Carlo Martini (pittore): differenze tra le versioni

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[[File:Il pagliaio 1950.JPG|thumb|200px|''Il pagliaio'' (1950)]]
[[File:Barche del garda 1952.JPG|miniatura|200px|''Barche del Garda'' (1952)]]
 
Dopo la parentesi bellica, l’attività pittorica di Martini riprese con regolarità ed intensità. Un nuovo interesse del pittore fu costituito dall’infanzia, tema a cui già aveva dedicato numerosi dipinti negli anni Trenta, ma su cui tornò negli ultimi anni della sua vita con un impegno e una dedizione ben maggiore.
 
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Ancora di Carpi furono queste parole, scritte dopo la morte di Martini: "Dal suo profondo amore per i bambini e dal godimento che provava osservandone la vita –guidato anche dalla visione continua e bella dei figli suoi e della sua sposa- hanno origine quei simpatici quadri che racchiudono scene di giardini d’infanzia. Per queste scene (quanti disegni e quanti sudi ebbe a fare) il Martini spesso diventava ospite degli asili infantili e delle scuole materne e là coglieva tutti gli elementi, compositivi ed espressivi ed affettivi, che dovevano servire a creare e a sviluppare le sue opere. Sono lavori singolari, questi suoi, perché in essi quasi sempre i piccini nelle loro mosse naturalmente gentili, appaiono come singoli bei fiori, come un mazzo dai vivi colori. Questo è un tema particolarmente felice dello spirito di Martini artista, tema che, s’egli fosse vissuto, avrebbe ulteriormente svolto, in opere anche di più largo impegno, non di maggiore amore"<ref name= carpi_59 />.
 
Il tema del paesaggio, l’unica vera costante della storia pittorica di Martini, si arricchì di soggetti quali il [[lago di Garda]], il sud Italia ([[Positano]] e [[Amalfi]] in particolare), l’[[Abruzzo]] e le marine della [[Liguria]].
Il tema del paesaggio, l’unica vera costante della storia pittorica di Martini, si arricchì di soggetti quali il [[lago di Garda]], il sud Italia ([[Positano]] e [[Amalfi]] in particolare), l’[[Abruzzo]] e le marine della [[Liguria]]. Si intensificò la produzione acquarellistica, mentre la pittura ad olio subì un nuovo sviluppo stilistico: la rafforzata ed ulteriore attenzione agli aspetti cromatici ed atmosferici a dispetto di quelli disegnativi, la ricerca di scorci inusitati e meno canonici, testimoni di fugaci visioni più che di paesaggi veri e propri, nonché la frammentazione del colore, in stile quasi [[Divisionismo (pittura)|divisionistico]], e soprattutto della pennellata, ora più vibrante, mossa ed irregolare, crearono in questi ultimi anni una pittura decisamente più matura e più interessante, per alcuni versi memore di una certa produzione di [[Filippo De Pisis]]<ref>A proposito, basti citare come esempi due celeberrimi dipinti degli anni Trenta: ''La chiesa di Cortina'' o ''La sala d’armi del Museo Poldi Pezzoli''.</ref>, ma sempre meditata e ricercata in funzione dell’ormai maturo traguardo pittorico di Martini, consistente forse nel ricreare sulla tela non il paesaggio, bensì la “memoria” di esso e il ricordo del momento e dell’impressione che di esso il pittore-osservatore conservava nella sua mente<ref name= muletti /><ref name= migliore />.
 
Sul piano formale, lo stile pittorico conobbe un nuovo sviluppo, grazie ad una riscoperta dello stile liquido dell'acquarello e ad un'ulteriore e rinnovata attenzione agli aspetti cromatici ed atmosferici a dispetto di quelli disegnativi, nonché ad una frammentazione del colore, in stile quasi [[Divisionismo (pittura)|divisionistico]], e soprattutto della pennellata, ora più vibrante, mossa ed irregolare<ref name= muletti /><ref name= migliore />.
 
Il risultato fu una pittura fatta di "antimateria", memore ancora una volta della lezione chiarista, in cui "la mano di Martini si muove con piccoli tocchi fugaci di colore che lasciano affiorare la trama della tela; il pigmento è spolpato della sua carne e perde ogni residuo di materialità"<ref name= bettinelli >R. Bettinelli, ''La nostalgia illustre. Arte cremasca tra '800 e '900'', Crema, 2006.</ref>.
 
Sul piano tematico, la ricerca di scorci inusitati e meno canonici, testimoni di fugaci visioni più che di paesaggi veri e propri, e volti a ricreare sulla tela non il paesaggio, bensì la "memoria" che il pittore conservava di esso, costituirono l'ultima stagione della pittura di Martini, e forse il preludio ad una nuova ricerca pittorica, interrotta dalla morte.<ref name= muletti />.
 
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*L. Spaventa Filippi, ''Racconti coloriti da un pittore'', Ponte Rosso, 1996.
*G. D'amia, ''L'isola degli artisti: un laboratorio del moderno sul Lago di Como'', Mimesis, 2005.
*R. Bettinelli, ''La nostalgia illustre. Arte cremasca tra '800 e '900'', Crema, 2006.
*P. Bonometti - A. Donzelli - G. Fasani - D. Migliore, ''Arata, Argentieri, Beltrami e Martini: pittori lombardi del primo Novecento'', Regione Lombardia, 2007.
*E. Muletti, ''Carlo Martini (1908-1958). La memoria del paesaggio cremasco'', Insula Fulcheria, XXXVIII, volume B, 2008 ([http://www.comune.crema.cr.it/sviluppo/public/upload/File/FDMuseo/Insula_Fulcheria_XXXVII_2008/Insula_vol_B/159_196_Att_e_avv__la_mem_del_paesaggio_Cremasco.pdf versione online] sul sito del Comune di Crema).