Kurt Mälzer: differenze tra le versioni
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Nel 1934 Mälzer fu trasferito nella [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], all'epoca ancora in fase di formazione. Insegnò per breve tempo alla scuola tecnica di Jüterbog e fu uno dei primi addestratori della nuova [[Lufttechnische Akademie Gatow|accademia aeronautica di Berlino-Gatow]]. Nel 1937, col grado di ''[[Tenente colonnello|Oberstleutnant]]'', assunse il comando del [[Kampfgeschwader 51|Kampfgeschwader 255]] (255° stormo) e dell'aeroporto militare di [[Landsberg am Lech]].
Allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] Mälzer era aggregato allo [[stato maggiore]] della [[Luftflotte 2]]. Durante la [[campagna di Francia]] prestò servizio al comando del distretto aereo Belgio-Francia settententrionale con sede a [[Bruxelles]]. Promosso ''[[Maggior generale|Generalmajor]]'' nel 1941, nel biennio 1942-1943 fu capodipartimento al ministero dell'aeronautica ([[Reichsluftfahrtministerium]]) e nel settembre 1943 divenne comandante del Sanitäts-Flugbereitschaft 17 a [[Vienna]]. Promosso ''[[Tenente generale|Generalleutnant]]'' il 1
Nella sua funzione di comandante della piazza di Roma fu corresponsabile dell'[[eccidio delle Fosse Ardeatine]] avvenuto il 24 marzo 1944. Dato che Roma si trovava vicino al fronte, la facoltà di decidere eventuali misure di rappresaglia in caso di attacchi contro soldati tedeschi spettava alla catena di comando della [[Wehrmacht]], in Itlia composta dai generali Mälzer, Mackensen e [[Albert Kesselring]]. Il capo dello [[Sicherheitsdienst|SD]] a Roma, l'[[Obersturmbannführer]] [[Herbert Kappler]], era quindi alle dipendenze di Mälzer. Il 23 marzo 1944, quando in [[attentato di via Rasella|via Rasella fu compiuto un attentato]] dinamitardo contro una compagnia del [[Polizeiregiment "Bozen"]], il generale Mälzer appena giunto sul posto apparve sconvolto ed estremamente irritato: in un primo momentò parlò di far saltare in aria l'intero quartiere intorno alla strada. L'ufficiale che ricevette quest'ordine tuttavia non lo eseguì, appellandosi al feldmaresciallo Kesselring.<ref>Staron, ''Fosse Ardeatine'', pag. 51-53, 139.</ref> Mälzer, di comune accordo con Kappler e Kesselring, adducendo a motivazione un ordine di [[Adolf Hitler|Hitler]] (avvertito dell'attentato nel primo pomeriggio), decise la fucilazione di dieci ostaggi per ogni tedesco ucciso; lo stesso Führer aveva richiesto una rappresaglia immediata<ref>R. Katz, ''Roma città aperta'', pp. 264-265.</ref> nella misura uccidere di trenta-cinquanta italiani per ogni soldato tedesco morto in via Rasella, ma non esistono documenti che provino l'esistenza di un ordine diretto di Hitler con la precisa determinazione dell'entità della rappresaglia<ref>C. Fracassi, ''La battaglia di Roma'', p. 391.</ref>. Sarebbero stati Kesselring e von Mackensen che decisero di ridurre le proporzioni della rappresaglia. In 24 marzo 1944 furono uccise complessivamente 335 persone, tra civili, prigioniori politici ed ebrei.
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