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Pandosia, che confinava con Heraclea, è considerata la più antica città pagana della [[Siritide]]. Fondata degli Enotri prima del [[1000 a.C.]], fu molto ricca e importante grazie alla fertilità del terreno e alla posizione strategica. I due grossi fiumi lucani, l'Agri e il Sinni, a quel tempo navigabili e l'antica ''[[via Herculea]]'' che da Heraclea risaliva per più di 60&nbsp;km la valle dell'Agri fino alla città romana di [[Grumentum]], agevolavano le comunicazioni e quindi una rapida espansione della città<ref>{{Cita|R.J. Buck|pp. 70-86}}</ref>.
Nel [[326 a.C.]], in una battaglia contro il popolo dei [[lucani]], venne ucciso [[Alessandro il Molosso]], re dell'Epiro e zio di [[Alessandro Magno]]. Nel [[281 a.C.]] fu campo di battaglia tra i [[Civiltà romana|Romani]] e [[Pirro]] re dell'Epiro, che corso in aiuto dei [[Tarentum|tarentini]] si accampò tra Heraclea e Pandosia. Quest'ultimo, durante la battaglia, usò un gran numero di elefanti, vincendo la [[battaglia di Heraclea]], ma con un numero di perdite altissimo. Nel [[214 a.C.]] fu teatro di un'ennesima battaglia nel corso della seconda [[Guerre Puniche|guerra punica]] tra i Romani e [[Annibale]], re dei [[Cartaginesi]], per conquistare il dominio sul [[Mar Mediterraneo|mediterraneo]].
 
Pandosia venne distrutta tra l'[[81 a.C.]] e il [[72 a.C.]] ad opera di [[Lucio Cornelio Silla]] generale romano.
Dalle rovine di Pandosia sorse, poco prima dell'[[era cristiana]], Anglona cittadina assai fiorente<ref>{{cita web|url=http://www.tursi.info/tursi%20storia.htm|titolo=Nicola Crispino, ''Distruzione di Pandosia''|accesso=15 gennaio 2009}}</ref>.
 
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===Architetture religiose===
[[Immagine:Cattedrale Tursi.jpg|left|thumb|Facciata della Cattedrale]]
* [[Cattedrale dell'Annunziata (Tursi)|La cattedrale dell'Annunziata]]: è situata nel centro della città in piazza Maria Santissima di Anglona. Dedicata alla [[Vergine Annunziata]] è stata eretta nel [[XV secolo]] ampliando una chiesa preesistente che tuttora costituisce la sacrestia. Nel [[1546]] fu elevata a [[cattedrale]] della [[diocesi di Tursi-Lagonegro]]. Nella seconda metà del [[XVII secolo]] venne fatta ampliare prima da mons. Domenico Sabbatino e poi da mons. Ettore Quarti<ref name="R.Bruno118-119">{{Cita|R. Bruno|pp. 118-119}}</ref>. La cattedrale è un imponente monumento a tre [[navate]] a [[croce latina]], connessa di [[sacrestia]] e casa [[canonica]]. Sul soffitto della sacrestia si poteva ammirare il [[martirio]] di [[San Matteo]], pittura del [[XVIII secolo]] attribuita a Matteo De Matteis<ref name=cattedrale>{{cita web|url=http://www.tursi.info/cattedrale.htm|titolo=Nicola Crispino, ''La cattedrale dell'Annunziata''|accesso=29 gennaio 2009}}</ref>. Di pregevole fattura e di inestimabile valore era l'organo a canne posto sull'[[altare]] maggiore, venne installato nel [[1728]] per ordine di mons. Quarti, che andò distrutto durante l'incendio dell'8 novembre [[1988]], assieme a molte altre opere di valore storico e artistico. Poche settimane prima dell'incendio, il 30 ottobre [[1988]], la cattedrale accolse la visita del [[cardinale]] [[Michele Giordano]]<ref name=cattedrale />. Il 25 marzo [[2000]] venne riaperta nuovamente al culto, dopo gli incendi che la distrussero nel [[1988]].
 
[[Immagine:Santuario anglona.jpg|thumb|Santuario Maria SS. di Anglona]]
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* Il palazzo Latronico è situato in pieno centro storico, nel rione [[San Michele]], è probabilmente il più grande palazzo di Tursi ed è dotato di un ampio atrio con gradinata interna in pietra e di una caratteristica torre del belvedere. Il palazzo è stato abitato dalla famiglia Latronico fino agli anni sessanta<ref name=CrispinoCentroStorico />.
 
* La casa di [[Albino Pierro]] è sita nel centro storico nel rione San Michele. La casa è stata denominata dal [[poeta]], nelle sue poesie, ''‘U Paazze''. È una costruzione composta da un seminterrato e due piani in elevazione da dove vi si accede. La casa gode di un incantevole panorama, sul [[torrente]] Pescogrosso, sul convento di San Francesco e sui dirupi del rione [[Rabatana]], molto probabilmente tutti luoghi di grande ispirazione per il poeta. Dopo la morte di Pierro, la casa è stata ristrutturata e adibita, ai piani superiori, a ''Biblioteca Pierro'' dove vengono custoditi molti libri utilizzati dal poeta, in vita, e molte sue opere originali. Questo palazzo è meta di turisti e studiosi provenienti da ogni parte del mondo<ref name=CrispinoCentroStorico />. La targa marmorea installata dal comune dopo la morte del poeta riporta una citazione tratta dall'epigafre dell'opera ''Ci uéra turnè''<ref>{{cita web|url=http://www.collectionscanada.gc.ca/obj/s4/f2/dsk2/ftp01/MQ29553.pdf|titolo=Nicola Martino, ''Albino Pierro'', 1996, pag. 73|accesso=20 novembre 2008}}</ref>.
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Il piatto più tipico, è quello dei ''frizzuli ca' millica'' o ''maccaruni ca' millica'', ossia maccheroni lavorati col ferro a sezione quadrata (da calza o di ombrello) e conditi con sugo di pomodoro e mollica di pane fritta. Tra i primi piatti troviamo anche i ''raskatelle pupàcce e pummidòre'', cavatelli col sugo di pomodori e peperoni freschi<ref name="cucina">{{Cita|I. Palazzo|capitoli 5 e 7}}</ref>.
 
Quando si uccideva il maiale, nulla andava perduto, a cominciare dal sangue che serviva per la preparazione del ''[[sanguinaccio]]''. Le parti meno nobili, quali le cotiche, il lardo, le interiora venivano utilizzate, nella preparazione delle ''frittole'' (ciccioli) e della ''nnuglia'' che era detto [[salame pezzente]] poiché fatto con gli scarti della carne. Questi alimenti sono usati principalmente come contorni, o cucinati insieme alle verdure, nella preparazione della ''minestra maritata''<ref name="cucina" />.
 
Dopo il maiale, la carne più consumata era quella ovina, usata per la preparazione dei ''Gghiommaricchie'', degli involtini di interiora fatti solitamente alla brace o infornati in una teglia con le patate<ref name="cucina" />. Nel periodo pasquale è usanza fare i ''cavzòn'' (calzoni tipici ripieni di salsiccia, o di verdure o di patate), mentre nel periodo natalizio si preparano le ''crispelle'' (morbide ciambelle di pasta lievitata e fritte in abbondante olio, o panzerottini fritti ripieni con peperoni secchi e alici), i ''panzèrott'' e ''uand'' (panzerottini fritti ripieni di crema ai ceci, e dolci tipo chiacchiere)<ref>{{cita web|url=http://www.coquinaria.it/cgi-bin/ubb/ultimatebb.cgi?/ubb/get_topic/f/5/t/004044/p/1.html|titolo=Immagini di ''cavzòn, crispelle, panzèrott e uand''|accesso=20 novembre 2008}}</ref>. Tra i vini troviamo il ''[[Matera DOC]]''.
Altri piatti tipici tursitani sono<ref name="cucina" />:
* ''cicorjè e fèv'' - cicorie e fave,
* ''finucch' e fasul'' - minestra di finocchi e fagioli,