Pop art: differenze tra le versioni
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Gli artisti della pop art si interrogarono sul problema della riproducibilità dell'arte nell'epoca industriale, sul come e se mantenere il carattere esclusivo dell'opera d'arte, o se invece conciliare la realtà consumistica con il proprio linguaggio. Dalle diverse risposte date a questi interrogativi nacque la diversità di stili e di tecniche tipica della pop art. Da un lato la creazione artistica divenne meccanica, dall'altro vennero recuperate le lezioni delle principali avanguardie del Novecento: dalle provocazioni del dadaismo che per primo mescolò arte e realtà, ai collage di foto o immagini pubblicitarie di sapore ancora cubista, fino agli happening o gesti teatrali, in cui l'artista crea l'opera d'arte direttamente davanti agli spettatori, lasciando spazio all'improvvisazione.
I maggiori rappresentanti del genere furono tra gli altri: [[Roy Lichtenstein|R. Lichtenstein]], che si richiamò al mondo dei fumetti; [[George Segal (scultore)|G. Segal]], che costruì a grandezza naturale figure in gesso colte in gesti di vita quotidiana; [[Claes Oldenburg|C. Oldenburg]], che riprodusse in grande scala beni di consumo, o fece apparire molli e quasi in decomposizione oggetti tecnologici; [[James Rosenquist|J. Rosenquist]], con i suoi enormi cartelloni pubblicitari. Maestro riconosciuto della p.a. fu [[Andy Warhol|A. Warhol]], anche regista cinematografico, che trasformò l'opera d'arte da oggetto unico in un prodotto in serie, come nella celebre serie dei barattoli di minestra Campbell, con la quale egli confermò, di fatto, che il linguaggio della pubblicità era ormai diventato arte e che i gusti del pubblico si erano a esso uniformati e standardizzati.
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