Adolfo Wolff: differenze tra le versioni

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Partecipò alla campagna nell'[[Italia Meridionale]] del 1860 e il 1º ottobre, come [[colonnello]] comandante di un [[battaglione]] del Reggimento Cacciatori Esteri della [[Brigata]] di [[Ferdinando Eber]] composta da disertori tedeschi e svizzeri dell'[[esercito borbonico]], fu alla [[battaglia del Volturno]].
Il 28-29 marzo [[1861]] prese parte al viaggio a [[Caprera]] organizzato dallo scrittore Franco Mistrali allo scopo di invitare [[Giuseppe Garibaldi]] a riprendere la lotta per l'Unità d'Italia. Fra i trenta partecipanti vi erano Carlo Comaschi, Luigi Cingia, Antonio Frigerio, Faustino Tanara e [[Cesare Bernieri]]. Sempre in prima linea nei moti insurrezionali, nel novembre del [[1864]] seguì [[Ergisto Bezzi]] nella fallita spedizione in Trentino che si concluse con l'arresto dei 150 volontari sul [[ monte [[Maniva]] il 16 novembre da parte dei [[carabinieri]]. [[Ergisto Bezzi]] posteriormente attribuì al tradimento del Wolff il fallimento del piano. Per questa azione, Wollf nel [[1865]] fu incarcerato nel forte di [[Alessandria]]. L'anno seguente, nel [[1866]], allo scoppio della [[Terza guerra di indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]] si arruolò nel [[Corpo Volontari Italiani]] di [[Garibaldi]] comandando la compagnia dei disertori svizzeri e bavaresi dell'esercito borbonico.
 
Nel [[1865]] fu incarcerato per motivi politici nel forte di [[Alessandria]] e nel [[1866]] allo scoppio della [[Terza guerra di indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]] si arruolò nel [[Corpo Volontari Italiani]] di [[Garibaldi]] comandando la Compagnia dei disertori svizzeri e bavaresi dell'esercito borbonico.
 
Di lui scrisse il [[garibaldino]] [[Giulio Adamoli]] nel suo ''Da San Martino a Mentana''<ref>[http://www.adamoli.org/giulio/sanmartino04.html Giulio Adamoli, ''Da San Martino a Mentana'']</ref>: {{citazione|Dovrei ora aggiungere come il collega di missione, il Wolf, comandante la compagnia estera, accrescesse il fascino di quelle ore, con gli allettamenti dello spirito colto e sagace: familiare del Mazzini, confidente dei patrioti di tutta Europa, sapeva tener viva una conversazione tra le più dilettevoli; già milite in Africa nella Legione Straniera, in [[Piemonte]] nella legione anglo-italiana, oggi, a capo degli svizzeri e dei bavaresi disertori dell'esercito borbonico, e gente punto facile, mostrava un tatto militare, una energia veramente non comune. Ma sulla memoria di quell'uomo, che pareva l'incarnazione più pura della rivoluzione, a cui, durante dieci anni, noi tutti stringemmo fiduciosi la mano, sul campo e nelle nostre case, perché compagno nostro nelle spedizioni, nei combattimenti, nelle prigioni; su la immagine di quell'uomo, conviene stendere un velo come i veneziani sul ritratto del doge fellone, e passare oltre per sempre}}.