Federalismo: differenze tra le versioni

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Non è quindi un caso che molti patrioti italiani di idee federaliste dopo il [[1860]] entrarono nelle file di quello che è stato definito il ''partito antiunitario'', all'interno del quale però stavano personalità di orientamento assai diverso, dai conservatori e [[reazionari]] ai [[socialisti]] e [[anarchici]] che di lì a poco fonderanno la sezione italiana della[[Lega Internazionale dei Lavoratori]] (ispirata a [[Bakunin]]).
 
Il nuovo Stato vedeva anche la pur minima concessione di autogoverno come un pericolo e una caduta di immagine. Così, nonostante le numerose promesse fatte agli autonomisti moderati [[Sicilia]]ni, [[Lombardia|Lombardi]], [[Toscana|Toscani]] (dallo stesso [[Cavour]], fin dal [[Trattato di Plombières]]), i numerosi progetti di decentramento amministrativo (proposto da [[Farini]] e [[Minghetti]] nel [[1860]], [[Stefano Jacini]] nel [[1870]], lo Stato unitario si mantenne fino agli [[anni 1970|anni settanta]] del [[XX secolo]] centralizzato.
 
L'apice del centralismo del Regno d'Italia si ebbe durante il regime fascista, durante il quale furono soppresse molte autonomie locali (comuni e province ebbero vertici di nomina governativa).