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==La condivisione nell'attuale dibattito filosofico==
{{Vedi anche|Filosofia della condivisione}}
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Raj Patel, ''Il valore delle cose e le illusioni del capitalismo'', pp.158-159}}
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La crisi economica che si è accentuata a partire dal 2008<ref>Tra gli studi più recenti si possono citare Giulio Sapelli, ''La crisi economica mondiale'', Bollati Boringhieri, 2008; Michel Serres, ''Tempo di crisi'', Bollati Boringhieri, 2010; Gordon Brown, ''Oltre il crollo. Come superare la crisi della globalizzazione'', Rizzoli, 2011; Piero Bevilacqua, ''Il grande saccheggio. L’età del capitalismo distruttivo'', Laterza, 2011; John Cassidy, ''Come crollano i mercati'', Einaudi, 2011; Joseph E. Stiglitz, ''Bancarotta. L’economia globale in caduta libera'', Einaudi, 2011; Jacques Attali, ''Come finirà? L’ultima chance del debito pubblico'', Fazi, 2011; Luciano Gallino, ''Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi'', Einaudi, 2011; Andrei Ross Sorkin, ''Too Big to Fail. Il crollo'', De Agostini, 2011.</ref> ha favorito il dibattito di filosofi e sociologi sui temi della condivisione e del solidarismo<ref>da intendersi nella sua dimensione progettuale, come la tendenza a realizzare un'organizzazione sociale fondata sulla collaborazione e sull'accordo.</ref>, intesi come possibili vie per risolvere molti dei problemi del mondo moderno e liberare la buona volontà degli uomini. Sostituendosi alla competizione, all’avidità e all’egoismo, la condivisione e la cooperazione vengono inoltre considerate le vie d’accesso più importanti alla felicità dei singoli e dei gruppi, essendo in grado di favorire un clima più sereno, grazie al quale può essere apprezzata meglio la bellezza delle relazioni e il rispetto per l’ambiente.
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Raj Patel, ''Il valore delle cose e le illusioni del capitalismo'', p.7.}}
[[File:Michelserres-dec-2005.jpg|thumb
Il recente terremoto finanziario e borsistico offre per esempio al filosofo [[Michel Serres]]<ref>già noto per le sue riflessioni in ''La Guerre Mondiale'', 2008.</ref> l’occasione per riflettere in generale sul fenomeno della crisi. A suo giudizio, quando si vive una crisi, nessun ritorno indietro è possibile. Bisogna inventare qualcosa di nuovo e avere il coraggio di voltare pagina. Ciò che invece colpisce è secondo lui l’assenza di cambiamento delle istituzioni nonostante i grandi sconvolgimenti che negli ultimi decenni hanno trasformato l’umanità. Egli individua in tale fenomeno la vera crisi, dalla quale occorrerebbe partire per ripensare il passato, mettere in discussione il rapporto che gli uomini hanno fra di loro e con il mondo<ref>Oggetto di un interessante dibattito è stata anche l’analisi del filosofo Fernando Savater in ''Los diez mandamientos en el siglo XXI'' del 2004 e in ''Los siete pecados capitales'' del 2005 che considera la difficile conciliabilità fra le virtù del buon cristiano e l’attuale sistema di mercato basato sul consumismo.</ref>. Lo scenario di idee che si apre a partire da considerazioni affini porta a individuare nella condivisione un nuovo atteggiamento possibile per fare fronte a una crisi che non è solo economica o pertinente al mondo finanziario, ma che coinvolge direttamente il sistema dei valori etici.
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Proprio a partire da un ripensamento dei valori etici si muove la riflessione del sociologo Gianpaolo Fabris, secondo il quale, in una fase di preoccupante divario tra economia e società, è possibile parlare di un cambiamento «nell’antropologia dei consumi e stili di vita»<ref>Gianpaolo Fabris, ''La società post-crescita. Consumi e stili di vita'', Egea, 2010.</ref>, che tendono progressivamente verso nuove dimensioni di condivisione. Secondo Fabris la “crescita economica” così come si è tradizionalmente manifestata non produce più benessere né migliora la qualità della vita degli individui, i quali si orienterebbero sempre di più verso una cultura del dono: «È la tendenza, davvero epocale a sostituire il ''possesso con l’uso, l’acquisto con il noleggio, la proprietà con l’accesso''. Un orientamento che segna una vistosa presa di distanza dal feticismo dell’oggetto, dalla sua tesaurizzazione, dalla simbologia di status, dal possesso che fa aggio sulla fruizione, dall’accumulazione compulsava: i cardini cioè più inquietanti della società dei consumi»<ref>Gianpaolo Fabris, ''La società post-crescita. Consumi e stili di vita'', Egea, 2010, p.171.</ref>.
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Gianpaolo Fabris, ''La società post-crescita'', p.51.}}
[[File:Slavoj Zizek in Liverpool 2.jpg|thumb
Il filosofo e psicanalista [[Slavoj Žižek]], che si inserisce nella tradizione filosofica marxista rivisitata in chiave psicanalitica secondo la prospettiva di Jacques Lacan<ref>''Looking Awry. An introduction to Jacques Lacan through popular culture'', Cambridge, The MIT Press, 1991; ''Enjoy Your Symptom! Jacques Lacan in Hollywood and Out'', New York-London, Routledge, 1992.</ref>, affronta temi quali la tolleranza, l’etica politica, la globalizzazione e i diritti umani, arrivando a considerare possibile il vivere una vita più soddisfacente e ricca di emozioni positive a partire da nuove categorie di pensiero con le quali interpretare le relazioni interpersonali e la vita sociale. La condivisione può essere una di queste categorie, favorendo la rottura di vecchi modi di pensare e una proiezione verso il futuro capace di tenere conto della dimensione collettiva e non solo quella individuale<ref>''In difesa delle cause perse. Materiali per la rivoluzione globale'', Milano, Ponte alle Grazie, 2009; ''Dalla Tragedia alla farsa. Ideologia della crisi e superamento del capitalismo'', Milano, Ponte alle Grazie, 2010, ''Vivere alla fine dei tempi'', Milano, Ponte alle Grazie, 2011.</ref> .
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Slavoj Žižek, ''Dalla Tragedia alla farsa'', p.17}}
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Al di là del problema dei diritti fondamentali dell’uomo<ref>Molti filosofi ed economisti europei valutano per esempio con preoccupazione il modello capitalistico americano, dove il denaro rappresenterebbe il "diritto ad avere diritti", cioè il mezzo grazie al quale il singolo individuo acquista i propri diritti fondamentali: «Dopo tutto, cosa offre il denaro nella società di mercato se non la capacità di acquistare libertà, di permettersi cure mediche, un'alimentazione adeguata, un’abitazione, la sicurezza di non dover lavorare dopo la pensione, un'assicurazione contro gli incidenti o la disoccupazione?», Raj Patel, ''Il valore delle cose e le illusioni del capitalismo'', p.116.</ref>, la crisi economica odierna, la cui diffusione è globale, sarebbe la dimostrazione del fallimento del pensiero neoliberista, oltre che un valido motivo per non proseguire secondo le logiche di mercati ai quali è stata lasciata troppa libertà d'azione e che hanno sempre sfruttato in modo gratuito le risorse del pianeta, sottovalutando sistematicamente i servizi degli ecosistemi che lo tengono in vita<ref>si vedano per esempio gli articoli scientifici e i numerosi libri di Herman Daly, uno dei pionieri dell’economia ecologica. Fra i tanti, si possono ricordare ''Ecological Economics and the Ecology of Economics'' (1999); ''Ecological Economics: Principies and Applications'' (2003), scritto con Joshua Farley.</ref>.<br>Come per altri filosofi<ref>In ''Hegemonie, Identität und Emanzipation'', (p.278) il filosofo Alfred Köhler (1936-2009) afferma: «L'amore scaturisce dall'agire condividendo, vera via verso la pace. Quando in ogni settore le tendenze etiche passeranno con sincerità dall'egoismo preponderante all'altruismo, da quel momento le acque pure della conoscenza e della profonda consolazione scaturiranno nel cuore degli uomini e il loro fluire sarà costante e ininterrotto».</ref>, i temi del dono, della solidarietà e di uno stile di vita sobrio, caratterizzato da meno consumi materiali e più ricchezza interiore, giocano un ruolo chiave nel pensiero di Braggio, il quale crea le premesse per una [[filosofia della condivisione]]<ref>L'economista Raj Patel è attualmente riconosciuto come il più autorevole rappresentante di tale corrente di pensiero. Ha lavorato per la Banca mondiale e per il Wto prima di impegnarsi in campagne internazionali contro queste stesse organizzazioni. Studioso delle politiche alimentari, si è formato nelle università di Oxford e Cornell e alla London School of Economics.</ref> che rivaluta l’uomo in quanto essere spirituale, capace di andare oltre il proprio ego e di dare un senso alla propria vita prendendosi cura degli altri. Tale indagine affronta il problema dell’essere felici in una società dominata dalla tendenza sempre più marcata a considerare l’uomo un semplice consumatore, poco solidale verso i suoi simili e molto ripiegato in se stesso, ingranaggio di un sistema di libero mercato nel quale lo scambio di beni e servizi è guidato non dai bisogni, ma dal profitto. La felicità e la serenità sono invece condizioni possibili nel momento in cui l’uomo soddisfa i bisogni primari<ref>A livello internazionale, uno degli studi più importanti su denaro e felicità è noto come il paradosso di Easterlin, dal nome dell’economista che per primo lo ha evidenziato. In un saggio del 1974, Richard Easterlin scoprì che gli individui con redditi superiori alla media si dichiaravano più felici dei loro omologhi più poveri. Fin qui nulla di sorprendente; ma Easterlin scoprì anche che quando un paese superava il livello di reddito al quale venivano soddisfatti i bisogni primari di alloggio, cibo, acqua ed energia, il livello medio di felicità non aumentava. Il paradosso, in altre parole, è che oltre una certa soglia l’avere più denaro non renderebbe più felici.</ref> e, superando le proprie paure e il proprio egoismo, si apre generosamente agli altri, svolgendo una forma particolare di servizio grazie al quale dà vita a relazioni pacifiche e costruttive e mette a frutto le proprie capacità per il benessere collettivo. Ciò che dunque lo contraddistingue è il fatto che il suo desiderio di felicità include la felicità degli altri. Nella società attuale, invece, l’individuo è spinto costantemente a pensare prima a se stesso e a soddisfare una vasta gamma di desideri inutili. Egli si ritroverebbe imprigionato in un "ingranaggio edonico" (''hedonic treadmill'') nel quale la felicità consisterebbe nell'ottenere dei livelli di consumi sempre più elevati, nell'illusione che il sovrappiù e il superfluo possano davvero appagarlo.
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Serge Latouche, ''Come si esce dalla società dei consumi'', pp.69-70}}
[[File:Serge Latouche.jpg|thumb|
Favorevolmente accolte da molti pensatori, fra i quali il filosofo ed economista [[Serge Latouche]]<ref>Tali considerazioni vengono in particolar modo sviluppate da Latouche in ''Il mondo ridotto a mercato'', Edizioni Lavoro, 2000; ''Decolonizzare l’immaginario. Il pensiero creativo contro l’economia dell’assurdo'', Emi, 2002; ''Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolonizzazione dell’immaginario economico alla costruzione di una società alternativa'', Bollati Boringhieri, 2005; ''La scommessa della decrescita'', Feltrinelli, 2007; ''Breve trattato sulla decrescita serena'', Bollati Boringhieri, 2008; ''L’invenzione dell’economia'', Bollati Boringhieri, 2010; ''Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita'', Bollati Boringhieri, 2011.</ref>, queste considerazioni incentrate sulla condivisione stimolano un ripensamento dell’odierno sistema economico in crisi. Come prima cosa, sottolineano l’importanza di sostituire ai valori della società mercantile – concorrenza feroce, ognuno per sé, accumulazione senza limiti – e alla mentalità predatrice nei rapporti con la natura, i valori dell’altruismo, della reciprocità, della convivialità e del rispetto dell’ambiente.<br>
Questa sostituzione di valori da rivendicare, che dovrebbero avere la meglio sui valori (o, come sostiene Latouche, sulla ''mancanza di valori'') oggi dominanti, rientrano nella prima delle otto «R» principali, indicanti gli otto cambiamenti od obiettivi teorici<ref>differenti dalle fasi concrete, esaminate più ampiamente in Serge Latouche, ''La scommessa della decrescita'', Feltrinelli, Milano, 2007.</ref> interdipendenti che si rafforzano reciprocamente e che insieme costituiscono il circolo virtuoso che può innescare «un processo di decrescita serena, conviviale e sostenibile»: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare<ref>Serge Latouche, ''Breve trattato sulla decrescita serena'', Bollati Boringhieri, 2008, p.44.</ref>.<br>
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Anche l’economista [[Jeremy Rifkin]] concorda sul fatto che l’esplosione demografica ed economica dei paesi emergenti unita alla diminuzione delle energie fossili porterà in breve tempo a un drammatico problema di sostenibilità della società industriale. Dopo trent’anni di studi e di attività sul campo, Rifkin individua nella Terza rivoluzione industriale<ref>Jeremy Rifkin, ''La Terza Rivoluzione Industriale'', Mondadori, 2011.</ref> la via verso un futuro più equo e sostenibile, dove centinaia di milioni di persone in tutto il mondo produrranno energia verde a casa, negli uffici e nelle fabbriche, e la condivideranno con gli altri, proprio come adesso condividono informazioni tramite Internet. Questo nuovo regime energetico, non più centralizzato e gerarchico ma distribuito e collaborativo<ref>si veda anche Jeremy Rifkin, ''La civiltà dell’empatia'', Mondadori, 2010.</ref>, dovrà poggiare su cinque pilastri: la definitiva scelta dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili; la trasformazione del patrimonio edilizio in impianti di microgenerazione; l’applicazione dell’idrogeno e di altre tecnologie di immagazzinamento dell’energia in ogni edificio; l’unificazione delle reti elettriche dei cinque continenti in una inter-rete per la condivisione dell’energia; la riconversione dei mezzi di trasporto, pubblici e privati, in veicoli ibridi ed elettrici e con cella a combustibile per acquistare e vendere energia.<br>
La Terza rivoluzione industriale rappresenterebbe l’ultima fase della grande saga industriale e la prima di un’emergente era caratterizzata dalla condivisione. Essa non sarebbe altro che «l’interregno fra due periodi della storia economica: il primo caratterizzato dal comportamento industrioso e il secondo dal comportamento collaborativo»<ref>Jeremy Rifkin, ''La Terza Rivoluzione Industriale'', Mondadori, 2011, p.294.</ref>. Se l’era industriale poneva l’accento sui valori della disciplina e del duro lavoro, sul flusso dell’autorità dall’alto al basso, sull’importanza del capitale finanziario, sul funzionamento dei mercati e sui rapporti di proprietà privata, l’era della collaborazione e della condivisione, radicale svolta della storia economica, non potrà che essere orientata secondo Rifkin all’interazione da pari a pari, al capitale sociale, alla partecipazione a domini collettivi aperti, all’accesso alle reti globali.
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Il punto è che l’aumento della connettività ci sta rendendo sempre più consapevoli di tutti i rapporti che compongono un mondo così complesso e vario. Una nuova generazione sta cominciando a vedere il mondo sempre meno come un deposito di beni da espropriare e possedere, e sempre più come un labirinto di relazioni cui accedere. In che modo, dunque, sceglieremo di usare la nostra coscienza relazionale appena acquisita? È interessante notare come, proprio mentre cominciamo a sviluppare una consapevolezza relazionale della coscienza, cominciamo anche a capire la natura relazionale delle forze che governano il pianeta|
Jeremy Rifkin, ''La civiltà dell’empatia'', p.550}}
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La democratizzazione dell’energia diviene uno dei punti chiave della nuova visione sociale distribuita. L’accesso all’energia diventa un diritto sociale inalienabile nell’era della Terza rivoluzione industriale. Il Novecento ha visto l’estensione delle garanzie politiche e l’allargamento delle opportunità educative ed economiche a milioni di persone in tutto il mondo. Nel ventunesimo secolo anche l’accesso individuale all’energia diventa un diritto sociale e umano. Secondo Rifkin, ogni essere umano deve avere il diritto e l’opportunità di produrre la propria energia localmente e di condividerla con altri in interreti locali, nazionali e continentali. Per una nuova generazione che sta crescendo in una società meno gerarchica e più interconnessa, la capacità di condividere e produrre la propria energia in una interrete a libero accesso sarà considerata un diritto e una responsabilità primaria.
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Raj Patel, ''Il valore delle cose e le illusioni del capitalismo'', p.33}}
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