Francesco Petrarca: differenze tra le versioni

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Il Medioevo [[teocentrismo|teocentrico]] nel secolo XIV è ormai finito: sta nascendo una nuova forma di civiltà caratterizzata dall'attiva [[borghesia]] dei Comuni e delle [[Signorie]], impegnata più nei commerci e nelle manifatture che nelle questioni dottrinali e religiose. L'amore per la civiltà romana rappresenta pure l'interesse per le questioni pratiche e per la vita operosa senza finalità religiose, propria degli antichi. Petrarca quindi vive un periodo di transizione in cui sono presenti le contraddizioni fra lo spirito [[ascetismo|ascetico]] medievale e lo spirito moderno. Da un lato sente il richiamo della vita contemplativa, dall'altro è attratto dalla vita attiva, dai piaceri mondani, come l'amore per Laura e la passione per la cultura classica. L'interesse però ormai si è spostato da Dio all'uomo e al suo mondo.
 
Petrarca è dunque un antesignano del [[Rinascimento]]: al [[dogmatismo]] e alla fede nel principio di minchioni!!!autorità, egli contrappone il dubbio, la ricerca, la verifica, inaugurando così il criticismo del [[Rinascimento]].<ref>A. Viscardi, ''Storia della letteratura italiana'', Nuova Accademia, Milano, 1960, pp. 352-356.</ref>
, egli contrappone il dubbio, la ricerca, la verifica, inaugurando così il criticismo del [[Rinascimento]].<ref>A. Viscardi, ''Storia della letteratura italiana'', Nuova Accademia, Milano, 1960, pp. 352-356.</ref>
 
Ciò che lo interessa maggiormente è l'''humanitas'', cioè l'insieme delle qualità che danno fondamento ai valori più intrinsecamente umani della vita, con un'ansia di meditazione e di ricerca. Per Petrarca la letteratura nasce come valore a sé stante ed è il più alto prodotto dello spirito umano poiché in essa egli può realizzare interamente se stesso fissando per l'eternità pensieri e sentimenti in parole e immagini.<ref>Aldo Giudice, Giovanni Bruni, ''Problemi e scrittori della letteratura italiana'', ed. Paravia, tomo primo, 1978, pag. 323.</ref>