Laura D'Oriano: differenze tra le versioni

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È stata l'unica [[donna]] ad essere stata [[pena di morte|condannata a morte]] in [[Italia]] la cui sentenza è stata poi eseguita (altre donne hanno subito la medesima condanna, ma poi la vita è stata loro risparmiata).
 
== Biografia ==
=== Primi anni ===
 
Laura D'Oriano nacque nell'odierna [[Istanbul]], che allora era ancora chiamata [[Costantinopoli]] e faceva ancora parte dell'[[Impero ottomano]]. I suoi genitori erano Policarpo D'Oriano, un musicista [[italo-levantini|italo-levantino]] di [[Smirne]] originario di [[Pozzuoli]], e Aida Caruana. Laura era la prima di cinque figli della coppia. La madre, colta e severa, ebbe molto a cuore, tra le altre cose, che i figli parlassero un [[lingua italiana|italiano]] fluente. Vista la professione del padre, la famiglia D'Oriano fu costretta a viaggiare molto; in tal modo però riuscirono anche a sfuggire ai vari conflitti che scoppiarono nell'[[Europa]] dell'epoca.
 
Alla fine degli [[Anni 1920|anni venti]] Policarpo D'Oriano decise di avviare un'azienda di importazione ed esportazione di strumenti musicali presso il [[porto di [[Marsiglia]]. In questo modo la famiglia non fu più costretta a viaggiare. Tuttavia Laura, all'età di 17 anni e avendo acquisito la conoscenza di ben cinque lingue, volle partire per [[Parigi]] per tentare la carriera di [[cantante]].
 
=== Maturità ===
 
I tentativi per diventare cantante non ottennero il successo sperato. Tornata a Marsiglia, la D'Oriano conobbe un cittadino svizzero, Emil Fraunholz, un uomo fuggito dalla [[Svizzera]] per evitare il [[servizio militare]]. I due si sposeranno a Marsiglia il 18 agosto [[1931]]: così facendo, la D'Oriano acquisì automaticamente la [[cittadinanza svizzera]]. Fraunholz era una figura enigmatica: cercava sempre modi per far soldi, ad esempio prendeva denaro per smistare lettere provenienti da [[soldato|soldati]] che combattevano sul fronte [[africa]]no. In seguito la coppia si trasferì a [[Grasse]], nelle [[Alpi Marittime]], dove aprirono una drogheria. L'anno seguente la D'Oriano ebbe la prima figlia, Renée; un anno dopo partorirà un'altra figlia, Anna.
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Arrivò infatti il 10 giugno [[1940]], data in cui [[Benito Mussolini|Mussolini]] dichiarò guerra alla [[Francia]] che ben presto si arrese sia alla [[Germania]] sia all’[[Italia]] spaccando il paese in due: controllata dai [[nazisti]] a [[nord]] e dal [[governo di Vichy]] del maresciallo [[Philippe Pétain]] a sud.
 
=== Inizi come spia ===
 
Costretta ancora una volta ad abbandonare Parigi, nell’agosto del [[1940]] la D’Oriano si recò di nuovo a [[Nizza]]. Il permesso di soggiorno era scaduto e si trovava in serio pericolo dato che sarebbe bastato un normale controllo della polizia per essere arrestata. Conobbe un certo Daniel Pétard che le diede lavoro come dattilografa nella sua coltelleria. Una sera Pétard, recatosi a casa della D’Oriano, la tempestò di domande sulla sua vita. Si trattava in realtà di una sorta di “test”, tanto che alla fine lui le fece firmare un documento in cui lei s’impegnava a prestare un “piccolo aiuto” in caso di necessità.
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Dal gennaio [[1941]], secondo i rapporti del [[controspionaggio]] italiano, la D’Oriano venne inviata a Parigi in missione di prova per cercare di carpire informazioni tra gli ufficiali tedeschi.
 
=== Periodo a Bordeaux ===
 
Nella primavera del 1941 la D’Oriano partì per [[Bordeaux]]. Fu infatti lì che le venne assegnata la sua prima vera missione. La D’Oriano ebbe l’incarico di monitorare i movimenti dei [[sommergibile|sommergibili]] italiani nella base italiana [[BETASOM]]. Per espletare il compito assegnatole, la D’Oriano inviava periodicamente delle cartoline al Little Hotel di [[Tolosa]] scrivendo delle frasi apparentemente innocenti, ma che in realtà erano un codice. Il destinatario era un certo Monsieur Sabloirolle, che fornì alla D’Oriano anche i documenti per una nuova identità, ossia quella di Louise Fremont detta “Loulou”, di professione cantante e ballerina. Entrare nella base BETASOM era impossibile, tuttavia era molto facile incontrare dei soldati in città. In una piscina, la D’Oriano riuscì a conoscere un addetto alla manutenzione dei sommergibili: ottenere informazioni divenne così più facile. La missione durò in totale due mesi.
 
=== Periodo di transizione ===
 
Nel settembre 1941 la D’Oriano è di nuovo a Nizza dove incontra per la seconda volta Cotoni, il quale si dichiarò soddisfatto del lavoro della donna e la ricompensò con 4000 franchi. Ai primi di ottobre lo stesso Cotoni propose alla D’Oriano una missione più vasta in Italia. A tal proposito, venne condotta a [[Marsiglia]] dove le venne presentato un certo Cosik, un agente segreto britannico che si occupava di reclutamento di spie locali nella zona di Marsiglia. Cosik voleva che la D’Oriano segnalasse l’ubicazione delle navi e ciò che avveniva nei cantieri dei porti di [[Genova]] e [[Napoli]]; inoltre, doveva descrivere i danni dei bombardamenti alleati. La D’Oriano accettò la missione.
Cosik e la stessa D’Oriano andarono a [[Briançon]], vicino alla frontiera italiana, in attesa della persona che avrebbe dovuto condurla in Italia. Cosik le diede da studiare il manuale dei segni convenzionali distintivi delle navi e dei [[sommergibile|sommergibili]]. Inoltre, alla D’Oriano vennero forniti documenti con un’altra falsa identità, ossia quella di Laura Fantini.
 
=== Primi giorni in Italia ===
 
Nella notte tra l’11 e il 12 dicembre 1941 la D’Oriano attraversò il confine italo-francese a piedi presso il [[passo del Monginevro]]. Si riposò a [[Cesana Torinese]], poi da lì prese un pullman per [[Sauze d’Oulx]] da cui proseguì per [[Torino]] e infine per [[Genova]]. Lì avrebbe alloggiato presso una casa privata: la D’Oriano aveva una lettera di presentazione da consegnare a una certa Maria Talla. La prima spedizione servì solo a informare del suo arrivo senza intoppi. L’indomani si recò verso il porto, da cui poté vedere l’[[Bolzano (incrociatore)|incrociatore Bolzano]] e la [[Littorio (nave da battaglia)|nave da battaglia Littorio]] attraccati nel bacino delle Grazie.
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In tutto la D’Oriano soggiornò a Genova due giorni, dopodiché partì in treno per Napoli.
 
=== Mosse del controspionaggio italiano ===
 
La D’Oriano e le altre persone coinvolte, tuttavia, non sospettavano che un informatore attivo in Francia aveva già avvertito il [[controspionaggio]] italiano dell’ingresso di una spia dalla Francia con destinazione [[Genova]]. Pertanto i [[Carabinieri]], all’arrivo della D’Oriano in città, erano già pronti a pedinarla. Tuttavia, ancora non conoscevano la sua vera identità e si limitarono a seguirla ad ogni suo passo. In ogni caso, tutti i messaggi che la D’Oriano spediva dall’Italia venivano intercettati, decifrati e alterati.
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Il personaggio chiave del controspionaggio italiano verso la Francia era all’epoca il capitano dei carabinieri Ettore Saraco. Costui ebbe l’astuzia di non arrestare gli agenti nemici appena individuati, ma inizialmente si limitava a seguirne le tracce per spiarne il comportamento e ottenere maggiori informazioni. Poi, al momento opportuno, il malcapitato veniva catturato e gli venivano prospettate due opzioni: o si faceva reclutare nel controspionaggio italiano come ''double agent'', oppure veniva arrestato e [[pena di morte|condannato a morte]]. Saraco già da un paio di mesi era al corrente dell’attività di Brayda e Rossetti proprio grazie all’arresto di un altro agente che lavorava per loro in Italia.
 
=== Ultimi giorni di libertà per la D’Oriano ===
 
La mattina del 15 dicembre [[1941]] la D’Oriano raggiunse [[Napoli]] prendendo poi una stanza in una pensione. Il giorno seguente pensò alla sua missione: ovviamente allo scopo era necessario osservare il porto, al quale però vi erano rigide restrizioni di accesso. Per non insospettire nessuno, la D’Oriano salì su un tram dove abbordò un giovane della milizia ferroviaria per poi farsi riaccompagnare da lui alla pensione. Verso sera, sempre avendo la missione come obiettivo principale, conobbe in un [[Sala cinematografica|cinema]] un sottufficiale della [[Marina militare|Marina]]: al termine si congedarono promettendo di rivedersi.
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Il 26 dicembre la D’Oriano partì in treno per Napoli, città che non raggiungerà. La D’Oriano venne arrestata senza opporre resistenza e fatta scendere alla stazione di Littoria (l’odierna [[Latina]]). L’indomani venne perquisita nel carcere femminile Mantellate di Roma: venne trovata in possesso di vari documenti falsi a nome Laura Fantini, soldi e appunti. Venne poi trasferita a Torino per essere interrogata.
 
=== Sviluppi successivi ===
 
Dopo l'arresto della D’Oriano vennero arrestati anche Brayda e altre persone. Rossetti invece riuscì a restare latitante per quasi un anno prima di essere arrestato anch’egli.
La D’Oriano rimase in [[custodia cautelare]] per più di un anno. Il padre Policarpo, che nel frattempo si era separato dalla moglie, cercò di liberare la figlia in ogni modo anche scrivendo all’ex marito Emil e perfino al governo svizzero, ma nessuno mosse un dito. Policarpo non riuscì nemmeno a vedere la propria figlia.
 
=== Processo ===
 
Il processo ebbe luogo a [[Roma]] il 15 gennaio [[1943]]. Il tribunale incaricato di giudicare fu il [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato]]. Venne dapprima richiesta una perizia per dare una stima del livello di pericolosità delle informazioni che la D’Oriano aveva passato al nemico. Policarpo non poté permettersi un avvocato e quindi alla D’Oriano ne venne assegnato uno d’ufficio.
Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, di fatto, non era un tribunale comune, bensì agiva secondo le leggi di guerra e la sentenza del processo arrivò dopo un solo giorno. Emilio Brayda venne assolto (in seguito accettò il reclutamento nel controspionaggio italiano). Rossetti venne condannato a quindici anni di carcere (grazie all’avvocato Bruno Cassinelli che in realtà era un membro influente del [[Partito Nazionale Fascista|partito fascista]] nonché spia dell’[[OVRA]]). La D’Oriano invece venne [[pena di morte|condannata a morte]] per mezzo di [[fucilazione]].
 
=== Esecuzione della sentenza e morte ===
 
Alle ore 6.15 del 16 gennaio [[1943]] la D’Oriano incontrò un sacerdote che la confessò. Pochi minuti dopo venne condotta davanti al plotone di esecuzione, un reparto della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]]. Il comandante Mario De Mari lesse ad alta voce la sentenza. Alle 7.07 la fucilazione venne eseguita. La D’Oriano venne sepolta in una fossa comune. Solo nel [[1958]] il padre Policarpo la ritrovò e la fece tumulare a Roma nel [[cimitero del Verano]], dove egli stesso fu sepolto nel [[1962]], accanto alla figlia.
 
== Fonti ==
* Dossier "Il caso Laura D'Oriano", soggetto e regia di Andrea Bettinetti.
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://video.corriere.it/laura-d-oriano-mata-hari-italiana/cf8927f0-3b6c-11e0-ad4e-5442110d8882 ''Laura D'Oriano, la Mata Hari italiana''], docu-fiction
* [http://www.corriere.it/gallery/spettacoli/02-2011/laura-doriano/1/laura-d-oriano-film-mata-hari-italiana_b50ee934-3b74-11e0-ad4e-5442110d8882.shtml#1 Immagini]
 
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