Sunnismo: differenze tra le versioni

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Sotto questo profilo il Sunnismo respingeva quindi decisamente la pretesa dei [[Kharigismo|kharigiti]] che la guida della società islamica fosse riservata al migliore dei credenti: qualità difficile da individuare e ancor più difficile da mantenere, perché un semplice peccato, anche non grave, avrebbe fatto perdere tale qualità all'''[[Imam]]'' ("Guida", ma intesa qui come sinonimo di [[califfo]]) e lo avrebbe fatto decadere dal suo supremo ufficio.
 
Le differenze politiche furono mascherate dalla discussione teologica riguardante chi potesse essere qualificato musulmano e la natura del peccato, se esso cioè fosse o meno in grado di far perdere la qualifica di credente.<br/>
I primi a riflettere sulla questione del peccato e della qualifica di musulmano (''muslim''), di empio (''fāsiq''), di miscredente (''k&#257;fir'') e di ipocrita (''mun&#257;fiq'') — chi si atteggia cioè per convenienza a musulmano non condividendone però nel profondo il portato — furono dunque i [[kharigiti]], allontanatisi dal resto dei musulmani contendenti nella battaglia di [[Siffin|Siffīn]] che contrappose il quarto [[califfo]] [[Ali ibn Abi Tàlib|Al&#299; ibn Ab&#299; T&#257;lib]] al governatore di Siria [[Mu'awiya ibn Abi Sufyan|Mu'&#257;wiya ibn Ab&#299; Sufy&#257;n]].
Rispetto alla rigida convinzione del Kharigismo dove si affermava che il peccato facesse perdere la natura di vero credente, i Sunniti affermarono invece la loro convinzione che il peccato non facesse decadere il musulmano dalla sua condizione di credente, ma che egli si venisse a trovare in una condizione "mediana" fra la posizione del miscredente e quella del musulmano fintanto che la consapevolezza di aver peccato, il suo pentimento e l'implorazione di perdono rivolta sinceramente a Dio non lo riportassero alla condizione di vero credente.
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È in questo contesto dottrinario e politico che la maggioranza dei musulmani non kharigiti, sciiti o muʿtaziliti volle darsi un'identità religiosa precisa abbracciando il pensiero del giurista e teologo [[Ahmad ibn Hanbal]] al quale si deve il conio dell'espressione "Ahl al-sunna wa l-jam&#257;ʿa" (gente che segue la tradizione [del profeta Muhammad] e che vuole restare unita, evitando le scissioni dal corpo unico della ''[[Umma]]'').
 
Nel sunnismo (che progredì grazie agli scritti, tra gli altri, di [[al-Ash'ari|al-Ashʿar&#299;]], dell<nowiki>'</nowiki>[[Imam al-Haramayn al-Juwayni|''Im&#257;m al-Haramayn'' al-Juwayn&#299;]] e di [[al-Baqillani|al-Baqill&#257;n&#299;]]) si riconoscono le quattro scuole giuridiche (''[[madhhab]]'', pl. ''madhāhib'') del [[hanafismo]], [[malikismo]], [[sciafeismo]] e [[hanbalismo]].<br/>
Tra Sunnismo e Sciismo, con l'andar del tempo, si sono create differenze in campo puramente giuridico (ad es. il cosiddetto "matrimonio a termine" è ammesso dallo Sciismo ma non dal Sunnismo), ma tali differenze non hanno mai intaccato la consapevolezza di aderire a un comune assetto dogmatico. Sunniti e Sciiti si ritengono quindi vicendevolmente musulmani a pieno titolo (pur restando ognuna delle parti convinta che l'altra parte sia in errore sulla questione dell'imamato), mentre entrambi considerano senz'altro eretico il [[Kharigismo]].