Le metamorfosi (Ovidio): differenze tra le versioni

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[[File:Manoscritto napoletano.jpg|riquadrato|sinistra|Il manoscritto IV. F. 3 della Biblioteca Nazionale di Napoli, prodotto a Bari dopo il 1071, è uno dei testimoni più utili alla ricostruzione del testo ovidiano.<ref>http://digitale.bnnonline.it/index.php?it/149/ricerca-contenuti-digitali/show/89/</ref>]]
 
Come annota [[Piero Bernardini Marzolla|Bernardini]]: “In ''[[Storia della tradizione e critica del testo]] ''(1934), [[Giorgio Pasquali]] scriveva che nel caso delle ''Metamorfosi'' la recensione rimane, almeno sin qui, tipicamente aperta: cioè essendo escluso che i codici a noi pervenuti discendano da un unico archetipo, e dovendosi invece pensare che essi continuino una pluralità di edizioni antiche, non è possibile fissare una lezione meccanicamente, in base al criterio genealogico; si deve ricorrere al ''iudicium'', fondandosi di volta in volta su criteri interni.”<ref name="Piero Bernardini Marzolla 1979, p. XX.">Piero Bernardini Marzolla 1979, p.LVIII.</ref>Infatti, nonostante la grande popolarità che le ''Metamorfosi'' ebbero sin da quando vennero composte - intorno quindi all'anno dell'esilio (8 d.C.) - nessun manoscritto ci è pervenuto di quell'epoca.<ref name="Anderson 1989, p. 31.">Anderson 1989, p. 31.</ref>D'altronde il poema venne bollato come “opera pericolosamente pagana” e probabilmente molti manoscritti vennero distrutti o andarono persi soprattutto durante il periodo della cristianizzazione dell'Impero.<ref name="Christianization">{{cite bookCita libro| titletitolo=Greek Mythography in the Roman World| lastcognome=Cameron| firstnome=Alan| yearanno=2004| publishereditore=Oxford University Press | isbn=0-19-517121-7}}</ref>Esistono dei frammenti risalenti al IX e al X secolo;<ref name="Anderson 1989, p. 31." />ma i primi veri manoscritti che siamo in grado di utilizzare per la ricostruzione testuale, sono databili intorno al XI secolo.<ref name="Anderson 1989, pp. 31–2.">Anderson 1989, pp. 31–2.</ref>Vi sono due [[editio princeps]]: quella bolognese del 1471 e quella romana del 1471-72.<ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/publio-ovidio-nasone/</ref>Tra le edizioni successive, notevole è quella di [[Daniel Heinsius]] (Leida, 1629)<ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/publio-ovidio-nasone/</ref>, ma un primo fondamentale lavoro di ''collatio'' venne svolto dall'olandese [[Nikolaes Heinsius il Vecchio|Nikolaes Heinsius]] che tra il 1640-52 riuscì a collazionare più di cento manoscritti e a pubblicare poi l'edizione critica dell'opera (Amsterdam, 1652).<ref name="Tarrant 1982, p. 343.">Tarrant 1982, p. 343.</ref>Con i criteri della filologia moderna, sono da segnalare l'importante edizione del Merkel (Lipsia, 1851) <ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/publio-ovidio-nasone/</ref> sulla quale si fonda la recentio dell'attuale testo [[Benedictus Gotthelf Teubner|teubneriano]] e quella di [[Von Hugo Magnus]] (Berlino, 1914).<ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/publio-ovidio-nasone/</ref>Ad oggi si conoscono più di 400 manoscritti registrati da [[Franco Munari]] nel suo “''Catalogue''” (London, 1957). Ma per quanto il numero dei manoscritti disponibili sia notevolemente aumentato durante il XX secolo (il filologo [[Lafaye]] nel 1928 segnalava che se conoscevano poco più di 150<ref name="Piero Bernardini Marzolla 1979, p. XX.">Piero Bernardini Marzolla 1979, p.LVIII.</ref>), la situazione non è cambiata da come la descrisse Pasquali nel 1934. “Anzi” come annota ancora Bernardini “si è in un certo senso aggravata, essendo ormai chiaro che codici prima considerati deteriori rispetto alla classe battezzata ''O'' da Magnus presentano in molti luoghi lezioni buone.<ref name="Piero Bernardini Marzolla 1979, p. XX.">Piero Bernardini Marzolla 1979, p.LVIII.</ref>
 
== Note ==
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|città= [[Torino]]
|editore= [[Einaudi]] (ET Scrittori)
|edizione=
|pagine= pp. XII-276
|idisbn= ISBN 978-88-06-17653-2
}}
* {{Cita libro
Riga 91 ⟶ 90:
|editore= Cerebro
|pagine= pp. 256
|idisbn= ISBN 978-88-96782-47-7
}}