Curia Iulia: differenze tra le versioni

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Al tempo del re [[Teodorico il Grande|Teodorico]], nella Curia si tenevano ancora le adunanze del [[senato romano|Senato]], sopravvissuto alla [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]], ma ridotto allora a un'ombra: l'edificio in quel tempo non si chiamava più col suo nome classico di Curia, bensì con quello di ''[[Atrium Libertatis]]''. Il nome ''Atrium Libertatis'' fu preso da un vicino edificio, probabilmente distrutto o adibito ad altri usi già prima del [[VI secolo]], e indipendente, dove anticamente si svolgeva la liberazione degli schiavi. Caduto il regno gotico di Teodorico la Curia rimase abbandonata.
 
Nel [[630]], durante il pontificato di [[papa Onorio I]], l'edificio venne trasformato in chiesa, assumendo il nome di [[chiesa di Sant'Adriano al Foro|Sant'Adriano al Foro]]. La chiesa venne decorata con affreschi bizantini, ancora in parte visibili, e dotata di campanile; fu poi restaurata in stile barocco da [[Martino Longhi il Giovane]] nel [[1653]]. Grazie a queste vicissitudini la Curia non venne abbattuta ed oggi è uno degli edifici tardo-antichi meglio conservati in tutta Roma.
 
Tra il [[1930]] e il [[1936]] venne interessato dalla campagna di scavi del Foro e in quell'occasione si decise di riportare l'importante edificio al suo aspetto profano: la chiesa venne sconsacrata, privandola di tutte le aggiunte successive all'epoca dioclezianea.