Guerre tra Roma e Veio: differenze tra le versioni
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La guerra con Veio si trascinò stancamente per anni tanto che perfino da Tarquinia vennero mandate delle [[coorte|coorti]] armate alla leggera per saccheggiare l'agro romano. Tentativo mandato in fumo dalle reazione romana che inviò dei volontari i quali sorpresero i Tarquiniesi di ritorno verso casa oberati di bottino. Li uccisero, li spogliarono del carico e riportarono a Roma sia quanto avevano razziato sia i beni stessi degli etruschi. Se le discordie interne di Roma non cessavano, anche le città etrusche non erano in accordo.
Nel solito consesso al tempio di Volumna, Veio, Falerii e Capena chiesero aiuto alle altre città etrusche che rifiutarono perché Veio aveva iniziato la lotta (anni prima) senza chiedere il loro parere ma soprattutto perché un nuovo nemico si stava affacciando sull'Etruria: i [[Galli]] [[Senoni]] guidati da [[Brenno]]. L'unica concessione era la non-interferenza dei governanti se i giovani volevano recarsi a Veio come volontari. Andarono in molti. La notizia delle dimensioni dell'esercito veiente fece tacere le polemiche interne di Roma.
Due tribuni militari, inviati contro Falisci e Capena subirono una sconfitta, la notizia giunse ingigantita sia all'esercito che assediava Veio che a Roma. Il popolo si gettò a pregare nei templi, le matrone ne spazzavano i pavimenti con i capelli. Sembrava che, anziché chiusi fra le loro mura, i Veienti fossero alle porte. Fu deciso di nominare un dittatore, fu [[Marco Furio Camillo]].
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