Kurt Mälzer: differenze tra le versioni
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Allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] Mälzer era aggregato allo [[stato maggiore]] della [[Luftflotte 2]]. Durante la [[campagna di Francia]] prestò servizio al comando del distretto aereo Belgio-Francia settententrionale con sede a [[Bruxelles]]. Promosso ''[[Maggior generale|Generalmajor]]'' nel 1941, nel biennio 1942-1943 fu capodipartimento al ministero dell'aeronautica ([[Reichsluftfahrtministerium]]) e nel settembre 1943 divenne comandante del Sanitäts-Flugbereitschaft 17 a [[Vienna]]. Promosso ''[[Tenente generale|Generalleutnant]]'' il 1º ottobre 1943, il 30 dello stesso mese fu trasferito a [[Roma]] in qualità di comandante della città. In quanto tale era un sottoposto del generale [[Eberhard von Mackensen]], comandante della [[14. Armee (Wehrmacht)|14ª armata]], che in un'occasione lo definì ''wirrer Kopf'', ovvero "confusionario".
Nella sua funzione di comandante della piazza di Roma fu corresponsabile dell'[[eccidio delle Fosse Ardeatine]] avvenuto il 24 marzo 1944. Dato che la città si trovava in quel momento nelle immediate retrovie del fronte, la facoltà di decidere eventuali misure di rappresaglia in caso di attacchi contro soldati tedeschi spettava alla catena di comando della [[Wehrmacht]], composta, nel caso di Roma, dai generali Mälzer, Mackensen e [[Albert Kesselring]]. Il capo dello [[Sicherheitsdienst|SD]] a Roma, l'[[Obersturmbannführer]] [[Herbert Kappler]], era quindi alle dipendenze di Mälzer. Il 23 marzo 1944, quando in [[attentato di via Rasella|via Rasella fu compiuto un attentato]] dinamitardo contro una compagnia del [[Polizeiregiment "Bozen"]], Mälzer era impegnato in un pranzo all'Hotel Excelsior. Giunto sul luogo dell'attentato, Mälzer, alterato per gli effetti dell'alcol, apparve sconvolto ed estremamente irritato: in un primo momentò parlò di fucilare tutti i residenti in zona e di far saltare in aria gli edifici intorno alla strada con la dinamite<ref>[http://digilander.libero.it/historia_militaria/rasella1.htm L'attentato di via Rasella], da historiamilitaria.it.</ref>. L'ufficiale che ricevette quest'ordine tuttavia non lo eseguì, appellandosi al feldmaresciallo Kesselring.<ref>Staron, ''Fosse Ardeatine'', pag. 51-53, 139.</ref> Mälzer, di comune accordo con Kappler e Kesselring, adducendo a motivazione un ordine di [[Adolf Hitler|Hitler]] (avvertito dell'attentato nel primo pomeriggio), decise la fucilazione di dieci ostaggi per ogni tedesco ucciso; lo stesso Führer aveva richiesto una rappresaglia immediata<ref>R. Katz, ''Roma città aperta'', pp. 264-265.</ref> nella misura
Mälzer, a causa di questo crimine di guerra, fu tratto dinanzi a un tribunale militare britannico nel novembre 1946 insieme a von Mackensen e condannato a morte.<ref>[http://www.ess.uwe.ac.uk/WCC/mackensen.htm TRIAL OF GENERAL VON MACKENSEN AND GENERAL MAELZER BRITISH MILITARY COURT, ROME, 18TH-30TH NOVEMBER, 1945]</ref> Già nel settembre 1946 un tribunale americano aveva condannato Mälzer a 10 anni di reclusione, ridotti poi a tre, poiché il 2 febbraio 1944, in occasione di una parata, aveva esibito in pubblico alcuni prigionieri di guerra.<ref>"Tried by a U.S. military court at Florence, Italy, and sentenced to 10 years imprisonment on 14. September 1946 (7 years remitted), for parading U.S. prisoners of war through the streets of Rome" [http://www.ess.uwe.ac.uk/WCC/warcrimgenrls.htm History of the United Nations War Crimes Commission and the Development of the Laws of War. United Nations War Crimes Commission. London: HMSO, 1948]</ref> Il 29 giugno 1947 la pena di morte venne commutata in ergastolo, sia per Mälzer che per von Mackensen. I britannici addussero a motivazione il fatto che Kesselring non era stato condannato a morte dal tribunale italiano.<ref>Filippo Focardi: ''Das Kalkül des "Bumerangs". Politik und Rechtsfragen im Umgang mit deutschen Kriegsverbrechen in Italien.'' In: Norbert Frei (Hrsg.): ''Transnationale Vergangenheitspolitik. Der Umgang mit deutschen Kriegsverbrechern in Europa nach dem Zweiten Weltkrieg.'' Wallstein, Göttingen 2006, S. 545, 558.</ref> Von Mackensen e Mälzer scontarono la pena a partire dal 1947 nel carcere di Werl. Mentre il primo fu liberato nell'ottobre 1952, Mälzer morì in prigione. Il suo funerale fu trasformato in una manifestazione di solidarietà da parte del [[Verband deutscher Soldaten]], cui si aggregarono la [[Deutsches Rotes Kreuz|croce rossa tedesca]], lo [[Stahlhelm, Bund der Frontsoldaten]], il [[Freie Demokratische Partei|partito liberale]] e [[Sozialistische Jugend Deutschlands – Die Falken|Die Falken]]<ref>Bert-Oliver Manig: ''Die Politik der Ehre. Die Rehabilitierung der Berufssoldaten in der frühen Bundesrepublik.'' Göttingen 2004, S. 456</ref>
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