Italia (nave ospedale): differenze tra le versioni
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== Storia ==
[[File:Pfo Italia4.jpg|thumb|left|
Nel 1912 il piroscafo fu trasferito alla [[Navigazione Generale Italiana]] (NGI, avente sede a Genova), la principale compagnia di navigazione italiana dell’epoca, che controllava da diversi anni La Veloce<ref name="theshipslist"/><ref name="agenziabozzo"/>.
Nel corso dello stesso 1912 la NGI, insieme ad altre tre importanti compagnie di navigazione italiane (La Veloce, [[Lloyd Italiano]] ed Italia Società di Navigazione a Vapore), stipulò un accordo con il [[governo]] del [[Brasile]] e con quello dello [[stato]] brasiliano di [[San Paolo (stato)|San Paolo]] per formare una [[linea]] diretta ([[Genova]]-[[Santos]]) che unisse l’[[Italia]] al Brasile trasportando [[emigrazione italiana|emigranti]]: le compagnie di navigazione avrebbero ricevuto più di 100.000 [[lira italiana|lire]] per ogni [[viaggio]]<ref name="piccione">Paolo Piccione, ''Genova, città dei transatlantici. Un secolo di navi passeggeri'', pp. 56-57</ref>. L<nowiki>'</nowiki>''Italia'' fu uno dei piroscafi messi a disposizione per tale linea<ref name="piccione"/>. La [[legge]] italiana, tuttavia, vietata di accordarsi con governi esteri per favorire l’[[emigrazione]] dall’Italia (gli emigranti italiani nello stato di San Paolo erano impiegati nelle [[fazenda]]s in condizioni di [[miseria]] e [[sfruttamento]]), pertanto il Commissariato per l’Emigrazione intervenne, denunciò il patto con le [[autorità]] brasiliane, [[multa|multò]] le quattro compagnie di [[navigazione]] (che furono escluse dal servizio sulla linea diretta per il Brasile) e diede vita ad uno [[scandalo]] nazionale<ref name="piccione"/>.[[File:Pfo Italia3.jpg|thumb|left|
Nel 1913 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' fu trasferito alla Italia Società di Navigazione a Vapore, un’altra società controllata dalla NGI<ref name="theshipslist"/><ref name="agenziabozzo"/>.
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Nel 1915, qualche tempo dopo l’ingresso dell’Italia nella [[prima guerra mondiale]], l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' fu [[requisizione|requisito]] dalla [[Regia Marina]] e trasformato in [[nave ospedale]], con una capienza di 620 posti [[letto]]<ref name="naviospedale"/><ref name="naviearmatori"/>. Le navi ospedale italiane erano impiegate principalmente nel trasporto di [[Wounded in action|feriti]] e [[malato|malati]] tra le truppe italiane dal [[Fronte italiano (prima guerra mondiale)|Norditalia]] (provenienti dal [[fronte dell'Isonzo]] e delle [[Alpi]]) negli [[ospedale|ospedali]] d’appoggio situati in [[Sicilia]] e [[Sardegna]], nel supporto sanitario ai contingenti del [[Regio Esercito]] dislocati in [[Libia]] ed in [[Albania]] e nel trasporto di feriti e malati [[British Army|britannici]] dai [[Dardanelli]] (ed in seguito da [[Salonicco]]) a [[Malta]] ed in [[Inghilterra]], solitamente a [[Southampton]] (nel corso di tali [[missione|missioni]] le navi ospedale imbarcavano anche personale sanitario, sia maschile che femminile – queste ultime erano chiamate «''sisters''» –)<ref name="naviospedale"/>. Proprio per le aumentate necessità delle truppe britanniche la Regia Marina aveva deciso di incrementare il proprio iniziale nucleo di tre navi ospedale (l<nowiki>'</nowiki>''[[Albaro (nave ospedale)|Albaro]]'', in servizio dalla [[guerra italo-turca]], e le gemelle [[Re d'Italia (nave ospedale)|''Re d’Italia'']] e [[Regina d'Italia (nave ospedale)|''Regina d’Italia'']], requisite subito dopo l’entrata in guerra) con la requisizione, più avanti nel corso dello stesso 1915, dell<nowiki>'</nowiki>''Italia'' e del similare ''Brasile'', anch'esso appartenente alla NGI<ref name="naviospedale"/>.
[[File:Nave Ospedale Italia1.jpg|thumb|left|
Agli inizi del 1916 le navi ospedale, insieme a numerosi trasporti, presero parte alla vasta operazione per il salvataggio dell’esercito [[Regno di Serbia|serbo]] in ritirata, che venne imbarcato nei [[porto|porti]] dell’[[Albania]] e trasportato in Italia<ref name="naviospedale"/>.
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Nel corso del suo servizio come nave passeggeri il piroscafo svolse anche numerosi viaggi in [[Mar Rosso]], trasportando [[Hajj|pellegrini musulmani]] diretti a [[La Mecca]]<ref name="deffenu">[http://www.naviearmatori.net/ita/foto-6621-4.html Naviearmatori]</ref>.
Nel 1936 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' venne utilizzato come trasporto truppe, compiendo vari viaggi in [[Africa Orientale]] durante la [[guerra d'Etiopia]]<ref name="cn"/>.[[File:Pfo Italia2.jpg|thumb|
Il 18 agosto 1940, poco più di due mesi dopo l’ingresso dell’Italia nella [[seconda guerra mondiale]], il piroscafo fu requisito a Trieste dalla Regia Marina, che lo derequisì l’8 ottobre 1940 per poi requisirlo nuovamente, sempre a Trieste, dal 15 ottobre 1940 al 10 novembre 1941, dopo di che la nave fu requisita dal [[Ministero delle Comunicazioni]]<ref name="nmp"/>. L<nowiki>'</nowiki>''Italia'' fu utilizzato come trasporto truppe, sia, in prevalenza, sulle rotte per l’Albania<ref name="nmp"/> che su quelle della Libia, effettuando numerosi viaggi senza subire alcun danno<ref name="cn"/>.
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Il 7 settembre 1941 la nave, unitamente ad altri due trasporti truppe (la [[motonave]] ''[[Città di Trapani (nave ospedale)|Città di Trapani]]'' ed il piroscafo ''Quirinale''), si trasferì in convoglio da [[Durazzo]] a Bari, con la scorta del ''Deffenu'' e della torpediniera ''Antares''<ref name="deffenu"/>. Tre giorni più tardi, il 10 settembre, il piroscafo, insieme al ''Quirinale'' e con la scorta di ''Antares'' e ''Deffenu'', compì un nuovo viaggio da Bari a Durazzo con truppe a bordo<ref name="deffenu"/>.
All’una di [[pomeriggio]] del 28 marzo 1942 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' lasciò [[Patrasso]] alla volta di [[Bari]], in convoglio con i trasporti truppe ''Piemonte'', ''[[Francesco Crispi (piroscafo)|Francesco Crispi]]'', ''[[Aventino (piroscafo)|Aventino]]'', ''[[Motonave Viminale|Viminale]]'' e ''[[Galilea (piroscafo)|Galilea]]'' e con la scorta dell’incrociatore ausiliario ''[[Città di Napoli (incrociatore ausiliario)|Città di Napoli]]'' e delle anziane [[torpediniera|torpediniere]] ''[[Angelo Bassini (torpediniera)|Bassini]]'', ''[[Antonio Mosto (torpediniera)|Mosto]]'' e ''[[Castelfidardo (torpediniera)|Castelfidardo]]''<ref name="nmp"/><ref name=nh2>[http://www.naval-history.net/xDKWW2-4203-43MAR02.htm Naval History – March 1942]</ref><ref name="regiamarina">[http://www.regiamarina.net/detail_text.asp?nid=48&lid=2 Affondamento del Galilea<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref name="prevato">[http://www.prevato.it/giornalenautico/19.php Franco Prevato: GIORNALE NAUTICO PARTE PRIMA<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Poco dopo il traverso di San Nicolò d’[[Itaca]], in condizioni di [[mare]] calmo, senza [[vento]], e [[cielo]] coperto (tempo però destinato a peggiorare in tarda serata), si aggregarono alla scorta il [[cacciatorpediniere]] ''[[Sebenico (cacciatorpediniere)|Sebenico]]'' ed alcuni [[dragamine]] (secondo altra fonte il ''Sebenico'' ed anche una quarta torpediniera, la ''[[San Martino (torpediniera)|San Martino]]'', partirono a Patrasso insieme al resto del convoglio, che era inizialmente composto dai soli trasporti ''Crispi'', ''Galilea'' e ''Viminale'', cui si aggiunsero, fuori Patrasso, i [[piroscafo|piroscafi]] ''Piemonte'', ''Ardenza'' ed ''Italia''<ref name="regiamarina"/>), mentre un [[ricognitore]] sorvolava l’area, permanendo nei pressi sino al [[tramonto]]<ref name="prevato"/>. Alle 18.30 venne oltrepassato Capo Dukato ([[Isole Ionie]]) mentre il tempo peggiorava rapidamente, ed alle 19.12 il convoglio si dispose su due file (con ''Galilea'' e ''Viminale'' in testa rispettivamente a sinistra ed a [[dritta]], distanziate di circa 600 metri<ref name="regiamarina"/>) fiancheggiate dalle torpediniere, mentre il ''Città di Napoli'' si portò in testa, procedendo a [[zig zag]]<ref name="prevato"/>. Nella tarda [[serata]] il convoglio venne avvistato dal [[sommergibile]] [[Royal Navy|britannico]] ''Proteus'', che, tra le 22.45 e le 22.50<ref name="nmp"/>, silurò il ''Galilea'': l’unica nave lasciata ad assistere la nave colpita fu la ''Mosto'', mentre il resto del convoglio proseguì alla volta di Bari, giungendovi l’indomani<ref name="prevato"/>. Dopo cinque ore di agonia, tra le 3.40 e le 3.50 del 29 marzo, il ''Galilea'' s’inabissò in [[posizione]] 39°03’ N e 20°06’ E<ref name="nmp"/>: nel disastro scomparvero 995 uomini, a fronte di 319 sopravvissuti<ref name="prevato"/>. La scorta ritenne, a torto, di aver danneggiato un sommergibile<ref name="regiamarina"/>.[[File:Pfo Italia1.jpg|thumb|left|
Il 16 luglio 1943 la nave, insieme al trasporto truppe ''Argentina'', era in navigazione da Patrasso a Valona sotto la scorta del cacciatorpediniere ''[[Lubiana (cacciatorpediniere)|Lubiana]]'' e delle torpediniere ''[[Lince (torpediniera)|Lince]]'' e ''[[Rosolino Pilo (torpediniera)|Pilo]]'' quando il convoglio venne attaccato da un sommergibile sconosciuto, circa dodici miglia ad ovest di Capo Dukato: sia l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' che l<nowiki>'</nowiki>''Argentina'' furono tuttavia mancati<ref>[http://www.historisches-marinearchiv.de/projekte/asa/ausgabe.php?where_value=3626 Historisches Marinearchiv]</ref>.
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