Inceneritore: differenze tra le versioni

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Pertanto, a fronte di un investimento relativamente modesto sia in fase di costruzione sia in gestione (grazie alla possibilità di introdurre una grande varietà di materiale organico anche non trattato e in virtù della non necessità di smaltire o filtrare grandi quantità di emissioni o rifiuti tossici), permettono di ottenere un guadagno costante e sicuro, il che dà loro alte potenzialità di sviluppo anche nel medio-breve termine, in un contesto di difficoltà di smaltimento dei rifiuti (e di opposizione alla costruzione di inceneritori tradizionali per i timori per la salute e l'ambiente) e di contrazione del mercato per gli agricoltori.
 
== Termovalorizzazione e altri modi di affrontare il problema dei rifiuti==
{{da unire|gestione dei rifiuti}}
La termovalorizzazione dei rifiuti non è di per sé contrapposta o alternativa alla pratica della [[raccolta differenziata]] finalizzata al [[riciclo]]. La [[strategia]] adottata dall'Unione Europea e recepita in Italia con il Decreto Legislativo n° 22/97 affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all'interno di una logica di gestione integrata del problema.
Pertanto, se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di ''prevenire'' la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità, il passaggio successivo riguarda l'esigenza di ''riutilizzare'' i prodotti (es. bottiglie) e, se non è possibile il riuso, riciclare i materiali (es. vetro).
Infine, solo per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (come il [[polistirene]], i tovaglioli di carta) e il sottovaglio (ovvero la frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili di rifiuti, che rappresenta circa il 15% del totale), si propone l'incenerimento con recupero energetico al posto dello smaltimento in discarica.
Sicuramente il ricorso all'incenerimento indifferenziato deve essere assolutamente evitato, anche se per uscire da situazioni di "emergenza" può apparire una via più "comoda", tantopiù visto che i rifiuti indifferenziati («RSU tal quale») sono risultati essere il combustibile per inceneritori che sviluppa più calore (infatti con la raccolta differenziata e altri trattamenti viene privato di materiali altamente calorifici come la carta, oltre a buona parte della plastica).<ref>[http://www.arpa.emr.it/rimini/download/Convegno%20Inceneritore%20giu06/Incenerit_Slide_mattina_06/04_DeStefanis_incener_06.pdf Relazione di De Stefanis], p. 5: come si vede, solo 2 scenari di raccolta differenziata su 6 forniscono un combustibile significativamente migliore dell'indifferenziato.</ref>
 
È da notare che riduzione, reimpiego e riciclo sono (in quest'ordine) pratiche molto più vantaggiose energeticamente, ambientalmente, economicamente e socialmente dell'incenerimento con recupero energetico.
Qualche complessità maggiore la comporta la [[Riciclaggio_dei_rifiuti#Il caso della plastica|plastica]], per la quale in diversi casi l'incenerimento risulta spesso economicamente piú vantaggioso del riciclo, perché sul mercato (sovvenzionato) vale più la notevole quantità di energia sprigionata dai rifiuti plastici che il materiale plastico ricavato dal riciclo, una materia prima seconda di bassa qualità. Per questo talvolta la plastica (in genere quella di qualità inferiore) anche se raccolta in maniera differenziata, viene comunque avviata alla termovalorizzazione.{{citazione necessaria<!-- Mi pare che lo faccia l'AMSA di Milano, dove si raccoglie tutta la plastica -->}}
Per la maggior parte dei materiali plastici, riciclabili in maniera vantaggiosa, la termovalorizzazione è dal punto di vista energetico ambientale molto peggiore del riciclaggio, poiché non è possibile recuperare dalla combustione del materiale plastico tanta energia quanta se ne risparmia riciclandolo in termini di produzione evitata: e inoltre il rendimento dei termovalorizzatori non può essere incrementato moltissimo, mentre il riciclaggio (tecnologia più giovane) offre margini di miglioramento molto superiori, nell'ambito dello sviluppo di nuovi materiali plastici di più facile riciclo, anche se naturalmente esiste già la [[Riciclaggio_dei_rifiuti#Il_caso_della_plastica|bioplastica]], che è una soluzione ancora più radicale, se non definitiva.
La combustione della plastica, specie se non gestita in maniera ottimale, rilascia molte sostanze inquinanti, principalmente [[Idrocarburi Policiclici Aromatici]] e [[diossina]]), il cui filtraggio con i postcombustori catalici è energeticamente dispendioso, oltre a non essere mai completo.
 
S'è accennato prima alla maggiore "comodità" della termovalorizzazione rispetto ad altre soluzioni, specie in casi d'emergenza.
Proprio questa maggiore "comodità" è uno dei più gravi difetti difetti dei termovalorizzatori, perché può facilmente portare a un abuso dell'incenerimento.
Infatti, mentre ad esempio in una discarica è possibile vedere la spazzatura crescere a vista d'occhio e rendere necessario trovare nuovi spazi, cosa molto difficile, una volta costruito un inceneritore apparentemente non cambia nulla incrementando la quantità di rifiuti bruciati, se non i guadagni dalla vendita dell'energia recuperata (incentivata dallo Stato, come s'è detto): tendenzialmente è quindi più difficile che gli amministratori locali vedano la necessità di impegnarsi per politiche più lungimiranti ed efficaci, ma almeno inizialmente molto faticose.
In questo senso i termovalorizzatori possono essere dei disincentivi al riciclo (e ancor più al riuso e alla riduzione): non per colpa della tecnologia in sé, quindi, ma piuttosto per la miopia dei politici.
 
Gli investimenti necessari per realizzare i termovalorizzatori sono molto elevati, e il loro ammortamento richiede circa 20 anni.
È emblematico il caso dell'inceneritore costruito recentemente dall'Amsa a Milano, Silla 2: inizialmente aveva avuto l'autorizzazione per bruciare 900 t/giorno di rifiuti, poi si è passati a 1250 e infine a 1450t/g.
Se si guarda alla gestione dei rifiuti a Milano, ci si accorge che la raccolta differenziata raggiunge il 35% circa (fisso da anni), e tutto il resto (o quasi) viene incenerito da Silla 2.
Se si considera che la media di riciclo della provincia di Milano è intorno al 45% (in costante miglioramento), e che a Milano la raccolta dei rifiuti organici non è mai andata oltre la sperimentazione in piccole aree della città, nonostante il più che collaudato sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta e la notevole sensibilizzazione della popolazione, che permetterebbero sicuramente di fare molto di più, appare più che lecito il sospetto che non si punti sulla raccolta differenziata proprio per soddisfare l'avidità dell'insaziabile Silla 2.
Ancora una volta, non si tratta di "colpe" della termovalorizzazione in sé, ma solo dei politici (stimolati, lo ripetiamo ancora una volta, dall'irragionevole e inaccettabile incentivazione economica dell'incenerimento).
 
In Italia, il tasso di raccolta differenziata sta gradualmente crescendo (è oggi intorno al 22,7% per merito, soprattutto, delle regioni del Nord, dove supera il 35%), ma è ancora molto inferiore alle potenzialità. Il ricorso alla termovalorizzazione è ancora limitato e rappresenta, con circa il 12%, uno dei valori più bassi in Europa, anche se specie al Nord è in aumento, e in Lombardia ad esempio raggiunge il 30%. Dalla combinazione di questi due fattori scaturisce un ricorso eccessivo allo smaltimento in [[discarica]], che è in continua diminuzione (dal 2001 al 2004, al Nord -21%, al Sud -4% e al Centro -3%) ma interessa attualmente in tutto circa il 56,9% dei rifiuti urbani prodotti (45% al Nord, 69,5% al Centro, 73,2% al Sud)(si stima che sul totale nazionale il 76% sia rifiuto da raccolta indifferenziata e il 24% siano residui dai diversi processi di trattamento: biostabilizzazione, CDR, incenerimento, residui da selezione delle R.D.), con conseguenze ambientali che si vanno aggravando soprattutto nel Sud, dove molti impianti sono ormai saturi e la raccolta differenziata stenta a decollare.
D'altro canto, se si considera che nei comuni più virtuosi la raccolta differenziata supera già adesso l'80%, si deduce che anche al Nord essa è ancora molto meno sviluppata di quanto potrebbe, e che gli impianti di termovalorizzazione sono già adesso sovradimensionati, perciò, se non si importeranno da altre regioni rifiuti da incenerire, non si potrà sviluppare appieno la raccolta differenziata e il riciclo senza far funzionare i termovalorizzatori sotto regime e quindi in perdita. <ref>Dati tratti dal Rapporto Rifiuti 2005 dell'[[Osservatorio Nazionale dei Rifiuti]].</ref>
 
===Considerazioni===
Le soluzioni per la gestione dei rifiuti sono essenzialmente di cinque tipi:
 
# riduzione e riuso;
# [[Riciclaggio dei rifiuti|riciclaggio]];
# [[trattamento a freddo dei rifiuti|trattamento a freddo dei rifiuti]];
# incenerimento o '''termovalorizzazione''';
# smaltimento in [[Discarica di rifiuti|discarica]].
 
Tipicamente, soprattutto in assenza di una politica di gestione dei rifiuti orientata a riduzione, riuso e riciclo, l'alternativa alla costruzione di un termovalorizzatore più praticata è la creazione di una discarica, che ha anch'essa emissioni inquinanti e un impatto ambientale certamente negativo. Recentemente si stanno sperimentando anche nuove tecniche di trattamento a freddo dei rifiuti.
 
Troppo spesso il complesso problema della gestione dei rifiuti viene affrontato in modo superficiale o strumentale, talvolta anche con l'infiltrazione della criminalità organizzata, che spesso lucra sulla gestione illegale dei rifiuti pericolosi. Per affrontare correttamente il problema dei rifiuti, sempre più urgente in molte nazioni, è prioritaria un'informazione corretta ed esauriente, la chiarezza, la trasparenza e la concertazione.
 
== Questioni sanitarie e ambientali ==
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* i criteri temporali di adeguamento degli impianti già esistenti alle disposizioni del presente decreto
* prevede che i cittadini possano accedere a tutte le informazioni, cosí da essere coinvolti nelle eventuali opportune decisioni
 
== Termovalorizzazione e altri modi di affrontare il problema dei rifiuti==
{{da unire|gestione dei rifiuti}}
La termovalorizzazione dei rifiuti non è di per sé contrapposta o alternativa alla pratica della [[raccolta differenziata]] finalizzata al [[riciclo]]. La [[strategia]] adottata dall'Unione Europea e recepita in Italia con il Decreto Legislativo n° 22/97 affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all'interno di una logica di gestione integrata del problema.
Pertanto, se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di ''prevenire'' la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità, il passaggio successivo riguarda l'esigenza di ''riutilizzare'' i prodotti (es. bottiglie) e, se non è possibile il riuso, riciclare i materiali (es. vetro).
Infine, solo per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (come il [[polistirene]], i tovaglioli di carta) e il sottovaglio (ovvero la frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili di rifiuti, che rappresenta circa il 15% del totale), si propone l'incenerimento con recupero energetico al posto dello smaltimento in discarica.
Sicuramente il ricorso all'incenerimento indifferenziato deve essere assolutamente evitato, anche se per uscire da situazioni di "emergenza" può apparire una via più "comoda", tantopiù visto che i rifiuti indifferenziati («RSU tal quale») sono risultati essere il combustibile per inceneritori che sviluppa più calore (infatti con la raccolta differenziata e altri trattamenti viene privato di materiali altamente calorifici come la carta, oltre a buona parte della plastica).<ref>[http://www.arpa.emr.it/rimini/download/Convegno%20Inceneritore%20giu06/Incenerit_Slide_mattina_06/04_DeStefanis_incener_06.pdf Relazione di De Stefanis], p. 5: come si vede, solo 2 scenari di raccolta differenziata su 6 forniscono un combustibile significativamente migliore dell'indifferenziato.</ref>
 
È da notare che riduzione, reimpiego e riciclo sono (in quest'ordine) pratiche molto più vantaggiose energeticamente, ambientalmente, economicamente e socialmente dell'incenerimento con recupero energetico.
Qualche complessità maggiore la comporta la [[Riciclaggio_dei_rifiuti#Il caso della plastica|plastica]], per la quale in diversi casi l'incenerimento risulta spesso economicamente piú vantaggioso del riciclo, perché sul mercato (sovvenzionato) vale più la notevole quantità di energia sprigionata dai rifiuti plastici che il materiale plastico ricavato dal riciclo, una materia prima seconda di bassa qualità. Per questo talvolta la plastica (in genere quella di qualità inferiore) anche se raccolta in maniera differenziata, viene comunque avviata alla termovalorizzazione.{{citazione necessaria<!-- Mi pare che lo faccia l'AMSA di Milano, dove si raccoglie tutta la plastica -->}}
Per la maggior parte dei materiali plastici, riciclabili in maniera vantaggiosa, la termovalorizzazione è dal punto di vista energetico ambientale molto peggiore del riciclaggio, poiché non è possibile recuperare dalla combustione del materiale plastico tanta energia quanta se ne risparmia riciclandolo in termini di produzione evitata: e inoltre il rendimento dei termovalorizzatori non può essere incrementato moltissimo, mentre il riciclaggio (tecnologia più giovane) offre margini di miglioramento molto superiori, nell'ambito dello sviluppo di nuovi materiali plastici di più facile riciclo, anche se naturalmente esiste già la [[Riciclaggio_dei_rifiuti#Il_caso_della_plastica|bioplastica]], che è una soluzione ancora più radicale, se non definitiva.
La combustione della plastica, specie se non gestita in maniera ottimale, rilascia molte sostanze inquinanti, principalmente [[Idrocarburi Policiclici Aromatici]] e [[diossina]]), il cui filtraggio con i postcombustori catalici è energeticamente dispendioso, oltre a non essere mai completo.
 
S'è accennato prima alla maggiore "comodità" della termovalorizzazione rispetto ad altre soluzioni, specie in casi d'emergenza.
Proprio questa maggiore "comodità" è uno dei più gravi difetti difetti dei termovalorizzatori, perché può facilmente portare a un abuso dell'incenerimento.
Infatti, mentre ad esempio in una discarica è possibile vedere la spazzatura crescere a vista d'occhio e rendere necessario trovare nuovi spazi, cosa molto difficile, una volta costruito un inceneritore apparentemente non cambia nulla incrementando la quantità di rifiuti bruciati, se non i guadagni dalla vendita dell'energia recuperata (incentivata dallo Stato, come s'è detto): tendenzialmente è quindi più difficile che gli amministratori locali vedano la necessità di impegnarsi per politiche più lungimiranti ed efficaci, ma almeno inizialmente molto faticose.
In questo senso i termovalorizzatori possono essere dei disincentivi al riciclo (e ancor più al riuso e alla riduzione): non per colpa della tecnologia in sé, quindi, ma piuttosto per la miopia dei politici.
 
Gli investimenti necessari per realizzare i termovalorizzatori sono molto elevati, e il loro ammortamento richiede circa 20 anni.
È emblematico il caso dell'inceneritore costruito recentemente dall'Amsa a Milano, Silla 2: inizialmente aveva avuto l'autorizzazione per bruciare 900 t/giorno di rifiuti, poi si è passati a 1250 e infine a 1450t/g.
Se si guarda alla gestione dei rifiuti a Milano, ci si accorge che la raccolta differenziata raggiunge il 35% circa (fisso da anni), e tutto il resto (o quasi) viene incenerito da Silla 2.
Se si considera che la media di riciclo della provincia di Milano è intorno al 45% (in costante miglioramento), e che a Milano la raccolta dei rifiuti organici non è mai andata oltre la sperimentazione in piccole aree della città, nonostante il più che collaudato sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta e la notevole sensibilizzazione della popolazione, che permetterebbero sicuramente di fare molto di più, appare più che lecito il sospetto che non si punti sulla raccolta differenziata proprio per soddisfare l'avidità dell'insaziabile Silla 2.
Ancora una volta, non si tratta di "colpe" della termovalorizzazione in sé, ma solo dei politici (stimolati, lo ripetiamo ancora una volta, dall'irragionevole e inaccettabile incentivazione economica dell'incenerimento).
 
In Italia, il tasso di raccolta differenziata sta gradualmente crescendo (è oggi intorno al 22,7% per merito, soprattutto, delle regioni del Nord, dove supera il 35%), ma è ancora molto inferiore alle potenzialità. Il ricorso alla termovalorizzazione è ancora limitato e rappresenta, con circa il 12%, uno dei valori più bassi in Europa, anche se specie al Nord è in aumento, e in Lombardia ad esempio raggiunge il 30%. Dalla combinazione di questi due fattori scaturisce un ricorso eccessivo allo smaltimento in [[discarica]], che è in continua diminuzione (dal 2001 al 2004, al Nord -21%, al Sud -4% e al Centro -3%) ma interessa attualmente in tutto circa il 56,9% dei rifiuti urbani prodotti (45% al Nord, 69,5% al Centro, 73,2% al Sud)(si stima che sul totale nazionale il 76% sia rifiuto da raccolta indifferenziata e il 24% siano residui dai diversi processi di trattamento: biostabilizzazione, CDR, incenerimento, residui da selezione delle R.D.), con conseguenze ambientali che si vanno aggravando soprattutto nel Sud, dove molti impianti sono ormai saturi e la raccolta differenziata stenta a decollare.
D'altro canto, se si considera che nei comuni più virtuosi la raccolta differenziata supera già adesso l'80%, si deduce che anche al Nord essa è ancora molto meno sviluppata di quanto potrebbe, e che gli impianti di termovalorizzazione sono già adesso sovradimensionati, perciò, se non si importeranno da altre regioni rifiuti da incenerire, non si potrà sviluppare appieno la raccolta differenziata e il riciclo senza far funzionare i termovalorizzatori sotto regime e quindi in perdita. <ref>Dati tratti dal Rapporto Rifiuti 2005 dell'[[Osservatorio Nazionale dei Rifiuti]].</ref>
 
===Considerazioni===
Le soluzioni per la gestione dei rifiuti sono essenzialmente di cinque tipi:
 
# riduzione e riuso;
# [[Riciclaggio dei rifiuti|riciclaggio]];
# [[trattamento a freddo dei rifiuti|trattamento a freddo dei rifiuti]];
# incenerimento o '''termovalorizzazione''';
# smaltimento in [[Discarica di rifiuti|discarica]].
 
Tipicamente, soprattutto in assenza di una politica di gestione dei rifiuti orientata a riduzione, riuso e riciclo, l'alternativa alla costruzione di un termovalorizzatore più praticata è la creazione di una discarica, che ha anch'essa emissioni inquinanti e un impatto ambientale certamente negativo. Recentemente si stanno sperimentando anche nuove tecniche di trattamento a freddo dei rifiuti.
 
Troppo spesso il complesso problema della gestione dei rifiuti viene affrontato in modo superficiale o strumentale, talvolta anche con l'infiltrazione della criminalità organizzata, che spesso lucra sulla gestione illegale dei rifiuti pericolosi. Per affrontare correttamente il problema dei rifiuti, sempre più urgente in molte nazioni, è prioritaria un'informazione corretta ed esauriente, la chiarezza, la trasparenza e la concertazione.
 
== Critiche ==