Vittorio Dan Segre: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Nato da una abbiente famiglia ebraica piemontese (lo zio era l’industriale [[Guido Segre]]), nel ‘39, dopo l’avvento delle leggi razziali, emigra in Palestina, dove cambia il nome anagrafico italiano (semplicemente “Vittorio Segre”) in “Dan Avni”.<ref>Storia di un ebreo fortunato, Bompiani 1985</ref>
Nel ’44 torna in Italia come corrispondente di guerra al seguito della [[Brigata Ebraica]].
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Autore di saggi come ''Il poligono mediorientale'' (1994) e ''Le metamorfosi di Israele'' (2006), è noto però soprattutto per la sua autobiografia, ''Storia di un ebreo fortunato'' (del 1985, seguita poi dall’ancora autobiografico ''Il bottone di Molotov'', del 2004), e per la non-fiction ''[[Amedeo Guillet|La guerra privata del tenente Guillet]]'' (1993).
Nel 1998 ha fondato, presso l’Università della Svizzera Italiana di Lugano, l’Istituto Studi Mediterranei<ref>http://www.lugano.ch/lacitta/archivio.cfm?ID=1F728ECAD011ED04C1256C3E002EF31B&art=08B18D0FADFAD8E0C1256C3E00341F34</ref>, di cui è ancora presidente.
Nel 2007 l’Archivio Ebraico Terracini di Torino ha acquisito il suo ricco epistolario (con alcuni vincoli temporali), creando così il “Fondo Vittorio Dan & Rosetta Segre”; fra i corrispondenti spiccano i nomi di [[Golda Meir]] e [[Ben Gurion]], [[René Girard]], [[Adin Steinsaltz]], [[Isaiah Berlin]], [[Ralph Dahrendorf]], Indro Montanelli, [[Colette Rosselli]], [[Mario Missiroli]], [[Alfio Russo]], [[Enzo Biagi]], nonché [[Yogananda]].<ref>http://www.archivioterracini.it/archivio/detl.php?id=1895</ref>
== Bibliografia ==
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