – Estratto dagli ''Annali della Sperimentazione Agraria'' Roma, 1959 n.s., vol. XIII, nn 5-6 e 1960, n.s., vol. XIV, nn. 1-3, hanno descritto le caratteristiche morfologiche essenziali di circa 400 razze di frumento riprodotte in coltura nel 1930, di queste 200 sono di grano duro. Di queste, il 20% sono alte fino a 150 cm e le restanti fino a 200 cm ed oltre. A titolo di curiosità, lo Zingarello di Matera non raggiunge i 50 cm..</ref>, accentuata tardività, alto indice di accestimento totale, con i difetti che ne conseguono (suscettibilità all'allettamento ed alla [[Stretta (grano)|stretta]]<ref>La stretta è uno stress idrico che colpisce le coltivazioni cerealicole, determinato dalle condizioni di aridità che frequentemente si verificano nei climi semi-aridi durante la fase di granigione); scarsa reattività alla fertilizzazione azotata che esaltava l'allettamento, la stretta e la suscettibilità alle fitopatie.</ref>), ad 1,2 t/ha alla fine degli anni '30<ref>Rosella Motzo, Francesco Giunta, Simonetta Fois, Coordinatore Prof. Mauro Deidda, ''Evoluzione varietale e qualità in frumento duro (Triticum turgidum subsp. durum): dalle vecchie popolazioni alle attuali cultivar'' - Dipartimento di Scienze agronomiche e Genetica vegetale agraria dell'Università degli Studi di Sassari, p. 10(?).</ref>. Nel trentennio dagli anni ’20 agli anni ’50, fino al 60% della superficie nazionale a grano duro era investita a Cappelli<ref>[[Gian Tommaso Scarascia Mugnozza]], ''The contribution of Italian wheat geneticists: From Nazareno Strampelli to Francesco D’Amato'' Accademia Nazionale delle Scienze, detta dei XL, Roma, p. 63. http://www.dista.unibo.it/doublehelix/proceedings/SECTION_I/HELIX%20pp%20053- 075.pdf</ref>, che si diffuse in seguito anche in altri paesi del [[Mediterraneo]]<ref>In Nord-Africa soprattutto Marocco e Turchia, Siria e Iraq in Medio Oriente.</ref>.
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