Injuidi: differenze tra le versioni

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Dal 1325 Sharaf al-Dīn Maḥmūd aveva ottenuto il controllo pressoché assoluto della regione, grazie anche ai figli che egli aveva destinato a governare le province del sud.<ref>Cfr. {{en}} John Limbert, «Inju dynasty», su: ''Encyclopedia Iranica''.</ref>
Nel 1334, verosimilmente per le grandi ricchezze accumulate nel suo incarico di percettore delle imposte, il successore di Öljeitü, [[Abu Sa'id (Ilkhanide)|Abū Saʿīd]], sostituì Sharaf al-Dīn Maḥmūd con l'[[Emiro]] mongolo Ḥusayn ibn Juban al-Muzaffar. Sharaf al-Dīn Maḥmūd ordì allora un complotto contro il suo rivale e con i suoi sostenitori lo inseguì fin dentro il palazzo di Abū Saʿīd in cui questo s'era rifugiato. Abū Saʿīd, furioso, fece allora incarcerare i complottatori, ognuno in una diversa fortezza: Sharaf al-Dīn Maḥmūd a [[Isfahan]], nella fortezza chiamata ''Tabarak''<ref>''Qalaʿa tabarak'' ({{farsi|قلعة تبرك}}, "Fortezza benedetta").</ref> (''fortezza benedetta'') e suo figlio primogenito Jalāl al-Dīn Masʿūd, nei possedimenti [[Anatolia|anatolici]] (''Rūm'').<br>
Salvo Sharaf al-Dīn Maḥmūd e suo figlio, i condannati restarono in prigione fino alla morte di Abū Saʿīd. Invece i due injuidi uscirono rapidamente dal carcere per l'intervento del loro protettore a corte, il [[visir]] Ghiyāth al-Dīn Muḥammad , che era già intervenuto per evitar loro la pena capitale. L'Emiro Muzaffar non poté rallegrarsi a lungo della sua nomina a Shiraz. Ghiyāth al-Dīn Kay-Khusraw, figlio minore di Sharaf al-Dīn Maḥmūd, ne impedì infatti la presa di potere e, all'annuncio della morte di Abū Saʿīd, lo rispedì a [[Soltaniyeh]],<ref>John Limbert, «Inju dynasty», cit.</ref> mentre suo padre Sharaf al-Dīn Maḥmūd assumeva il titolo di Maḥmūd Injū<ref>[{Farsi|اینجو}}, ossia "domini reqali".</ref> Shāh.
 
==Indipendenza==