Barocco a Gallipoli: differenze tra le versioni
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== Cenni storici ==
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La città salentina di [[Gallipoli (Italia)|Gallipoli]] nel XVI secolo subì dapprima l'assedio degli spagnoli e poi dei Borbone; con quest'ultimi entrò a far parte del [[Regno di Napoli]]. Ferdinando I di Borbone avviò la costruzione del porto che divenne nel [[Settecento]] la più importante piattaforma olearia del Mediterraneo per il commercio dell'olio per lampade (olio lampante). Dopo essersi resa indipendente dagli spagnoli, sentì un bisogno di rinnovarsi e di adattarsi alle linee guida italiane e barocche. Le caratteristiche di questo barocco sono in tutto e per tutto simili a quelle del [[Barocco leccese]].
[[File:Palazzo Tafuri Gallipoli.jpg|thumb|left|
La fioritura dell'arte barocca a Gallipoli dal [[1571]], quando, con la [[battaglia di Lepanto]], fu definitivamente allontanata la minaccia delle incursioni da parte dei turchi. Questa corrente artistica, esplose nelle sue caratteristiche più rilevanti, tuttavia solo nella seconda metà del XVII e perdurò per buona parte del Settecento. Emerge tuttavia una differenza: se a [[Lecce]] viene utilizzata la "pietra leccese", a Gallipoli si utilizza il [[Carparo]], preso nelle cave vicino alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie nei pressi della vicina [[Alezio]]. Questo materiale è molto malleabile e modificabile facilmente con martello e lime, ma con i raggi solari tende a solidificarsi; era consuetudine da parte degli artisti, di passare del latte di capra che lo rendeva impermeabile e lo proteggeva dalla acqua marina.Questo stile interessò in primo luogo le chiese e palazzi signorili, ma con il passare del tempo interessò anche le case più semplici.
== Edifici ==
=== Basilica cattedrale ===
[[File:Gallipoli Cattedrale 5.JPG|thumb
Rientra in questo stile la [[concattedrale di Sant'Agata]] il cui prospetto, riccamente decorato, è caratterizzato da nicchie contenenti statue e busti di santi. L'interno, a pianta a croce latina a tre navate, ospita pregevoli altari barocchi, tra cui il maestoso altare maggiore policromo, opera di [[Cosimo Fanzago]].
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