Brigantaggio postunitario italiano: differenze tra le versioni
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L’arretratezza di alcune provincie dal punto di vista economico non poteva non avere riflessi anche sotto il profilo dell’istruzione pubblica, parzialmente assente e in gran parte affidata alle istituzioni religiose. Infatti nel 1861, le percentuali degli analfabeti nelle regioni meridionali risultarono particolarmente gravi con una percentuale dell’88,3% di analfabeti presenti nelle provincie della Campania, [[Puglia]], Basilicata e Calabria.<ref>Istituto Geografico De Agostini - Storia d’Italia - Cronologia 1815-1990. Pag.141 </ref>. Questo stato di cose derivò anche dall'incuria nella gestione dell’Istruzione Pubblica da parte delle amministrazioni comunali problema rappresentato anche dalla commissione d’Inchiesta sul Brigantaggio{{citazione|…..in Basilicata quattro o cinque Consigli municipali hanno osato dichiarare in pubblica adunanza non essere necessario di provvedere alla istruzione primaria. Il municipio di Bisaccia in provincia di Avellino ha un'annua rendita di ducati 20 mila: in quel comune, tranne una mediocre scuola maschile, non c'è insegnamento|G.Massari-S.Castagnola, ''Il brigantaggio nelle provincie napoletane.Pag. 48''}}
Ad aggravare il divario già esistente tra le provincie del regno di Napoli e ad appesantire le già precarie condizioni di vita di parte dei suoi abitanti, contribuirono anche una serie di calamità naturali che colpirono il territorio: alcune aventi caratteristica generale e altre riguardanti specifiche zone territoriali. Le pandemie di [[malaria]], [[tifo]] e altre gravi malattie si manifestarono un po’ dappertutto<ref>Con riguardo alle regioni meridionali la relazione della commissione d’inchiesta toccò anche questo argomento. Vedi pag. 105-106</ref>, mentre le cattive condizioni igieniche e l’ignoranza della classe medica non consentirono di far fronte alle [[Storia del colera|epidemie di colera]] che fecero strage nel 1837, nel 1854 e nel 1866. Quest’ultima [[pandemia]], esplosa nel 1865 e che si protrasse fino al 1868, colpì indistintamente tutta l’Italia e in particolare nel mezzogiorno la Campania, Basilicata, Puglia e Sicilia.<ref>Vedi anche: Istituto Geografico De Agostini - Storia d’Italia - Cronologia 1815-1990. Opera citata. Pag.142 e successive </ref> Per organizzare i cordoni sanitari fu necessario l’intervento dell’esercito che risultò essenziale per isolare i paesi infetti, attuare provvedimenti di quarantena e costituire cordoni sanitari che, nelle zone afflitte dal brigantaggio, crearono ulteriori problemi oltre quelli già esistenti. Alle pandemie si aggiunsero anche i terremoti che colpirono [[Terremoto del Vulture del 1851|nel 1851 la Basilicata e la zona di Melfi]]<ref>Il terremoto distrusse Melfi e Barile danneggiando anche altri paesi tra cui Rapolla e Rionero in Vulture, Venosa, Atella, Lavello e Ripacandida. Vedi anche: M. Baratta - I Terremoti d’Italia - Torino 1901 - Ristampa anastatica - Forni editore</ref>, nel 1853 l’Irpinia<ref>L'area colpita dal terremoto riguardò il Principato Citeriore (Campagna, Calabritto, Colliano, Contursi, Serre, Eboli, Baronissi e Nocera) e parte del Pricipato Ulteriore (Teora, Bagnoli Solofra, Ariano, Lioni, Solopaca</ref>, nel 1854 la zona di Cosenza <ref>Il terremoto danneggiò gravemente la città di Cosenza e una cinquantina di paesi e villaggi della provincia Vedi anche: M. Baratta - Opera citata</ref> e nel [[Terremoto della Basilicata del 1857|1857 la Basilicata e alcune zone della Campania]]<ref>Secondo fonti ufficiali, in provincia di Potenza vi furono 9.732 morti e 1.207 nella provincia di Salerno: complessivamente 10.939 vittime. I dati ufficiosi riferivano 19.000 morti, una cifra altissima se si considera che i tre distretti di Potenza, Lagonegro e Melfi, contavano 417.895 abitanti. I feriti furono oltre 9.000. Vedi anche: M. Baratta - Opera citata</ref>. Ciò non bastando, in Campania nel 1861 furono avvertite scosse di terremoto cui seguì l’[[Eruzione del Vesuvio del 1861]] che colpì zone già parzialmente disastrate dalle eruzioni del 1822, del 1834, del 1850 e del 1855.<ref>Vedi: G. Guarini e altri - Eruzioni vesuviane del 1850 e 1855 - Napoli 1855</ref>
Gli effetti
Il mancato superamento delle problematiche economiche e sociali, amplificato dalla propaganda svolta dai comitati borbonici
===Renitenza alla leva===
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