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{{citazione|Chi può negare che la prima legge della storia sia non osare di dire nulla di falso e non omettere nulla di vero, affinché non sorga neppure il sospetto che nello scrivere sia intervenuta la simpatia o l'antipatia?|lingua=la|[[Marco Tullio Cicerone]], ''[[De oratore]]'', 2, 15, 62 – dalla pagina utente di [[Utente:Acis|Acis]]|Qui nescit primam esse historiae legem, ne quid falsi dicere audeat? Deinde ne quid veri non audeat? Ne quae suspicio gratia sit in scribendo? Ne quae simultatis?}}
 
{{citazione|Il bisogno pratico, che è nel fondo di ogni giudizio storico, conferisce a ogni storia il carattere di "storia contemporanea", perché, per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia sempre riferita al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni.|[[Benedetto Croce]], ''[[La storia come pensiero e come azione]]'', 1938}}