Francesco Guicciardini: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 11:
Nel [[1513]] fece ritorno a Firenze, dove da circa un anno era stata restaurata la [[signoria]] [[Medici|medicea]] con l'appoggio dell'esercito ispano-pontificio. Dal [[1514]] fece parte degli Otto di Balia e nel [[1515]] entrò a far parte della signoria, divenendo, grazie ai suoi servigi resi ai Medici, avvocato concistoriale e governatore di [[Modena]] nel [[1516]], con la salita al [[papa|soglio pontificio]] di Giovanni de' Medici, col nome di [[Leone X]]. Il suo ruolo di primo piano nella politica romana si rinforza notevolmente nel [[1517]], con la nomina a governatore di [[Reggio Emilia]] e di [[Parma]], proprio nel periodo del delicato conflitto franco-imperiale. Creato nel [[1521]] commissario generale dell'esercito pontificio, alleato di [[Carlo V]] contro i francesi; in questo periodo matura quell'esperienza che sarà cruciale nella redazione dei suoi ''[[Ricordi]]'' e della ''[[Storia d'Italia (Guicciardini)|Storia d'Italia]]''. <br/>
Alla morte di Leone X, avvenuta nel [[1522]], Guicciardini si trova a contrastare l'assedio di Parma, argomento trattato nella ''Relazione della difesa di Parma''. Dopo l'assunzione al papato di Giulio de' Medici, col nome di [[Clemente VII]], viene inviato a governare la [[Romagna]], una terra agitata dalle lotte tra le famiglie più potenti; quì Guicciardini diede ampio sfoggio delle sue notevoli abilità diplomatiche. <br/>
Per contrastare lo strapotere di Carlo V propagandò un'alleanza fra gli stati regionali allora presenti in italia, in modo da salvaguardare in un certo qual modo l'indipendenza della penisola. L'[[Lega di Cognac|accordo]] fu sottoscritto a [[Cognac (Charente)|Cognac]] nel [[1526]], ma si rivelò ben presto fallimentare; nel [[1527]] la Lega subì una cocente disfatta e [[Roma]] fu messa al sacco dai [[Lanzichenecchi]], mentre a Firenze veniva instaurata (per la terza ed ultima volta) la [[Repubblica fiorentina|repubblica]]. Coinvolto in queste vicissitudini, e visto con diffidenza dai repubblicani per i suoi trascorsi medicei, si ritirò in un volontario esilio nella sua villa di [[Finocchieto]], nei pressi di Firenze. Quì compose due orazioni, l' ''Oratio accusatoria'' e la ''defensoria'', ed una lettera ''Consolatoria'', che segue il modello dell' ''oratio ficta'', in cui espone le accuse imputabili alla sua condotta con le adeguate confutazioni, e finge di ricevere consolazioni da un amico. Sempre in questo periodo scrive le ''[[Considerazioni sui Discorsi del Machiavelli|Considerazioni intorno ai "Discorsi" del Machiavelli "sopra la prima deca di
|